di Paolo Paoletti
Cinquant’anni di identità industriale del territorio fermano proiettati verso il futuro, per dare nuove speranze di lavoro e crescita. Una stretta di mano ‘storica’ quella di questa mattina tra Massimo Maccaferri, presidente dell’omonimo gruppo industriale e Enrico Bracalente, amministratore unico della Bag S.p.A.
Un momento, voluto dalla rappresentanza sindacale unitaria degli ex lavoratori dell’Eridania Sadam di Fermo che, con una cerimonia ufficiale, hanno voluto ufficialmente decretare quello che è una nuova fase storica per il Fermano. Presenti le autorità del territorio: dal Prefetto Mara Di Lullo al sindaco Paolo Calcinaro, passando per Saturnino Di Ruscio, don Luigi Traini Parroco di Campiglione, ex lavoratori dell’azienda e pensionati che hanno trascorso la loro vita nello stabilimento. Una mattinata in cui sono riaffiorati tanti ricordi e tanti nomi di chi ha fatto la storia di quell’area, uno su tutti Francesco Zama per il quale Gabriele Monaldi della Rsu ex Sadam ha chiesto che venisse intitolato il piazzale antistante la chiesa di San Gabriele a Campiglione.
UNA STORIA DA NON DIMENTICARE
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E proprio Monaldi ha raccontato quello che significa oggi, per gli ex lavoratori Sadam, questa nuova pagina. Un passaggio che arriva dopo anni di battaglie e di lotte, sempre fatte nel rispetto delle istituzioni e delle persone, per rivendicare i propri diritti. “Siamo soddisfatti dell’acquisto dell’area da parte di Enrico Bracalente – ha esordito Monaldi – un imprenditore del luogo che investe oltre 40 milioni significa dare prospettive occupazionali future per i nostri giovani e per i tanti disoccupati. Una realtà produttiva come l’ex Sadam, da 50 anni sul territorio, chiude nel migliore del modi”.
Monaldi che ha ripercorso la storia dello stabilimento: “Una realtà che raccoglieva attorno a se un bacino di approvvigionamento che andava da Ascoli, passando per Fermo fino a Macerata. Dal 1967 al 2005 sono state portate avanti 39 campagne consecutive, con investimenti di anno in anno che l’hanno fatta diventare una delle migliori fabbriche a livello europeo. Nel 2005 il record: un milione duecento mila quintali di zucchero prodotto. Un movimento da 140 miliardi di lire l’anno per un totale di circa 150 dipendenti fissi e 250 stagionali da fine giugno a ottobre. Un’indotto enorme se si pensa ai 14 mila ettari di semine suddivisi per le 3 province”. Un supporto sociale per la città e il territorio con tantissimi studenti, oggi cresciuti, che grazie alle campagne estive si potevano mantenere gli studi universitari.
“Poi la riforma europea ha penalizzato l’Italia con la chiusura di 13 stabilimenti su 19 – ha aggiunto Monaldi – una riforma sbagliata e scellerata. Dopo la chiusura è iniziata la vicenda della riconversione, come indicato dal governo, puntando sulle agro energie da fonti rinnovabili per costruire una nuova filiera. In questi 10/11 anni ce l’abbiamo messa tutta, ci abbiamo creduto, eravamo e siamo convinti della bontà del progetto. Sappiamo come sono andate le cose ed ora bisogna andare avanti . Come Rsu abbiamo dimostrato un ottimo comportamento anche con le forze dell’ordine.
FRANCESCO ZAMA, UNA FIGURA LEGATA AL TERRITORIO
Un applauso e commozione nel momento in cui è stato ricordato Francesco Zama: “Una figura legata al territorio- ha aggiunto Monaldi – una grande persone, è stato lui che nel 1966, da direttore dello stabilimento di Montecosaro, dopo aver parlato con l’arcivescovo di allora Norberto Perini, si mosse per aprire lo zuccherificio di Fermo. A fine ottobre del 1967 iniziarono i lavori e Zama divenne un grande punto di riferimento”.
Un legame con il quartiere che Zama ha confermato anche impegnandosi nella costruzione della chiesa di San Gabriele dell’Addolorata: “Insieme ai che si sono succeduti parroci don Ermanno Michetti, don Dario Carucci e don Ligi Trani è nata questa realtà. Il 2 agosto 1986 avvenne la posa della prima pietra della chiesa voluta da don Ermanno Michetti. Il 26 marzo 1988 consacrazione ci fu la consacrazione con il vescovo Cleto Bellucci e la consegna delle chiavi a Don Dario Carucci.” Ora abbiamo un desiderio – ha chiesto Monaldi – intitolare il piazzale antistante la chiesa di San Gabriele a Francesco Zama. Sappiamo che sono trascorsi 6 anni invece dei 10 necessari ma l’importante è che ci sia la massima condivisione da parte dei cittadini di Campiglione per questo riconoscimento”
IL PROGETTO FOTO: SOLIDARIETA’ E MEMORIA
R.s.u che ha fatto realizzare dal fotografo fermano Manilio Grandoni, delle immagini che ritraggono lo stabilimento Sadam in attività e le bellezze di fermo che lo circondano. Immagine che sarà venduta in beneficenza per aiutare le famiglie terremotate delle tre province di Macerata, Fermo e Ascoli. “Abbiamo coinvolto anche giovani laureati che si sono affermati all’estero – annuncia Monaldi – e che stanno vendendo le foto. Sono arrivate già 90 richieste da Londra, circa 100 da Ginevra, ed altre da Bruxelles, Hong Kong, dagli Stati Uniti, tutto per la solidarietà”.
