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Mithun, i nuovi misteri
e l’ipotesi dell’appuntamento al buio
La mamma: “Chiediamo la verità”

 

La mappa delle ultime ore di Mithun e dei vari ritrovamenti (realizzazione grafica di Lucrezia Benfatto)

 

Mithun Rossetti

 

di Gianluca Ginella

Abbraccia la mamma, le dà un bacio, dice «vado con due mie amiche allo Shada (discoteca di Civitanova, ndr). Ci vediamo domani», poi Mithun Rossetti esce di casa, intorno alle 23, e parte da Treia per andare verso la costa. E’ la notte del 6 agosto dello scorso anno. Quella sarà l’ultima volta che Lorena Poddine, mamma di Mithun, 26enne studente di Unicam, vedrà il figlio. Quella notte non lo vedranno neanche le due amiche con cui aveva appuntamento e alle quali non manderà nemmeno un messaggio per dire che il programma è cambiato. Perché è cambiato? «Questo lo può dire l’analisi del telefono e delle chiamate fatte e ricevute, dei messaggi. Quello che noi abbiamo chiesto alla procura di Fermo di fare, mesi fa» spiega l’avvocato Federico Valori, che assiste i famigliari di Mithun. Mithun verrà ritrovato il pomeriggio del 7 agosto, una domenica, in un annesso di villa Castellano, splendida e antica magione che domina la zona di Porto Sant’Elpidio alla quale dà anche il nome. Mithun viene trovato impiccato. La sua auto, una Fiat Panda, l’ha lasciata a circa un chilometro di distanza, lungo la statale 16.

La mamma di Mithun, Lorena Poddine. Chiede di conoscere la verità sulla morte del figlio 26enne

Prima di abbandonarla avrebbe avuto un incidente con la vettura che è finita contro un palo della rotatoria davanti all’Holiday. Anche se qualche certezza su questo viene meno perché i danni riportati dall’auto non sarebbero compatibili con un urto contro il palo che si trova sulla rotatoria e contro cui, era stato detto, la Panda è andata a sbattere. Vettura che viene trovata con le quattro gomme a terra. Poi Mithun, ricalcando la ricostruzione sin qui ritenuta più credibile, lasciata l’auto, per qualche motivo si spoglia completamente, cerca altri vestiti, i suoi li getta un po’ ovunque nel raggio di circa 500 metri. Stranamente i boxer che indossa vengono trovati in un punto più vicino alla statale (da dove sarebbe partito a piedi, lasciata l’auto) rispetto ai pantaloni, rinvenuti, insieme ad altri vestiti (non suoi) sotto al cavalcavia dell’autostrada. La morte del giovane, comunque, viene classificata come un suicidio. Questo in principio, poi la procura fa un passo indietro, apre un fascicolo contro ignoti e ci scrive “articolo 580”: istigazione al suicidio. Viene fatta l’autopsia, richiesta con forza dai familiari del giovane. «Suicidio? E che motivo aveva? Si stava per laureare e gli sarebbe piaciuto andare in America – dice la mamma di Mithun –. Se alla fine si scoprirà che è stato un suicidio, lo accetteremo, ma continueremo a non spiegarcelo. Perché? Perché era un ragazzo che aveva sempre un sorriso, che teneva tantissimo alla famiglia, e stava lavorando alla tesi». Biglietti per spiegare il gesto, comunque, non ne lascia. Aveva problemi, preoccupazioni? «No. A febbraio dell’anno scorso ci ha confidato di essere omosessuale. Lo abbiamo accettato subito, tanto che in un diario aveva scritto: “Tutto a posto, sono riuscito a confessare queste cose”» dice Lorena Poddine.

L’avvocato Federico Valori

Che non avesse istinti suicidi lo dice anche un consulente, lo psicologo Paolo Roma dell’università La Sapienza, che analizzati proprio quegli scritti nel diario, «dice che non vi è traccia di istinto suicidiario – spiega l’avvocato Valori -. Pur riservandosi di approfondire ulteriormente, ad esempio sentendo chi lo conosceva». Però Mithun viene trovato impiccato. L’autopsia dirà che nel sangue aveva un tasso alcolico di 2,5 grammi per litro al momento della morte (avvenuta, presumibilmente, intorno alle 11 del mattino del 7 agosto). «Significa che intorno alle 4 del mattino, quando ha lasciato il locale di Porto Sant’Elpidio dove era stato ad una festa, aveva un tasso di circa 4. Questo considerando che ogni ora il tasso alcolico cala di 0,25 grammi per litro – dice l’avvocato Valori –. Insomma un tasso da coma etilico. Però una ragazza che era stata con lui alla festa ha detto che non gli sembrava ubriaco. Alle 6,30 lo ha visto un vicino della villa dove è stato poi trovato il corpo, al quale ha chiesto dei vestiti perché era nudo e a cui ha anche riferito di essere stato violentato e rapinato. Il vicino ha riferito che quando lo ha visto non gli sembrava ubriaco. Ma allora quando ha bevuto? Se alle 6,30 era nudo e non era ubriaco, chi gli ha dato l’alcol, visto che non poteva avere soldi con sé per comprarlo?».

