FERMO – Il tecnico di origini lombarde, dopo una parentesi in estremo oriente, è pronto a lanciarsi in una nuova avventura in Patria. Arrivato nel 1986 dal nord per motivi di lavoro, Mario Di Camillo si presentò 31 anni fa al calcio di casa nostra dopo le esperienze bel bergamasco con Caravaggio e Rivoltana.
Domiciliato a Porto San Giorgio, Di Camillo abbracciò pertanto le sfide in sella alla panchina di Montegiorgese, Paludi Calcio, Capodarchese (prima dell’avvento dell’attuale Futura 96) con la quale vinse un campionato di Prima Categoria, Settempeda e Torrese, dove trionfò poi nel circuito di Seconda. In seguito passò alle vesti di direttore sportivo, con un gradito ritorno sotto tali funzioni alla Sangiorgese, alla Borgo Rosselli, per sfociare professionalmente in Abruzzo per il Villa Rosa e Acquavivana.
In curriculum anche l’attività di scouting, arruolato per il Foggia Calcio, di mister Pecchia. Fuori dal calcio per motivi di lavoro, che lo hanno portato fino in Russia, il mister ha vissuto poi una parentesi in estremo oriente, ed oggi può dunque renderci partecipi di come viene vissuto il nostro popolare sport nelle terre del Sol Levante.
“In Cina il calcio per i ragazzi è un mero dovere, mentre da noi pressoché un volontario piacere. Ho visto dunque scuole con 1.000 – 1.500 alunni che fanno calcio a livello governativo, obbligatorio. C’è poco fascino a dirla tutta, va per la maggiore il basket, l’atletica, il ping pong e poco più. Più che altro è una politica di investimento estero, vedi Inter e Milan e trovi sensibilità solo in metropoli di livello. E’ comunque un’esperienza che farò sicuramente di nuovo, se ne avrò l’occasione: le strutture sono di primo livello, l’ospitalità è eccezionale e c’è molto rispetto per gli occidentali però, come ripeto, la disciplina calcistica non ha fatto breccia. Si va a scuola fino alle 18.00 circa ogni giorno e lo sport è mera materia di studio, senza fascino”.
“Adesso che sto di nuovo nelle Marche, in orbita Fermano, avrei tanto piacere a riabbracciare con stimoli e passione il calcio di casa nostra – dichiara con un velo di nostalgia Di Camillo -. Non guardo la categoria pur di tornare nuovamente, in tutto e per tutto, in panchina o come organizzatore di staff. Oggi purtroppo è un mondo diverso rispetto a come l’ho lasciato io, fatto di procuratori, rimborsi a tutti i costi, e regole degli under che non tengono conto del vero valore dei ragazzi. Nonostante tutto, però, altrettanto onestamente ammetto che quando si vive il calcio con sincera passione non se ne può fare a meno”.
Paolo Gaudenzi
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