Revisione delle sedi di erogazione dei servizi, ricollocazione del personale, rideterminazione delle dotazioni organiche e conseguenti possibili esuberi: sono i nodi al centro del confronto tenutosi ad Ancona tra Cgil, Cisl e Uil ed i vertici del sistema camerale marchigiano.
Al presidente della Camera di Commercio di Ancona Cataldi (nel ruolo di coordinatore regionale delle Camere di Commercio) ed al segretario generale De Vita, i segretari regionali di categoria Pertoldi, Cavezza e Paladini hanno esposto le cifre e le problematiche del settore, oggetto di una riforma che continua ad alimentare numerosi dubbi.
“Attualmente nelle cinque Camere di Commercio del sistema marchigiano – hanno rimarcato in una nota i segretari – la situazione del personale registra 233 dipendenti a tempo indeterminato (75 Ancona, 59 Pesaro, 54 Macerata, 31 Ascoli, 14 Fermo). Di questi 136 sono dedicati ai servizi esterni a favore delle imprese e 97 ai servizi interni di supporto. A fronte del processo di accorpamento è stato valutato positivamente da parte delle organizzazioni sindacali, il progetto di mantenimento dei ‘presidi territoriali’ quali ‘punti forza’ del sistema camerale, coincidenti con le attuali sedi delle cinque Camere di Commercio. A seguito di un possibile accorpamento dei servizi interni conseguente alla semplificazione dell’attuale sistema camerale, ad oggi costituito da cinque Camere di Commercio, è stata avanzata l’ipotesi di un utilizzo del personale per rafforzare i servizi esterni alle imprese, previa adeguata formazione, garantendo così il mantenimento dei livelli occupazionali e scongiurando qualsiasi esubero di personale. Se il processo di riforma, per quanto concerne il personale dipendente delle attuali cinque Camere di Commercio delle Marche, si prospetta ‘governabile’ ben più complicata appare la situazione del personale dipendente delle Aziende Speciali e di Unioncamere Marche. Trattandosi di personale con contratto di natura privatistica si rende necessaria ed urgente una modifica alla legge di riforma che consenta di garantire la prosecuzione dei rapporti di lavoro anche di detto personale nei nuovi soggetti che nasceranno a seguito del processo di riforma”.
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