di Andrea Braconi
Una data da cerchiare sul calendario. Il prossimo 17 giugno, infatti, la fattoria sociale di Montepacini ospiterà la festa nazionale dell’agricoltura sociale. Lo ha annunciato Ilaria Signoriello in rappresentanza del Forum nazionale, intervenuta questa mattina insieme a numerosi rappresentanti istituzionali.
“Qui non si coltivano solo broccoletti – ha affermato Signoriello – ma si coltivano diritti umani, processi democratici e relazioni. Le persone non sono cartelle cliniche ma soggetti che hanno diritti. Si tratta di un’inversione sostanziale dei modelli di welfare che ci hanno accompagnato negli anni: non è un caso che l’agricoltura sociale sia esplosa con la crisi economica e che rappresenti anche uno strumento per evitare lo spopolamento delle aree rurali, con opportunità di un nuovo sviluppo. L’esperienza di Montepacini è un punto di riferimento in Italia e vogliamo portarla anche in Europa. Il 17 giugno, quindi, saremo qui con produttori provenienti da tutta Italia e stiamo aspettando anche la risposta del Ministro Martina. Si tratta di un gesto di vicinanza per questi territori che tanto sono stati colpiti dal terremoto, perché c’è grande voglia di una solidarietà discreta, non fatta di selfie ma di lavoro quotidiano”.
“Tra un anno compiamo trent’anni di attività in ambito sociale – ha affermato Irene Tornella della onlus Dokita – e questo ci ha portato ad incontrare la Fattoria sociale nei mesi post terremoto. Ci siamo sentiti chiamati ad intervenire, cercando un’interlocutore con cui poter realizzare un progetto nei limiti delle nostre possibilità, che coinvolgesse tutto il bacino dei nostri donatori. E questi immediatamente hanno voluto dare una risposta. Montepacini è un posto felice, torniamo qui per la quarta volta e sempre con piacere. La prossima settimana arriveranno i primi pollai acquistati grazie alla campagna di raccolta fondi che abbiamo lanciato grazie al Forum nazionale dell’Agricoltura Sociale. In questo momento da parte della società civile c’è il desiderio di partecipare, di poter essere utili e di contribuire alla ricostruzione.”
L’incontro era stato aperto da Marco Marchetti, tra i promotori della realtà di Montepacini, partita nel 2012. Un Marchetti che, oltre ai presenti, ha provocatoriamente ringraziato anche chi non ha risposto all’appello lanciato, a testimonianza, ha affermato, che la politica non è tutta uguale. “Vogliamo sviluppare spunti di riflessione sul nostro futuro, che ci auguriamo positivo. Molta strada è stata percorsa, molta dobbiamo ancora percorrerne. Quello che abbiamo realizzato è stato fatto grazie all’impegno di tante persone, volontari, genitori, associazioni e agli stessi ragazzi”.
Marchetti ha definito Montepacini un luogo con un’energia positiva ed un’anima. “Sono tante le storie da raccontare. Le risposte che diamo tendono a ridurre interventi di tipo medico, sanitario ed assistenziale. Qui abbiamo le risorse per delineare ed avere una visione, qui c’è una possibilità alternativa rispetto alle forme tradizionali di intervento, spesso basate sull’assistenzialismo, sul pietismo e sul contenimento”.
Un ringraziamento è stato espresso soprattutto per il Forum e per Dokita, che hanno sostenuto il recupero di una piena funzionalità di Montepacini. “Il loro è un accompagnamento costante ed in sintonia con quando stiamo cercando di realizzare”.
Successivamente, rivolgendosi ai politici presenti, Marchetti ha formulato richieste esplicite. “Dal Comune abbiamo bisogno di un sostegno per il terreno sottostante, per le volumetrie e per accompagnarci magari con un referente negli uffici comunali. Alla Regione diciamo che, nonostante progetti importanti su agrinido e longevità, sulla disabilità non c’è stato lo stesso sviluppo. Ma si tratta di una dimensione che delle grandi potenzialità nel suo rapporto con il mondo dell’agricoltura, come attestano le esperienze che abbiamo fatto”.
Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo, quando partì l’esperienza di Montepacini era assessore ai Servizi Sociali nella Giunta guidata da Nella Brambatti. “Posso dire di aver visto nascere Montepacini e anche con l’attuale Amministrazione ci siamo subito impegnati, pensando al futuro di questi 13 ettari. Oggi c’è un cantiere per questo secondo immobile, per il quale abbiamo indirizzato 400.000 euro di risorse, con un ribasso che ci permette di liberare ulteriori economie spendibili sempre nel complesso. Ci vorranno 480 giorni per la realizzazione, ma prima erano 0 giorni, non c’erano finanziamenti. Lo slancio di questa esperienza è vivo e noi avremo sempre un occhio di riguardo, anche se siamo ancora sotto emergenza sisma e con personale piuttosto limitato”.
