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Redattore Sociale: “Preoccupati per Gabriele, spirito libero e giornalista sul campo”

TURCHIA - Da oltre 10 giorni il giornalista originario di Lucca è in stato di fermo al confine con la Turchia

di Andrea Braconi

Dal 10 aprile Gabriele Del Grande è in stato di fermo nell’ufficio immigrazione di Hatay, nella parte sud orientale della Turchia, al confine con la Siria.

Trentacinque anni, originario di Lucca, giornalista e documentarista, Del Grande era lì per raccontare una guerra che si protrae da diversi anni, così come le dinamiche che hanno portato alla formazione dello Stato Islamico.

Dichiarato persona non grata dalle autorità turche, sarebbe dovuto rientrare in Italia il 13 aprile ma al momento risulta ancora bloccato ed impossibilitato persino ad interloquire con il suo legale.

Del Grande, autore del blog Fortresseurope.com attraverso il quale documenta le migrazioni nell’area del Mediterraneo, per anni ha collaborato con l’agenzia Redattore Sociale, nata all’interno della Comunità di Capodarco, partecipando più volte al seminario nazionale di formazione per giornalisti, dove ha presentato anche il suo film documentario “Io sto con la sposa”, diretto insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry ed incentrato sul viaggio di un corteo nuziale dall’Italia alla Svezia con protagonisti giovani siriani, palestinesi ed italiani.

“Tra di noi c’è un certo spaesamento – rimarca Sabrina Lupacchini, documentarista di Redattore Sociale – perché è come se stessimo toccando come mano quello che lui ci ha sempre raccontato. Gabriele è stato forse uno dei primi a narrare quello che succedeva, dai morti in mare a quelle guerre che sembravano così lontane ma che attraverso lui sono diventate drammaticamente così vicine. E noi conosciamo da una parte Gabriele come grande professionista, dall’altro siamo consapevoli della grande umanità di una persona veramente speciale”.

Daniele Iacopini, redattore dell’agenzia sin dalla sua creazione, sottolinea come questa situazione da un punto di vista giornalistico si sia evoluta in diverse fasi. “C’è stata una prima fase caratterizzata da un ritardo oggettivo; poi un secondo momento di prudenza nel parlarne, con una certa attenzione sul come muoversi e sul come raccontarla, considerato il rischio di danneggiare lo stesso Gabriele; infine il momento in cui è diventato necessario far trapelare la notizia nella sua gravità, soprattutto da quando Gabriele è riuscito a parlare con la moglie, una telefonata dalla quale abbiamo colto un vero e proprio grido di aiuto”.

Tutto, quindi, rimane bloccato, mentre cresce in Italia una grande mobilitazione. “Gabriele è sempre stata una persona corretta nei suoi modi di approcciare i fenomeni che descriveva, si è mosso con grande attenzione e nel rispetto di leggi e prassi locali. Il fatto che sia trattenuto oramai da 10 giorni senza che nessuno riesca a capire quali siano i motivi che impediscono un suo rilascio lascia abbastanza basiti e preoccupati. Non sono state mosse accuse particolari e, quindi, siamo tutti in attesa. C’è dispiacere e una preoccupazione doppia perché ha iniziato con noi, è stato nostro collega e poi, lo dico sinceramente, ha veramente una marcia in più: è una persona che capisci subito non può stare ferma in un posto, è uno spirito libero che ha messo le sue capacità a servizio di una professione svolta completamente sul campo. E anche questo mi fa dire che certamente non è una persona che pecca di superficialità, anzi, ha già maturato una grande esperienza in contesti molto delicati. Tendo, perciò, ad escludere che abbia potuto fare leggerezze e questo accresce il dubbio su quanto stia accadendo”.


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