Giuseppe Donati
“Leggiamo abbastanza stupefatti dell’improvviso risveglio di qualche politico locale e del Partito di maggioranza regionale, che hanno preso coscienza, con colpevolissimo ritardo, del disastro causato a danno delle Province, del personale in esso operante e dei cittadini per i servizi non più resi, dalla pseudo riforma Renzi degli Enti Provinciali. Addirittura, qualche politico, fino ad ora dormiente e che avrà pure votato la modifica Costituzionale, si straccia le vesti e chiede ai Presidenti delle Province di dimettersi per protesta. Ci chiediamo e chiediamo loro: dove eravate quando CGIL -CISL – UIL elencavano e motivavano con estrema precisione i danni che la riforma Renzi avrebbe causato ai Territori con lo smantellamento delle Province? Forse a sostenere la stessa riforma che ora constatate abbia fallito? Perchè non avete preso posizione, quando ancora c’era tempo, nelle sedi istituzionali per opporvi? Le risposte sono scontate e non serve che vengano palesate”. Inizia così la nota del segretario Cisl Marche Giuseppe Donati che, prendendo spunto dalle province, affronta le problematiche della camera di commercio unica regionale.
Donati che spiega: “Questi illuminati politici dovrebbero rendersi conto che non è solo questione di denari da mettere in più o in meno a livello nazionale. Il danno causato all’immagine e alla credibilità di un Ente e dei professionisti che vi lavoravano, da una campagna politica demagogica, cinica ed irresponsabile, non potranno certamente essere compensati da 100 milioni in più o in meno. Certo, servirebbero, almeno, a salvare le Province dal fallimento finanziario in molti casi indotto da tagli scriteriati ai trasferimenti. Servirebbe invece un pò di umiltà politica, l’ammissione dell’errore commesso e la conseguente marcia indietro sulla natura delle Province. Forse non se ne sono accorti a Roma ma il referendum è stato bocciato, quindi in assenza di riforma Costituzionale anche le Province devono riacquisire lo status precedente di Enti di primo livello. Quanto pare però la lezione delle Province ai politici marchigiani e fermani non è servita granchè. Sfasciate le Province ora tocca alle Camere di Commercio ? Stessa procedura e stessa mentalità. Dal 2014 il Governo ha proceduto a tagliare per legge i diritti camerali del 50% rendendo di fatto impossibile lasciare inalterato il sistema com’era ed ora si vuole procedere ad un accorpamento “forzato” anche di quelle realtà che potrebbero esistere tranquillamente perchè ben oltre le 75.000 imprese rappresentate”.
Il segretario Cisl aggiunge: “Il territorio di Fermo, dopo l’attacco all’Ente Provinciale e quindi ai servizi che tale Ente dovrebbe garantire ai cittadini ( sicurezza stradale, manutenzione delle strade ed edilizia scolastica) si prepara a perdere anche la Camera di Commercio nello status originario di Ente camerale autonomo per trasformarlo in semplice presidio. Anche in questo caso… tutto accorpato ad Ancona. La CISL FP Marche Area Territoriale di Fermo non può che esprimere forte perplessità per un’operazione di “ammucchiata forzata” che farà perdere l’ennesimo pezzo di rappresentanza e di Servizi ai cittadini e alle imprese del fermano. La CISL FP lo sostiene da cinque anni a questa parte, inascoltata come sempre fino almeno a quando i “politici coccodrilli” non inizieranno a piangere, che a danno del fermano si sta attuando, con il benestare “supino” degli stessi rappresentanti votati ed eletti in questo territorio, alla progressiva destrutturazione, con conseguente desertificazione, della Pubblica Amministrazione, dei livelli di rappresentanza ed il taglio di Servizi ai cittadini e alle imprese presenti nella provincia. La Camera di Commercio di Fermo è stata da sempre un punto di riferimento delle attività produttive del territorio. E’ prima di tutto l’interlocutore delle oltre 25.000 imprese che in provincia di Fermo producono, trasportano o scambiano beni e servizi e delle categorie economiche che le rappresentano; è anche un’Istituzione al servizio dei cittadini e dei consumatori, attiva accanto agli Enti locali per lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio fermano. E’ un Ente sprecone? Nemmeno per sogno. Bastano i dati che seguono per comprendere che
almeno a Fermo gli sprechi non esistono. Attualmente, per effetto di norme vincolistiche in termini occupazionali, l’ente opera in una situazione di “sottoccupazione” elevata essendo in servizio solo il 56% degli addetti previsti in pianta organica; pianta organica che prevede 25 unità lavorative, compreso il Dirigente. Invece questa è la situazione: Parte delle funzioni istituzionali vengono svolte con l’ausilio di personale a tempo determinato. La CISL FP Marche non vuole assolutamente che al danno si unisca anche la beffa. A fine luglio e fine settembre scadranno i contratti a tempo determinato di due dipendenti che sono integrati nello scarsissimo organico della Camera di Commercio di Fermo. Ogni sforzo possibile dovrà essere fatto, anche da parte dei “politici coccodrilli” e di quelli che pur avendo preso voti nel fermano non hanno difeso una sua eccellenza come l’Ente Camerale, perchè questi posti di lavoro possano essere conservati. Tutto ciò in attesa della messa in atto della stabilizzazione del personale prevista dalla riforma Madia per chi ne avesse i requisiti. Se è vero che la stessa relazione di Unioncamere Marche prevede per il presidio di Fermo 16 unità ed oggi ne sono presenti 14, prima che si attuino forme di compensazione con mobilità, questi posti, secondo la CISL FP, dovrebbero essere coperti con stabilizzazioni o nuove assunzioni. Appare evidente che in tutto il percorso messo in atto per costringere le Camere di Commercio delle Marche ad “ammucchiarsi” in un solo Ente, scelta fatta solo da Valle d’Aosta, Umbria, Molise e Basilicata, si è dimenticato un fatto ( oppure ha fatto comodo dimenticarlo): la struttura economica imprenditoriale del “fermano” è costituita in prevalenza da PMI (Piccole e Medie Imprese) ed è caratterizzata dalla presenza nel territorio del più grande distretto italiano delle calzature. Ecco perchè ottenere almeno due Camere di Commercio nelle Marche era non solo doveroso ma anche strategico. Fermo e Macerata potevano e dovevano restare unite ( con Ascoli Piceno sarebbe stato anche meglio) perchè insieme rappresentano un tessuto economico peculiare e diverso rispetto al resto dei territori. C’erano i numeri ed anche le opportunità. E’ mancata la volontà politica e l’appoggio di chi ricopre la carica istituzionale grazie ai voti dei fermani. Almeno collaboriamo insieme uniti per non lasciare altri giovani senza posto di lavoro. Perchè i coccodrilli, prima dimenticano poi…piangono”.
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