L’interno dell’annesso di villa Castellano dove è stato trovato il corpo di Mithun

Sugli esiti dell’autopsia il legale ha presentato istanze alla procura perché la famiglia ne fosse messa a conoscenza. Per ora però non hanno avuto risposte. «E per noi è inspiegabile» dice Valori. Che ha chiesto anche di svolgere accertamenti sui tamponi fatti sul corpo del giovane «i soli che possono dire se Mithun quella sera avesse avuto rapporti sessuali con qualcuno. Non credo sia secondario sapere se con lui c’era qualcuno quella notte» dice il legale. Che alla procura ha chiesto anche una copia della copia forense dell’analisi del cellulare e del computer del giovane e che vengano svolti accertamenti sui cellulari che quella notte hanno agganciato le celle telefoniche della zona dove Mithun è morto. «Le nostre richieste, tengo a precisarlo, non sono quelle di una famiglia che non vuole accettare quello che è accaduto – dice Valori –. Ma di circostanze che non quadrano ce ne sono troppe. La famiglia in questo senso vorrebbe dare il proprio contributo per accertare la verità». E poi c’è quel “Ni” detto ad una amica con cui aveva trascorso parte del tempo alla festa a Porto Sant’Elpidio. E’ con quel “Ni” che Mithun risponde alla ragazza che, vedendo che sta lasciando la festa, gli chiede se avesse appuntamento con qualcuno. Poi il 26enne se ne va, lo fa di fretta. «Tra le ipotesi che riteniamo plausibili c’è quella di un appuntamento al buio» dice l’avvocato Valori. Un appuntamento che potrebbe essere finito male. Altri misteri? Il fatto che Mithun quella notte, dopo aver lasciato la festa, abbia cercato sul cellulare una farmacia a Castelraimondo e la strada per arrivarci. È strano perché lui conosceva perfettamente la strada. E ancora la telecamera del telefono che si accende un paio di volte? Per riprendere cosa? O si è accesa solo per errore? E ancora, prima di morire, giunto a villa Castellano, si fa un giaciglio dentro un annesso della magione, scendendo una scala piuttosto ripida, e là sotto dorme alcune ore. Poi nel corso della mattina risale e muore impiccato. Prova che non sia morto nelle prime ore del mattino è il fatto che una delle persone che vivono alla villa, entra nell’annesso dove poi è stato trovato il corpo di Mithun intorno alle 10,30 e non vede nessuno.

L’avvocato Valori con la sorella di Mithun, Putrika e la madre del 26enne

E ancora: il factotum della villa che dice di aver trovato due cappi. E poi il fatto che, pur essendo senza vestiti, passando in mezzo ad una zona dove c’erano dei rovi, non avrebbe riportato alcun graffio. «Dopo otto mesi provo la tristezza di non sapere ancora cosa è successo quella notte. È un ulteriore sofferenza – dice Lorena Poddine –. Vorrei dire agli investigatori: se aveste un figlio che viene trovato come il mio, non vorreste sapere cosa è successo? Non mi sembra giusto chiudere il discorso con tre frasi: si è ubriacato, si è drogato, e si è ammazzato». Dall’autopsia sono emerse tracce di cannabinoidi, che però potrebbero essere stati assunti anche tempo prima. «Mi sento tanto male, male perché mi sembra un diritto negato non poter conoscere la verità su cosa è successo a mio figlio» aggiunge Lorena Poddine. «Le ipotesi sono tre. Un suicidio, un’istigazione al suicidio, ma andrebbe compreso cosa e chi lo ha spinto a ciò, e l’omicidio. Magari un appuntamento al buio andato male, un gioco finito male, un testimone scomodo da eleminare. Di ipotesi se ne possono fare molte – dice l’avvocato Valori –. Ma per avere certezze servono le analisi sul traffico telefonico e sui tamponi prelevati nel corso dell’autopsia. Una domanda legittima è se siano stati svolti con l’autopsia tutti i rilievi essenziali per stabilire l’ora della morte». Una notte di misteri, otto mesi di silenzio, una verità che appare lontana. E’ questa, ad oggi, la storia di Mithun, un ragazzo che sorrideva sempre e che una sera è uscito di casa dando un bacio alla mamma e dicendole “A domani”. Così come fanno i bravi ragazzi, ma lui non è più tornato.


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