Confindustria Fermo dice ‘no’
alla riorganizzazione pensata
da Ancona e Pesaro

Il presidente Confidustria Fermo, Melchiorri

“Non si indossa un vestito fatto su misura per qualcun altro”. Un voto all’unanimità. Confindustria Fermo, con la sua giunta allargata per l’occasione ai principali soci, dice no al progetto di riorganizzazione regionale di Confindustria Marche, che si sviluppa attorno al piano realizzato dalle territoriali di Ancona e Pesaro, “una aggregazione pensata per ridurre il peso del territorio e della democrazia. “Un piano che – fanno sapere dall’associazione di categoria – ha azzerato un lavoro di tre anni in cui, invece, erano stati affrontati tutti i dettagli, dai servizi al personale”.

“Una cosa è partire da un accordo tra due soggetti per migliorarlo e crearne uno nuovo, un’altra è pretendere di estendere questo accordo bilaterale a tutti, credendo che tutti debbano essere soddisfatti”, sottolinea il presidente di Confindustria Fermo, Giampietro Melchiorri.

Il filo conduttore della discussione che ha portato al voto della giunta di Fermo è riassunto in chiare parole: il no di Confindustria non entra, in questa fase, sul merito, ma si basa sul metodo usato. La Giunta fermana non entra nel merito dell’accordo, dal chi fa il presidente a chi il direttore, da che fine faranno i dipendenti alla panoramica sui conti. “Ma il metodo è inaccettabile e lascia molti dubbi. Due associazioni si accordano e catapultano l’accordo sulle altre tre. Da qui la decisione di aspettare, perché si è favorevoli alle aggregazioni ma non ai pasticci che tolgono voce ed equità”, ribadisce Melchiorri.

Confindustria Fermo rivendica il lavoro di sinergia iniziato da anni con Ascoli e Macerata, con una condivisione di servizi. Una condotta che dimostra la volontà di collaborazione, finalizzata ad accrescere il ruolo dell’Associazione in favore delle aziende. Serve rappresentanza in un territorio come il nostro, non serve una Associazione priva di peso locale in una fase complessa come quella attuale”.

La Giunta di Confindustria Fermo non ha quindi esitato a bocciare un piano che non ha al suo interno neppure un business plan, che va a depotenziare il territorio e la sua rappresentanza. Perdere sovranità e identità per il nulla, per un piano che non definisce, ed entriamo nel merito, neppure chi farà cosa e come ma che dedica ampio spazio ai posti di governance, già decisi con un criterio di autoinvestitura, sarebbe un ulteriore allontanamento dei servizi insieme alla perdita di peso della Provincia e al disinteresse della Regione per questa parte del territorio. Ed è un principio poco democratico.

Confindustria Fermo ora auspica che Confindustria nazionale tuteli le prerogative democratiche di una associazione che ha sempre dato voce a tutti, trovando poi la sintesi. Ma su valori, servizi, aiuto alle imprese e non sui posti. Fermo è piccola, dinamica e frizzante, ma da sempre democratica. Mai nessuno imporrebbe qualcosa agli altri senza averlo condiviso, senza essersi arricchito dei contributi degli altri” conclude Melchiorri.


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1 commento

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    Gianluca Mecozzi il 1 Aprile 2017 alle 22:44

    Niente di nuovo….. AN e PS fanno sempre cio’ che vogliono …. purtruppo per Noi

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