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Elena Basso, il suo amore
più grande sul campo da gioco

Elena Basso, figlia dell’ex sindaco di Montegranaro, Gianni, oggi vive a La Spezia. E a luglio farà parte della nazionale femminile over 40 ai Mondiali di pallacanestro a Montecatini Terme

Elena Basso

A luglio farà parte della nazionale femminile over 40 ai Mondiali di pallacanestro a Montecatini Terme. Elena Basso, figlia dell’ex sindaco di Montegranaro, Gianni Basso, oggi vive a La Spezia. Qui si racconta tra determinazione, rinunce e una viscerale passione per lo sport. Un sogno, senza rimpianti, che ha i contorni dell’infanzia e del papà.
1 – Il tuo primo ricordo legato allo sport. Esattamente quando hai capito che avresti dedicato la tua vita alla pallacanestro?

 

Il mio primo ricordo legato allo sport risale alla mia infanzia, al giocare all’aria aperta, libera di muovermi, di sperimentare ciò che la natura circostante mi offriva. Sotto casa tra bici e pattini, infinite corse, mi bastava un canestro appeso alla parete o una pallina da colpire con la racchetta da tennis contro il muro per divertirmi. L’ambiente ha costituito la mia prima palestra e, non come oggi tra traffico e pericoli, è stato il mio campo da gioco prediletto.
Fin da bambina, grazie a mia madre che per assecondare e dare sfogo alla mia iperattività mi accompagnava da una palestra all’altra, ho capito che lo sport avrebbe fatto parte della mia vita. La consapevolezza già a 6 anni.
Ho iniziato a praticare il minibasket a Montegranaro, erano gli anni ’80. Mi sono appassionata seguendo con mio padre ogni domenica le partite della squadra di città, totalmente ammaliata da questo sport, ho realizzato subito che la pallacanestro sarebbe diventato il mio più grande amore!

 

2 – Cosa resta della vita in provincia? A parte i legami familiari.

 

Della vita di provincia al di là della famiglia, sempre e comunque presente, resta ben poco per quanto riguarda i rapporti e le amicizie, purtroppo limitate e perse negli anni dal sempre meno tempo libero e dalla distanza .
Rimangono invece vivi i ricordi di luoghi e attimi di vita legati all’infanzia … come anche i valori della gente o i profumi e la bellezza della mia terra che, forse oggi più di ieri, apprezzo e riconosco importanti.

 

3 – Cosa hai dovuto sacrificare di te per dedicarti allo sport? A parte il tempo.

 

Dedicarsi allo sport dall’età scolare per passione e, via via nel tempo, vivere di sport come professione e perseguire determinati obiettivi, ha comportato molteplici sacrifici.
In primo luogo dovermi allontanare dagli affetti familiari e dal loro sostegno e aiuto nel quotidiano; in secondo luogo il dover “anticipare” la crescita per tuffarsi in una repentina e necessaria maturità. Vivere fuori casa all’età di 14 anni non è stato semplice: mi è stata concessa una grande libertà di fare, l’indipendenza e, allo stesso tempo, altrettanta responsabilità nel gestire e organizzare i vari impegni scolastici e sportivi. Ciò ha comportato spesso rinunciare agli amici e alla famiglia, a feste e a vacanze, agli affetti e ai rapporti, messi in secondo piano o il più delle volte non vissuti.

 

4 – Hai mai ceduto alla tentazione di una vita secondo altri ritmi?

 

Nonostante i sacrifici, le rinunce, un’adolescenza non vissuta comunemente, posso affermare oggi, appena 40enne e con estrema sincerità, di non avere rimpianti.
Come in passato non ho ceduto alla tentazione di cambiare vita, ritmi o ridimensionare i miei desideri, ancora oggi, ripeterei ogni singola scelta di vita fatta perché mi ha portato ad essere la persona che ora si sta raccontando.

 

5 – Qual è oggi il prezzo dei tuoi sogni?

