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I sensi per vedere oltre:
le alunne della Nardi
e “una scuola di vita”

Sabato 11 marzo 2017 è stata per noi una mattinata di scuola molto speciale: “una scuola di vita” che non dimenticheremo facilmente.

Appena arrivati nella sede di Borgo Rosselli ed esserci divisi in gruppi, ci siamo bendati per immergerci nel buio più totale e sperimentare la mancanza del tutto, il vuoto, il nulla. Trovarsi all’improvviso senza riferimenti, senza la luce, è un’esperienza scioccante, angosciante e triste.

Dover immaginare tutto, dover dipendere da altri, dover affinare altri sensi: ecco cosa deve fare chi non vede. Assaggiare una cosa senza neanche poterla vedere, cercare di indovinarne il colore, annusarla prima di assaggiarla o magari toccarla per capirne la forma: questo è quello che fa normalmente una persona cieca.

Concentrarsi sull’udito per riconoscere una voce e studiarne le sfumature dell’intonazione per capire se chi abbiamo davanti è sincero o bugiardo, se ci possiamo fidare di lui oppure dobbiamo averne paura. Quanti sentimenti si agitano nell’animo di chi non vede ogni volta che deve affrontare una situazione! Per non parlare delle attività proprie della routine quotidiana, dal lavarsi e vestirsi all’uscire e attraversare la strada, dal prendere un mezzo per recarsi al lavoro allo scegliere un oggetto in un negozio fra tanti che non si ha la possibilità di vedere.

Per una mattina ci siamo immersi in un mondo a noi sconosciuto: quello delle persone non vedenti che affrontano la vita senza viverla appieno, senza vederne i colori, le forme, le dimensioni cioè senza tutte quelle cose che per noi sono scontate perché ci basta guardarle per averne immediatamente l’idea. Basta guardarle, facile a dirsi per chi vede.

Per una mattina noi ragazzi delle terze medie dell’Isc Nardi abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare la quotidianità di un non-vedente svolgendo, bendati una seria di attività, all’interno di laboratori di Braille, udito, gusto e olfatto, tatto, gestiti da ragazzi non-vedenti.

Il Presidente dell’Unione Ciechi, Cristiano Vittori, ha raccontato la sua esperienza da non-vedente, le difficoltà che incontra tutti i giorni passeggiando per le strade della sua città e gli ausili che utilizza per svolgere la sua quotidianità senza troppi intoppi.

Abbiamo scoperto un nuovo sport il “Torball”, praticato proprio da atleti ipovedenti o completamente ciechi. Ci siamo cimentati in una partita dopo esserci bendati ancora una volta, insieme all’allenatore Giovanni Palumbieri e a dei giocatori della squadra di serie B di Ascoli Piceno. Un’esperienza indimenticabile, quella di giocare in ginocchio senza vedere le dimensioni del campo, della porta dove segnare, le distanze dei compagni, basandoci solo sui rumori della palla sonora e sulla propria forza, restando in silenzio e concentrandosi. È un gioco molto bello ed emozionante perché ci siamo messi nei panni di chi non vede, in una realtà molto diversa dalla nostra e lo sport è un bel modo per far sentire le persone cieche alla pari di chi vede.

Abbiamo partecipato poi ad altri laboratori tra cui la scrittura Braille: è un tipo di scrittura che permette ai non vedenti di leggere e di scrivere, quindi di studiare e tutto ciò è possibile attraverso uno strumento molto simile alle vecchie macchine da scrivere, dotata solo di sei tasti che combinati tra loro formano le varie lettere dell’alfabeto braille costituito da punti posizionati in modi diversi. Per capire anche come funziona abbiamo scritto il nostro nome con l’aiuto di una ragazza non vedente. In più Vittorio, uno dei ragazzi non vedenti, ci ha mostrato il suo normalissimo iphone che, dotato di un comando vocale, gli permette di usare il telefono come tutti gli altri, e anche vari strumenti che lo aiutano nella sua vita quotidiana.

Abbiamo partecipato anche ad altri laboratori tra cui quello del “gusto e olfatto” con la Coldiretti (dove abbiamo assaggiato e annusato l’olio da bendati, cercando di riconoscere quello artigianale), quello dell’udito con il professore Strappa, docente di violino (dove abbiamo ascoltato della musica cercando di individuare le frasi ritmiche) ed infine quello del tatto con la professoressa Testa di educazione fisica (che ci ha fatto riconoscere con il tatto tessuti diversi).

È stata un’esperienza molto emozionante che ci ha sensibilizzato e ci ha fatto capire che queste persone pur avendo una diversità che li caratterizza, sono persone forti e senza limiti, che ogni giorno combattono per abbattere le barriere che gli impediscono di svolgere una vita normale con la nostra. #0gradinipertutti.

Benedetta Iommi e Valentina Scatasta (3C ISC Nardi di Porto San Giorgio)


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