Vulcanelli sotto monitoraggio,
un fenomeno che continua ad incuriosire (VIDEO)

di Andrea Braconi

Qualche giorno fa vi avevamo presentato il programma delle Giornate di Primavera FAI, che si terranno sabato 25 e domenica 26 marzo nel capoluogo di provincia, a Belmonte Piceno e a Monteleone di Fermo. E proprio a Monteleone siamo tornati insieme agli artisti della mostra “Incrollabili” (visitabile fino al 16 aprile), a Stefano Pagliuca e all’insegnante di geografia dell’ITET “Carducci” di Fermo Giuseppe Lanza, esperto geologo.

Una domenica tra arte e natura, che ci ha permesso di riscoprire le bellezze di questo paese. Tra queste, ovviamente, i cosiddetti vulcanelli di fango, con incursioni nelle aree già conosciute (una di queste sotto monitoraggio da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), ma andando anche alla scoperta di nuovi punti di fuoriuscita, emersi nelle ultime settimane.

E se con Lanza, come si può ascoltare nel video, abbiamo cercato di approfondire la questione da un punto di vista scientifico, insieme a Pagliuca, ex insegnante di matematica oggi in pensione, abbiamo cercato di analizzare l’interesse che ruota intorno a questo fenomeno.

“Mi sono sempre appassionato a questi fenomeni, che prima non suscitavano alcuna curiosità. Poi qualche anno fa, a seguito della realizzazione di un progetto europeo fatto insieme a Grottazzolina e Porto San Giorgio, si è accesa una luce sulla realtà dei vulcanelli. Sono arrivate delle risorse, si sono delimitate delle aree e si è cercato il più possibile di valorizzarle. Nel corso degli anni è cresciuto questo interesse ed è stato possibile portare avanti questa attenzione nei confronti di un numero crescente di persone”.

Qual è il tuo punto di vista sulla possibile correlazione con il terremoto?

“Per la verità qualcuno tuttora è portato ad affermare che ci sia questa correlazione, legata all’emissione di un gas, il famoso radon, che in qualche modo per alcuni studiosi farebbe presagire un movimento sismico. Ma indipendentemente dalle teorie, quello che si è più osservato riguardo ai fenomeni tellurici è che questi favoriscono la fuoriuscita dell’argilla, insieme all’azione che possono mettere in atto l’acqua sorgiva, l’acqua piovana, le variazioni della pressione interna di queste sacche dove si formano depositi di acqua salmastra, fango e quant’altro. Sicuramente, dopo ogni terremoto c’è stata una ripresa di attività dei vulcanelli.”

Monteleone è l’area maggiormente interessata, ma non l’unica. Penso, infatti, a quanto avvenuto a Santa Vittoria in Matenano nel novembre scorso.

“C’è qualcosa anche a Rotella, ma comunque sono diversi i siti nelle Marche, in Italia e nel mondo dove si verificano questi fenomeni.”

E quanta attenzione stanno portando in una piccola realtà come la vostra?

“Diciamo che l’interesse maggiore si è avuto nei mesi passati, proprio a seguito del terremoto. Paradossalmente, quello che ha suscitato più interesse è stato quello di Santa Vittoria perché si è formato proprio dopo le scosse telluriche, anche se il contadino proprietario di quel terreno afferma che queste fuoriuscite siano avvenute proprio nei punti dove una compagnia petrolifera aveva effettuato delle trivellazioni per verificare la presenza di idrocarburi nella zona.”

In termini turistici ed economici, che ricaduta hanno avuto e cosa potrebbe essere fatto ancora?

“Siamo un paese di circa 400 abitanti e negli ultimi anni è aumentato lo spopolamento, come sta avvenendo purtroppo in tutta l’area montana e da molto tempo prima dei terremoti. Alcune imprese chiudono, diversi servizi non sono più accessibili e quindi vengono meno quei motivi per rimanere in questo posto. Ma qui, oltre ai vulcanelli, ci sono eccellenze da un punto di vista storico e artistico, oltre che paesaggistico, che potrebbero stimolare presenze ancora più numerose di turisti.”

   


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