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“Le persone non ci capiscono più”:
le donne del PD fermano
si interrogano dopo l’assemblea nazionale

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di Andrea Braconi

La sinistra quando si è divisa ha fatto male a se stessa e al Paese: la considerazione di Walter Veltroni, primo segretario del Partito Democratico, intervenuto oggi in occasione dell’assemblea svoltasi all’Hotel Parco dei Principi di Roma, resta sicuramente uno dei passaggi cruciali di una domenica a dir poco complicata, per certi versi drammatica, i cui effetti si comprenderanno meglio nelle prossime ore.

Nell’attesa (con la certezza del congresso che verrà e della nomina già da martedì della Commissione di garanzia), abbiamo sentito una parte del fronte femminile del partito: una segretaria cittadina e una consigliera comunale di minoranza, accomunate dalla preoccupazione che la discussione interna si riveli più una sorta di regolamento dei conti piuttosto che un passaggio per affrontare i veri problemi che affliggono l’Italia.

GERMANA CICCOLA (Segretaria dell’Unione Comunale del Partito Democratico di Fermo)
“Onestamente non ho trovato nessuna sorpresa rispetto a quanto successo oggi, era quello che mi aspettavo che accadesse. Anche se non sono riuscita a seguire tutto, l’intervento di Veltroni è quello che mi è piaciuto di più, in particolare la frase ‘La storia non comincia da nessuno di noi’, emblematica di un certo modo di vedere le cose con cui mi ritrovo molto.”

Veltroni ha parlato anche dei danni di una sinistra divisa.

“Anche quella è una frase che dice tantissimo e soprattutto è vera, lo abbiamo visto in tutte le occasioni che lui stesso ha ricordato. Il problema è che viviamo in un’epoca di personalizzazione e penso che in tutto questo percorso, cominciando dal referendum, abbiamo fatto il gioco di Grillo e di Berlusconi. Ho letto le dichiarazioni di Maurizio Gasparri e i suoi toni trionfalistici per un’occasione storica per ricompattare la destra. Adesso quindi sta alla nostra intelligenza scegliere la direzione giusta. E questo non significa che dobbiamo rimanere per forza nello stesso contenitore se a determinate cose qualcuno non crede più. A livello locale facciamo politica per amore, ma a livello nazionale i giochi sono un po’ diversi. Mi auguro che per l’ennesima volta nessuno stia facendo calcoli di convenienza o strategie di comodo.”

C’è la possibilità di un congresso.

“Lì ci si misura, come è accaduto anche a me, chi vince comanda ma nell’accezione migliore del termine. Si dialoga mantenendo una linea. Servono sì tempi e modi giusti, ma di tempo ultimamente ne abbiamo perso parecchio. Le persone non ci capiscono più. Pensiamo al terremoto che ci ha colpito e a tutto quello che questo ha comportato nella gestione, con persone fuori casa, con scuole danneggiate… facciamo discussioni, ma che vadano al sodo e siano veloci. La filosofia va lasciata da parte e si deve andare alle questioni forti, materiali, che interessano veramente le persone. Questo va fatto senza attaccarsi a personalismi e questioni di convenienza. Io non guarderò male a chi vorrà prendere un’altra strada, se restiamo insieme quello che chiedo è però che ci si resti perché si crede nel partito, dove ognuno porta le proprie idee, certamente, ma con un segretario che, chiunque esso sia, venga riconosciuto da tutti.”

SONIA MARROZZINI (Consigliera comunale del Partito Democratico di Fermo)

“Finalmente si iniziano a discutere alcuni temi che fino a prima del referendum non erano mai stati sollevati in maniera chiara. Si sono mosse questioni chiare: dobbiamo riconciliarci con una parte del nostro elettorato? Sì.”

E cosa è necessario fare?

“Correggere il tiro su alcune riforme che di centrosinistra hanno avuto poco. Quindi, la problematica del Jobs Act, quella dei voucher, quella della Buona Scuola.”

Intanto, Renzi si è formalmente dimesso.

“C’è da parte del segretario Renzi la volontà di dimettersi e questo ci viene comunicato da Orfini, senza un passaggio formale. A me sembra solo una volontà di rivincita per riaffermare la sua leadership, già indebolita dalle precedenti elezioni.”

Aspettando di capire se ci sarà una scissione o meno, come si avvicina il partito al congresso?

“Serve un congresso che permetta ad altri di mettersi in gioco, perché se non c’è questo diventa una corsa in solitaria, con tutti i problemi che rimangono sul tavolo. Se siamo d’accordo, come tutti dicono, che Gentiloni deve rimanere fino al 2018, abbiamo le Amministrative che non sappiamo come andranno a finire, dovremo fare la campagna elettorale – da noi abbiamo Sant’Elpidio a Mare e Porto San Giorgio, centri importanti – e non capisco come si possa fare un congresso quando hai da affrontare tutto questo. Vedo che c’è uno scollamento tra il vertice e la realtà locale.”

E c’è soprattutto, questo scollamento, con il Paese.

“Sono assolutamente d’accordo su questo, l’attuale classe dirigente del PD lo fa poco, siamo staccati dalla realtà. Oggi ho visto tutta l’assemblea e nessuno ha introdotto un tema concreto come l’emergenza del terremoto e la situazione che stanno vivendo le popolazioni del centro Italia. E quindi se come PD ci mettiamo a fare un congresso senza parlare delle reali problematiche, a cosa serve? Resta una cosa vuota, inutile. Sono preoccupata per questo e devo dire che tanti compagni mi hanno chiamata per capire cosa fare.”

La dimensione territoriale è sempre la più delicata.

“C’è anche un problema dei territori, io ho vissuto la dimensione regionale con Comi che ha fatto delle azioni per cercare di tenere tutti dentro, anche per quello che riguardava il referendum consentendo anche a chi non era favorevole di dire che avrebbe votato no. Invece, l’ultima direzione provinciale è stato un continuo dibattere su questioni superate dall’esito del voto. Pensiamo piuttosto ai problemi delle persone, che però non si risolvono se la politica non è in grado di elaborare delle idee. E in questo caso devi necessariamente dare a chi vuole presentare dei progetti il tempo di farlo, di partecipare, di farsi conoscere. Dobbiamo dare il giusto tempo per lo svolgimento di un congresso. Affrontiamo prima insieme le Amministrative, con il partito che si farà carico delle vittorie e delle sconfitte, poi arriverà il nodo congressuale. A Fermo per fare un congresso ci abbiamo 5 mesi, a livello nazionale lo risolviamo con due mesi dopo quello che c’è stato??? Chi lo dice non sa come funziona la democrazia interna, che è forma ma anche sostanza.”


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