Il lago di Pilato si è prosciugato, ma il Chirocefalo del Marchesoni grazie alle sue notevoli capacità di adattamento, non solo è salvo ma «è riuscito a raggiungere la maturità sessuale ad accoppiarsi e a deporre le uova, che schiuderanno il prossimo anno». A precisarlo è la biologa e guida del Parco dei Sibillini Maria Gaetana Barelli: «Le guide del parco – fa sapere – che sorvegliano da più di un mese il bacino, avevano comunicato il prosciugamento da diversi giorni. Addirittura il primo bacino è prosciugato da una settimana. Il prosciugamento è dovuto all’abbassamento del livello della faida sottostante la conca lacustre. Il prosciugamento non giunge inaspettato, considerando il livello dell’acqua al momento dello scioglimento delle nevi sapevamo che il bacino non si sarebbe mantenuto oltre il mese di luglio. Tuttavia la cosa importante è che il Chirocephalus marchesonii è riuscito a raggiungere la maturità sessuale ad accoppiarsi e a deporre le uova, che schiuderanno il prossimo anno. Siamo in tanti a studiare e a monitorare il bacino lacustre del lago di Pilato e le nostre ricerche stanno verificando se gli eventi sismici avvenuti in questa area possano aver danneggiato lo strato impermeabile della falda idrica sottostante la conca lacustre».
Gli esperti invitano tutti coloro che si recheranno sul Lago di Pilato da qui alla prossima primavera a non entrare per alcuna ragione nei suoi invasi per non correre il rischio di calpestare le uova.
A sottolineare le caratteristiche del Chirocephalus marchesonii è David Fiacchini, biologo e docente. «E’ un crostaceo branchiopode, anostraco (senza carapace, ovvero privo di esoscheletro rigido esterno) endemico del Lago di Pilato (in tutto il mondovive solo lì).
Scoperto per la prima volta nel 1954 dal professor Vittorio Marchesoni, all’epoca direttore dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino, durante una delle sue periodiche escursioni nei Monti Sibillini, solo qualche anno più tardi (1957) venne ufficialmente descritto come nuova specie dagli entomologi Ruffo e Vesentini che, giustamente, decisero di dedicare il nome scientifico al botanico trentino. “Cugino” di questo gamberetto è il Chirocefalo della Sibilla, che vive sempre all’interno del Parco nazionale dei Monti Sibillini nella pozza temporanea denominata “il laghetto” di Palazzo Borghese (sul versante orientale dell’omonima vetta)».
Nelle foto scattate lo scorso 25 giugno da Gianluca Vignaroli il Chirocefalo era già vicino alla maturità sessuale
Fiacchini sottolinea la capacità di adattamento. «La caratteristica più interessante di questi particolari animali consiste nel loro adattamento ad ambienti sottoposti a forti stress stagionali, quali raccolte d’acqua temporanee e piccoli bacini astatici, caratterizzati da un periodo di completa assenza dell’acqua (prosciugamento/congelamento) e/o da fluttuazioni di livello e, di conseguenza, anche da oscillazioni – a volte notevoli – dei principali parametri fisico-chimici.
Gli adulti non riescono a sopravvivere ai periodi difficili (siccità, congelamento, alterazione parametri chimico-fisici), ma l’adattamento a tali ambienti estremi è garantito – a riproduzione avvenuta – dallo sviluppo di forme di resistenza dette cisti: si tratta di uova all’interno delle quali l’embrione, il cui sviluppo è arrestato alle fasi iniziali (stadio di “gastrula”), è isolato da una parete protettiva che gli consente di conservare la vitalità fino a che non si ripresentano le condizioni ambientali (temperatura, pH, acqua, ecc.) idonee alla schiusa.
Le microscopiche cisti restano tra i sassi e il limo delle pozze prosciugate o al di sotto della coltre di ghiaccio. In estati siccitose come queste, dunque, le forme di resistenza dei chirocefali sono “al sicuro” tra le pietre dei bacini prosciugati: è fondamentale, dunque, evitare di calpestare il fondo e i bordi di questi ambienti. Le cisti resistono a condizioni ambientali estreme per mesi o anni, ma vengono danneggiate o distrutte dal calpestio degli scarponcini di escursionisti troppo curiosi. Se nei prossimi giorni dovesse capitarvi di fare un trekking al Lago di Pilato, evitate di camminare verso i due bacini oramai secchi: il Chirocefalo del Marchesoni ringrazia.
Fiacchini sottolinea anche la necessità di ulteriori approfondimenti: «è vero che anche in passato il Lago di Pilato si è prosciugato del tutto. La scomparsa dell’acqua in superficie, dunque, è derivante da una scarsa “ricarica” della falda in quota (carenza di neve e acqua nel periodo invernale-primaverile) oppure le scosse sismiche del 2016 hanno prodotto qualche danno nella porzione ipogea? E’ stato attivato un monitoraggio dal Parco nazionale dei Monti Sibillini e non resta che aspettare le conclusioni del team di esperti».
(a.p.)
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