Ma come si fa a chiamare campanilismo la scelta di avere sul territorio marchigiano due Camere di Commercio invece di una?
E come si fa a chiamare razionalizzazione l’allontanamento dal territorio dell’istituzione di riferimento per il sistema delle imprese in un momento di cosi grande difficoltà? Un momento in cui bisogna essere vicini e saldamente ancorati ai territori, alle persone, alle aziende per attuare le azioni di sostegno migliori e tempestive.
E’ semplicemente e solo accentramento, a discapito di aree più deboli, ed oggi considerate marginali nei processi decisionali e strategici per la crescita del territorio in questo momento anche tragicamente colpito dagli eventi sismici.
Da Sindaci di piccoli Comuni dell’entroterra così come hanno già fatto i Sindaci dei comuni capoluogo di provincia diciamo No alla proposta di una Camera di Commercio unica per le Marche.
Diciamo Sì a due Camere; siamo piccoli ma i nostri territori non sono la periferia e non ci stiamo a che questa porzione importante delle Marche venga ulteriormente dimenticata; che venga inglobata in scelte che non hanno né avranno considerazione per le specificità ed i tratti distintivi, economici e sociali, delle comunità.
A fronte dell’appello dei grandi Comuni il nostro è il grido di chi vive su un territorio ferito ed in forte difficoltà; le nostre difficoltà purtroppo non sono minimamente percepite da chi popola i palazzi e le istituzioni anconetane.
Bisogna essere realmente vicini a popolazioni e territori; bisogna essere concreti, bisogna essere tempestivi nelle scelte e non aspettare organismi pletorici, affollati di interessi partitici e politici ma soprattutto lontani da quelle imprese che a fatica cercano, ogni giorno, con difficoltà di ripartire.
Ma chi sbandiera la volontà di creare una Camera Unica, sa veramente cosa fanno le Camere di Commercio, ma soprattutto conosce il principio di sussidiarietà del diritto comunitario europeo?
Ci permettiamo con serenità noi Sindaci dei piccoli Comuni di ricordare cosa rappresenta il principio di sussidiarietà; è un principio organizzativo dell’ordinamento giuridico il cui fulcro è la persona, quale individuo in relazione con istituzioni e con funzioni pubbliche che devono essere svolte in primissima istanza da chi è più vicino a tali persone, nonché ai loro bisogni e risorse.
Allora ecco perché oggi, con aziende devastate, con vite distrutte ed un’economia disastrata continuiamo a parlare di due Camere di Commercio perché i territori, i Sindaci che ogni giorno sono in trincea, vogliono queste istituzioni vicino ai territori, vicino alle imprese.
Lo sappiamo tutti che spente le luci della ribalta dell’evento sisma, finite le passerelle e le foto da mettere su profili Facebook, poi le aree interne, le aree devastate dal sisma rischiano lo stato di coma irreversibile, a causa di una politica ed una burocrazia centralizzata, lenta, opprimente ed improduttiva.
Le aree interne, i borghi, quelli che sovente vengono dipinti come borghi rurali, poveri, già senza futuro, con solo cumuli di pietre, sono ben altro; sono micro mondi d’arte, un patrimonio ricco, con tradizioni culturali e sociali rilevanti, che da tempo sono state trascurate a causa dell’invasione mediatica di altri territori che hanno saputo meglio comunicare o hanno ricevuto maggiore attenzione anche dai soggetti istituzionali.
Camera di Commercio “Marche Sud” è quindi per noi una strategia ed una scelta mirata di efficienza; è un percorso di lavoro che crediamo valido in una logica di condivisione e concertazione, di valutazione strategica funzionante e scevra da compromessi dannosi all’intero sistema sociale ed economico, vicina davvero alle realtà.
Noi Sindaci dei piccoli Comuni, delle aree interne e non, viviamo ogni giorno nei luoghi dove una delle pagine più drammatiche della nostra storia si è consumata, dove l’economia è stata annientata; e se vogliamo davvero riportare persone, servizi, far riaprire i negozi, gli agriturismi, abbiamo bisogno di un’istituzione come la Camera di Commercio locale vicina alle imprese ed agli imprenditori.
Abbiamo, oggi più che mai bisogno di servizi efficienti, di qualità, improntati alla logica della sostenibilità, trasparenza e innovazione e soprattutto basati su una profonda conoscenza delle specifiche necessità e problematiche.
I nostri piccoli Comuni debbono ripartire, non permetteremo di far pagare un prezzo iniquo ai nostri cittadini ed imprenditori, di negare il futuro ai giovani, di perdere specificità e memorie di civiltà e comunità.
Noi Sindaci non saremo complici della demolizione dei servizi nei nostri territori, di una devastazione non più naturale ma avallata da comportamenti irresponsabili ed ottusi.
I sindaci dei Comuni di Amandola, Matelica, Lapedona, Montappone, Montedinove, Montefortino, Montegiorgio, Montemonaco, Ortezzano, Rotella, San Ginesio, Santa Vittoria in Matenano, Servigliano e Smerillo
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