LE ISTITUZIONI: SPERANZA PER IL FUTURO
Il prefetto Mara Di Lullo, al quale è stata regalata una copia della foto, ha spiegato: “Non posso che plaudire un’iniziatva come questa, la rinascita di un’area che ha significato tanto per il territorio e significa speranza per il futuro”. Tra i protagonisti dell’operazione anche Saturnino Di Ruscio, già sindaco di Fermo: “Qui ho lavorato una stagione, qui ho festeggiato con l’ingegner Zama l’elezione nel 2001, lui alla Camera io a sindaco del comune di Fermo. Ho vissuto la vicenda della chiusura che è stata subita anche dal gruppo Maccafferri con l’Italia costretta a chiudere 13 stabilimenti su 19 per volontà dall’Europa. Non è corretto accusare chi ha subito un decisione imposta dall’alto”.
L’attuale sindaco di Fermo Paolo Calcinaro parla di speranza: ” E’ importante far nascere dalle difficoltà delle possibilità. La prima cosa che ho fatto dopo l’elezione del 2015, è stato un viaggio a Bologna dove ci siamo potuti conoscere con i vertici del gruppo Maccaferri. Subito ci siamo rispettati reciprocamente. Questa è la base di quel percorso che dovrebbe essere sempre più naturale anche per affrontare le altre problematiche: il dialogo per trovare un’alternativa. Determinante è stato poi lo spirito di Enrico Bracalente, nel voler investire nel territorio. Questo spirito oggi è il futuro di Fermo. Qui si ricreerà da qui a 10 anni una centralità, anche con l’ospedale. Si andrà a creare una città nella città che non è concorrenziale alla parte storica ma è addizionale e fa crescere la nostra comunità. Riporta anche la sensazione che Fermo può essere centrale, ridando attrattiva agli investimenti,. Ho già sentito imprenditori che vogliono ragionare su aree vicine, penso all’ex Omsa. Una luce di speranza in tanti giovani. Non potete immaginare quanti ragazzi vedono delle possibilità in questo progetto. S’inverte il ragionamento, i giovani non sono costretti ad andare all’estero o nelle grandi città ma vedono delle occasioni concrete anche qui”
Don Luigi Traini che ha parlato: ” Di uno sviluppo non solo economico, ma che richiede un contesto umano”.
MACCAFERRI E BRACALENTE: CONTINUITA’ ALL’INSEGNA DEL LAVORO
Un ritorno, quella del presidente del gruppo Maccaferri, non privo di emozioni: “Ho iniziato a lavorare alla fine degli anni 70 al fianco di mio padre, un pensiero a lui fortissimo. Le nostre giornate passate visitando gli stabilimenti, il ricordo del ciclo della coltura della barbabietola. L’anno della ma famiglia era scandito dalle semine, dall’avvio delle campagne. E’ per me un piacere vedere qui oggi i nostri tantissimi collaboratori. Da una parte lo stato d’animo d’emozione e dall’altro quello più razionale dell’imprenditore, che si confronta con situazioni che cambiano rapidamente, problemi di crescita e di sviluppo. Abbiamo visioni, abbiamo impegni, se devo dare un messaggio verso il territorio, è quello della disponibilità del gruppo Maccaferri di essere sempre presenti e attenti alle possibilità di nuove iniziative”.
Enrico Bracalente che ha riconfermato il suo impegno: ” Cercheremo di vincere questa ulteriore sfida che ci siamo posti, già abbiamo superato momenti difficili. Facciamo delle scelte lungimiranti, cerchiamo d’interpretare i cambiamenti del futuro e questo è il nostro segreto. Il lavoro viene a mancare non solo quando chiudono le aziende ma anche quando cessano le attività dei negozi. Non posso parlare del passato in questo caso, ma dobbiamo guardare al futuro. Porteremo la nostra attività produttiva, commerciale, una nuova logistica con i clienti. L’outlet sarà il primo edificio che realizzeremo nell’immobile forse qui vicino dove veniva stoccato lo zucchero. Un ringraziamento a tutti quei cittadini del comprensorio che hanno speso belle parole nei miei confronti sia sulla stampa e quelle che mi hanno riportato gli amici. Ci impegneremo per realizzare questo nuovo progetto”
Monaldi che, ha consegnato ad Enrico Bracalente il crocifisso in avorio che Zama aveva posizionato nella mensa dello zuccherificio come simbolo nella speranza che venga riutilizzato. Bracalente che ha confermato: “Assolutamente sì”.
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