 

Domanda interessante che non ha una semplice e immediata risposta. Il dilemma è come quantificare il suo valore e /o trovare la giusta moneta di scambio. Attraverso lo sport ho imparato ad Essere più che Avere, a condividere un obiettivo comune, a perseguire i risultati con impegno, sacrificio, tempo, energia e un’infinita volontà di carattere. Sono queste le monete e il prezzo da pagare!

E nonostante tutto accettare, sempre e comunque, l’idea di poter “perdere”.
Fa parte del gioco, lo sport ti mette continuamente alla prova, rappresenta un po’ il senso della mia vita.
6 – Prova ad immaginare un’altra vita. Effetto sliding doors.

 

Immaginare un’altra vita? Difficile lo scenario su cui proiettarsi. L’unica idea che balza alla mente è quella di terminare gli studi universitari, per la gioia dei miei genitori e, una volta laureata, inserita nel mondo del lavoro come fisioterapista. Un’ altra e non piccola rinuncia fatta in passato per dedicarmi allo sport.
Mai dire mai, attualmente oltre al mio lavoro di allenatrice di pallacanestro e di istruttrice di nuoto, ho iniziato un corso di Shiatsu..vedremo dove mi porterà.

 

7 – Il lavoro di squadra, la complicità con le compagne, la condivisione dei successi e delle sconfitte. Quanto lo sport ha inciso sul tuo modo di affrontare la vita?

 

La pallacanestro è uno sport che per le varie implicazioni e dinamiche relazionali, sia fuori che sul campo di gioco, mi ha formato ed educato come persona in toto. Ha smussati gli “angoli” di una ragazza timida e introversa, ha plasmato il mio modo di essere e percepire gli altri facendomi aprire al mondo, spesso anche in modo contraddittorio ma sempre costruttivo.
Lo sport vissuto in squadra ha rappresentato la mia “casa”, la mia “famiglia”, mi ha insegnato ad affrontare con determinazione ed entusiasmo le difficoltà e, soprattutto, mi ha dato l’ opportunità di viaggiare, conoscere nuovi luoghi e persone che faranno sempre parte integrante della mia vita.

 

8 – Quando si raggiunge l’età del ritiro, cosa cambia secondo te per una sportiva rispetto a un uomo?

 

Sia per la donna che per l’uomo il momento del ritiro dall’attività sportiva agonistica rappresenta uno step importante, un radicale cambiamento dello stile di vita sia nel quotidiano che in senso più introspettivo ed intimo. Non credo ci siano grandi diversità tra i due sessi.
Sono invece molteplici le cause e /o variabili da considerare per comprendere appieno questo cambiamento: salute (infortuni o logorio fisico),stimoli nel raggiungere determinati obiettivi (appagamento o rinuncia), gestione del tempo e dei sacrifici in rapporto a nuovi e mutati legami familiari e/o di lavoro.
La fine di questo percorso di vita spesso non viene accettato e accolto positivamente..ognuno ha la sua storia.
Nel mio caso, all’età di 36 anni, dopo avere ottenuto da atleta buoni risultati e quindi gratificata nel tempo, senza grandi drammi ho appeso le così dette scarpette al chiodo, avendo poi la fortuna e la grande opportunità di allenare. Quindi ancora oggi rimango legata all’ambiente sportivo che mi ha formato ma i ritmi di lavoro sono mutati. Inalterata resta la passione per questo sport che continuo a vivere…da un’altra prospettiva, a bordo campo!
9 – La tua 25esima ora?

 

Per una 25esima ora al giorno? Pagherei oro perché fosse mia!
Dedicherei più tempo alle persone care. Mi piacerebbe vivere gli affetti e coltivare le amicizie lontane che lo sport in tutti questi anni mi ha donato.


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2 commenti

  1. 1
    Andrea Paci via Facebook il 5 Aprile 2017 alle 15:42

    Grande Elena!!!

  2. 2
    Angel Gasparroni via Facebook il 5 Aprile 2017 alle 15:59

    Brava Elena in bocca al lupo ?

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