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Dissesto idrogeologico, il M5S:
“Valdete? Superato il punto
di non ritorno, paura frane”

Zona Ponzano. Il tratto di carreggiata franato che ha necessitato dei lavori di ripristino

“In considerazione del grave dissesto idrogeologico che si è determinato per quanto attiene ai corsi d’acqua Ete Vivo, Ete morto e Tenna  della provincia fermana intendiamo informare i cittadini – segnalano dal Movimento 5 Stelle della media Valtenna – su una condizione che si è pericolosamente e drammaticamente avvicinata con tutta probabilità ad uno stato di prossimo ed inevitabile collasso. Così, ora che la strada provinciale Valdete, superato il bivio di Grottazzolina, direzione Montegiberto, è stata chiusa al traffico, neanche vale più la pena recriminare. I nodi di una tragicommedia nostrana sono venuti al pettine. Si tenta di rimediare al solito e prevedibile crollo di un tratto di carreggiata organizzando, alla meno peggio, un argine con massi squadrati di cemento. Un tipo d’intervento che, già in prossimità del ponte di Calderette, ha dimostrato tutta la sua inconsistenza: i massi non resistono affatto alle piene. Inutile quindi nascondere che il destino della strada è oramai segnato. D’altronde il torrente Ete Vivo, privato dei suoi argini naturali dall’intervento di riprofilatura spondale attuato dalla Provincia nel 2011, è divenuto una bestia impazzita.

Zona Ponzano. Massi portati via dalle piene

Senza più controllo alcuno, colpisce a destra e a manca disfacendo, frantumando, ingoiando, polverizzando, qualsiasi cosa incontri sul suo percorso. Così crollano ponti, appezzamenti di terreno agricolo svaniscono nel nulla portati via dalle acque, e sempre più ampi tratti di carreggiata stradale sprofondano nel torrente.

Gli inconsistenti interventi di protezione, consolidamento e rinforzo spondale effettuati della Provincia per arginare la situazione, non solo non hanno portato alcun beneficio, ma hanno, nella frammentarietà tipica della logica della “somma urgenza”, procrastinato il tempo per interventi strutturali di più ampia portata e risolutivi. Così un errore dopo l’altro, si è giunti ad una condizione, dispiace dirlo, di assoluto non ritorno. La strada Valdete è un malato terminale, dove i disperati accanimenti terapeutici della Provincia non possono più nulla per rovesciare un destino segnato.

Interruzione sulla provinciale Valdete

Tanto è vero questo che nelle ultime settimane l’emergenza fiumi nel Fermano, con la conseguente l’interruzione di alcune strade provinciali ha assunto notevole rilevanza nella cronaca locale di quotidiani e testate web.

I cinque stelle, il comitato degli agricoltori frontisti di Ponzano, l’avvocato Craia, Di Ruscio, e anche i frontisti dell’Ete Morto, tutti insieme hanno risolutamente espresso il loro atto di “j’accuse” nei confronti di chi, istituzioni, Provincia, Regione, ha lasciato “incancrenire” la situazione fiumi a un punto di assai probabile non ritorno.

Ad oggi, dopo l’alluvione del 2011, si chiude oramai il sesto anno da quando, per la Valdete e per la zona Casette d’Ete e oltre, si sono aperte le porte di un inferno idrologico che, come ogni inferno che si rispetti, difficilmente lascerà speranza a chi vi è precipitato dentro. Non ci riferiamo solo ai cittadini residenti dei luoghi, ma anche a quelli, che, non sono pochi, per le ragioni più disparate, in quei luoghi sono costretti a transitare.

Noi 5 Stelle riteniamo, oramai è da qualche tempo che lo stiamo segnalando, che la lotta, o piuttosto la guerra, che è stata intrapresa per imbrigliare e porre in sicurezza i due torrenti Ete Vivo ed Ete Morto, è stata persa, nonostante le energie e le  cospicue risorse infruttuosamente impiegate, milioni e milioni di euro.

I due torrenti hanno vinto ed esigono il loro tributo di vittoria. Ma, attenzione, il tributo da consegnare all’Ete Vivo non sarà solo la strada provinciale Valdete, che dovrà essere abbandonata e quindi ripensata e spostata altrove, o anche, come del tutto prevedibile, la fascia di terreni, sia quelli opposti al versante del torrente che costeggia la strada, sia quelli a questa adiacenti, ma anche le colline. Queste, per somma disgrazia, a causa della continua erosione provocata, nella loro parte bassa, dallo scorrere dell’acqua, e purtroppo dalle immancabili piene, hanno iniziato a mostrare preoccupanti fenditure nel terreno, segno di presumibili future frane di portata gigantesca. Se questo avverrà si dovranno rifare tutte le mappe.

Le fessurazioni di terreno delle colline sulla riva destra del torrente Ete Vivo segnalate dal M5S

Quanto all’Ete Morto, la sua condizione sembrerebbe,  ma è solo una mera impressione, meno grave nel senso che i problemi di viabilità ed erosione di terreni agricoli non sono proprio così eclatanti come nel caso del torrente gemello. A preoccupare non poco è invece la possibilità, tutt’altro che remota, di possibili esondazioni che verrebbero, con effetti drammatici, a interessare lo stesso centro abitato di Casette d’Ete.

Qualcuno osserverà che siamo catastrofisti e che invece la situazione è ancora sotto controllo e rimediabile. Non possiamo escluderlo del tutto. Il punto da considerare è però a quale prezzo? Sarebbe necessario un impegno finanziario enorme e di rapidissima attuazione. Cosa al di là di qualsiasi realtà pensabile e possibile, visto lo stato di profondissima crisi economica in cui versa il paese. E chi dovrebbe poi gestire il tutto? Cioè sempre i soliti noti che hanno prodotto lo “sfascio” che è sotto gli occhi di tutti? Ma dai, ragazzi, non scherziamo.

Zona Ponzano. Lavori in corso sulla provinciale Valdete franata.

Per il resto, si può, anche Dio ce ne guardi,  proseguire con il solito modo impiegato finora: interventi tampone, nel tempo del tutto inefficaci, e affidati con la procedura della “somma urgenza”. E questo considerando l’impennata del numero di interventi, data la situazione di dissesto idrogeologico, per forza di cose ingravescente, e soprattutto con la trasparenza che  potrebbe non essere garantita dal profluvio delle somme urgenze che si verrebbero a determinare. Insomma, comunque la si rigiri, non resta altro che piangere.


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1 commento

  1. 1
    Ditta Minnucci Stefano via Facebook il 13 Marzo 2017 alle 12:48

    Non sono del tutto d accordo i massi messi sul ponte di caldarette hanno fatto da sicurezza per l acquedotto Pescara che rifornisce fermo e per il terreno se non ci fossero stati sarebbe saltato tutto certo è che era una riparazione di emergenza ora c è da sistemare e da liberare tutti gli archi del fiume

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