Scott Henderson e il direttore della struttura Luigi Catini
MONTEGRANARO – L’hotel Horizon fa incetta di vip. Grazie alla disponibilità del direttore Luigi Catini, domenica sera abbiamo avuto la possibilità di incontrare un mito del giornalismo sportivo come Bruno Pizzul ( leggi il nostro articolo ), ieri, invece, spazio alla musica jazz e fusion con Scott Henderson.
Il celebre chitarrista statunitense si è infatti esibito a SantElpidio a Mare con il Trio che lo sta accompagnando in tour. Per il soggiorno, però, ecco nuovamente tornare alla ribalta la struttura veregrense.
L’ingresso dell’hotel Horizon
“Ad essere sincero non conosco bene questa parte specifica dell’Italia – l’approccio del musicista che, ovviamente, si è relazionato a noi nella sua lingua madre -, so che siamo vicinissimi al mare e vicini alle colline. La città sede dello spettacolo (dunque Sant’Elpidio a Mare, ndr) ha marcati lineamenti storici mentre di questa città, dove di fatto ho solo soggiornato, ho apprezzato in pratica solo l’hotel. Gli italiani in genere, per come ho avuto modo di relazionarmici io, li trovo amichevoli e socievoli. Siete un popolo caldo, in genere mostrate palesemente le vostre emozioni. Qui ho riscontrato gli stessi piacevoli atteggiamenti”.
Nato nel 1954, spirito frizzante e giovanile, l’arte di Henderson non si rivolge al pubblico di massa ma a cultori di nicchia, a coloro i quali cercano cioè tra le caratteristiche proprie del jazz e della fusion emozioni raffinate, passanti per schemi melodici ed armonici non convenzionati.
Una simpatica quota rosa dello staff di Henderson
“Ho gradito molto la cucina di queste parti – sorride il chitarrista cercando la parola esatta, vale a dire lasagne -. Quel tipo di piatto qui non è proprio come lo si trova ovunque oltre oceano”. Affermato alla platea di riferimento grazie alle collaborazioni con mostri sacri del genere, quali l’Elektric Band di Chick Corea e gli Zawinul Syndicate, sale definitivamente all’olimpo del segmento musicale grazie ai Tribal Tech, con al basso il maestro Gary Willis.
“Devo fare un passo indietro nelle descrizioni del Fermano – afferma dopo avergli insegnato il nome territoriale della nostra provincia -, dicevo di mare e collina in precedenza. Devo aggiungere un altro aspetto: da qui al punto del concerto, per il tragitto, ho avuto modo di ammirare il paesaggio naturale. Al di la degli edifici industriali ed abitativi ho notato che siete immersi nella campagna, per un relax che viene automatico allo sguardo rispetto agli scenari di città, magari moderni ed affascinanti, ma decisamente molto più frenetici e caotici”.
Paolo Gaudenzi
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