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Saturnino Quinzi traccia un consuntivo
sul nobile calcio dilettantistico locale

IL PERSONAGGIO - L'avallo sul successo del Porto Sant'Elpidio in Promozione e l'amara parentesi vissuta in Eccellenza alla guida della giovanissima Folgore Veregra gli argomenti toccati dal piccolo bilancio del tecnico rivierasco

PORTO SANT’ELPIDIO – A campionati regionali chiusi, il tecnico di inizio stagione della Folgore Veregra, Saturnino Quinzi, effettua una personale ricognizione sulla stagione che volge al termine. Il torneo di Eccellenza, approcciato con la giovanissima compagine folgorina, e quello di Promozione, girone B, gli argomenti trattati dal mister già Porto Potenza.

“La di Promozione quest’anno è stata senza storia – l’approccio di Quinzi -, il primo posto è stato monopolizzato con merito dal Porto Sant’Elpidio. Sono felice di questo anche perché scaturisce un fatto del tutto apprezzabile, che doveva succedere qualche anno fa: la squadra ha da 4- 5 stagioni le stesse basi, è cambiato qualche singolo senza stravolgere però l’ossatura conservata. Onore dunque alla compagine paesana, guidata da un tecnico come Stefano Cuccù che fa solo fatti e non parole, vanta una dirigenza principalmente sana e quindi non poteva fare che bene”.

In merito al massimo circuito regionale, Quinzi prosegue. “Giunta a maturazione la Sangiustese ha fatto subito il largo dietro di se ma preferisco puntare l’attenzione sulla mia breve esperienza alla guida della Folgore Veregra. Mi è stata data la possibilità di allenare un gruppo -illustra l’allenatore -, anche se la parola evidenzia un collettivo nutrito che in realtà non c’è mai stato. Siamo partiti tardissimo, in pochi, senza esperienza e in condizioni non calcistiche note a tutti gli spettatori interessati di queste platee. Pur sapendo come erano le condizioni – prosegue Quinzi –  ci ho provato lo stesso, peccato che abbia visto quasi tutti i giocatori, per la prima volta, il giovedì che anticipava l’esordio di campionato, precisamente in 6 sugli 11 previsti, per chiudere con il resto il sabato stesso della partita Grottammare. Ho accettato riuscendo a limitare i danni e potendo far leva solo su poco più che bambini del 1998, ’99 ed un 2000. I più esperti, per così dire, erano i ’95. Ragazzi che erano riserve delle loro squadre di provenienza, eccezion fatta per Padovani e Sako. In sei partite il mio bottino è stato di 5 gol fatti e 17 subiti, ovviamente con zero punti portati a casa, in un contesto dove non c’erano le condizioni, gli spazi e gli strumenti minimi per poter allenare”.

Paolo Gaudenzi

 


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