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“Altri alberi nell’Ete Morto:
i frutti dell’erosione nel silenzio”,
il j’accuse del M5S

SANT'ELPIDIO A MARE - I pentastellati: "Nessuno risponde davanti a tale disastro. Come mai questo silenzio degli esperti o della classe dirigente che se ne occupò? Una cosa è certa: il torrente si sta deformando e sta diventando un deposito di legname a cielo aperto"

“Ci risiamo, dopo oltre 10 mesi dalla piena del marzo 2016 senza mai intervenire – il punto del Movimento 5 Stelle sullo stato di salute degli argini dell’Ete Morto – le piogge di giovedì e venerdì scorso hanno ripetuto lo stesso copione precedente, aumentando cosi il numero di alberi caduti dentro il letto del fiume Ete Morto. E’ bastato che il livello del fiume si alzasse di 1,5 metri per erodere altro terreno dalle sponde e stimolare le radici, già esposte di quegli alberi in prima linea, per farli venire giù. Ma di questo passo quanti ne rimarranno in piedi? Bella domanda da girare agli ”enti superiori” che in questi giorni sono stati allertati da amministratori locali in tutta fretta. Come mai questa urgenza non c’è stata tra la primavera e tutta l’estate del 2016 potendo operare con il livello residuo delle acque nel fiume e la bella stagione? Adesso tra cambi e limiti di competenze tra Regione, Provincia e Comune sembra sia scattata la corsa per non rimanere col cerino in mano. Visto come in Italia è stata gestita l’emergenza neve con l’interruzione di energia elettrica per una settimana, il rinvio di consegne delle casette di legno per i terremotati del maceratese a settembre/ottobre, non ci stupiremmo se passasse un’altra estate al sole. Tra poco è di nuovo marzo e storicamente non porta bene per quelle zone ma purtroppo si aspetterà la primavera per vedere il da farsi. Ricordando che, per gli interventi del post alluvione 2011, fu speso qualche milione anche sull’Ete Morto, come mai la sorte del torrente è sempre più incerta? Ma gli interventi fatti non erano per ‘mettere in sicurezza l’asta fluviale’ come specificato? Terreno fertile delle nude sponde rimaste, che franano insieme agli alberi è la prova che l’opera garantisce la ”messa in sicurezza”? Eppure nessuno risponde o ammette i propri eventuali errori davanti a tale disastro sotto gli occhi di tutti. Come mai questo silenzio degli esperti o della classe dirigente che se ne occupò? Una cosa è certa: il torrente si sta deformando e sta diventando un deposito di legname a cielo aperto”.


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