Paolo Petrini apre ricordando la telefonata ricevuta ieri da Don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco e convinto sostenitore dell’importanza dell’agricoltura sociale, che “intimava” all’onorevole di partecipare all’iniziativa di Montepacini proprio in virtù del suo ruolo. “Anche se gli investimenti necessari non sono stati coerenti alla dimensione che ha assunto questa realtà – ha spiegato Petrini – penso che però sia cresciuto l’entusiasmo per fare bene e credo ci siano le possibilità di operare con un ulteriore miglioramento. Quanto ai sostegni europei, spesso richiamati, va detto che questi esistono perché l’agricoltura da sola non ce la fa, figuriamoci un’agricoltura di carattere sociale. Ma rimango convinto che ci siano gli strumenti per poter usare quelle risorse in maniera intelligente e noi oggi diamo tutta la disponibilità, anche a modificare le norme nazionali che ci sono”.
“Qui traspare una straordinaria energia positiva – ha sottolineato l’assessore regionale Fabrizio Cesetti – segno evidente che un percorso diverso è possibile, un percorso che guardi ad alcuni aspetti da una prospettiva nuova. Qui si dispiegano energie diverse per un obiettivo comune e credo che questa esperienza vada sostenuta con forza anche perché dalla sua valorizzazione e divulgazione possa diventare d’esempio anche per altri. A livello regionale siamo pronti a sostenerla, ne parlerò anche con l’assessore Casini che ha la delega all’agricoltura, mentre io farò valere le mie, vale a dire quella al bilancio e quella al volontariato. Con intelligenza si possono trovare misure per valorizzare e sostenere questa esperienza; e se non dovessimo trovarle, credo che per finalità di questo tipo le misure giuste si possano, anzi, si debbano costruire”.
“Per la politica è un dovere essere qui – ha ribadito il senatore Francesco Verducci -. Questo esperimento che voi portare avanti ha un valore aggiunto molto importante, in un momento in cui la crisi economica ha portato molta chiusura e molta diffidenza. Ognuno di noi farà la sua parte affinché questa non sia una realtà che appartiene ad una nicchia, ma possa appartenere a tutta la comunità fermana, sapendo che questo è un progetto che ha elementi per avere una caratura più rilevante e che merita una visibilità assolutamente nazionale. Elementi com quelli che riguardano i rifugiati e richiedenti asilo, e che sono dentro il grande progetto dell’agricoltura sociale. Nostro compito è fare in modo che legislazione sull’agricoltura sociale possa essere completata in maniera adeguata. E poi sarà necessario costruire da un punto di vista politico e culturale un’alleanza a favore di queste esperienze, per non lasciarle relegate e affinché conquistare i cuori e le menti della gran parte della nostra popolazione. Qui c’è qualcosa di importante che dobbiamo seminare e far germogliare: un’idea di società e di modello di sviluppo che abbia nell’integrazione, nella socialità e nei valori di una comunità le cose che li contraddistinguono”.
Per Francesco Giacinti, consigliere regionale e presidente della Commissione Bilancio, l’aspetto centrale di questa azione è il protagonismo delle persone che frequentano l’ambiente. “Noi faremo un buon servizio se con tutti gli strumenti che possiamo mettere in campo riusciremo a far sì che il Paese sia più aperto verso questi temi e che queste non rimangano esperienze isolate. Occorre portarlo alla massima attenzione, per fare tutti noi uno scatto culturale. Ritengo che non possa non essere un tema che sia sempre all’ordine del giorno.”
“Prediamo atto dell’impegno delle istituzioni – ha concluso Adriano Spoletini della Talea – ed è importante per noi del mondo della cooperazione sociale sentirvi vicini. A volte, purtroppo, vi percepiamo lontani e operiamo con tanta difficoltà. Noi siamo un’impresa a tutti gli effetti, nasciamo con un bacino di 100.000 abitanti e con il consenso di Comuni come Tolentino, Macerata, Treia, San Severino. Operiamo in una condizione cuscinetto tra quello che è l’obiettivo del superamento dell’assistenzialismo e del dare un’opportunità a tutti, abili e diversamente abili.”
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