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Scacco matto alla contraffazione:
operazione ‘Falso d’Autore’
otto arresti nel Fermano
(VIDEO INTERVISTA)

FERMO -  "Una falsa Gioconda fatta con i veri pennelli di Leonardo" ha dichiarato il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Ciro La Volla. Nella banda, infatti, due ex dipendenti di aziende del marchio preso di mira dalla contraffazione. In azione i carabinieri di Ascoli e di Fermo su mandato della magistratura fermana. Tutti i dettagli nella conferenza stampa presieduta dal procuratore della Repubblica di Fermo, Domenico Seccia e dai vertici provinciali e fermani dei carabinieri. Sequestrate oltre mille calzature di pregio  già contraffatte e inscatolate pronte alla vendita sul mercato della zona costiera della provincia di Fermo e Macerata
Il Maggiore Nicola Gismondi comandante del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Ascoli

di Paolo Paoletti

Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri di Ascoli Piceno e di Fermo stanno conducendo una maxi operazione contro la contraffazione e la commercializzazione di calzature di pregio falsificate. Al momento otto gli arresti eseguiti su mandato della magistratura di Fermo. Si tratta di un’organizzazione criminosa dedita proprio alla contraffazione dei marchi di lusso, nello specifico di calzature taroccate. Un’organizzazione con connessioni con la Romania e che aveva capacità ed un modus operandi  tale da poter eseguire l’attività  con altissima professionalità ed organizzazione. A rendere l’idea della particolarità del fenomeno il fatto che si trattasse di un sodalizio composto per la stragrande maggioranza da incensurati provenienti da Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare e dal maceratese, che avevano già avuto precedenti lavorativi nel distretto calzaturiero e nello specifico nell’azienda vittima della contraffazione.  “Una falsa Gioconda fatta con i veri pennelli di Leonardo” ha spiegatgo il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Ciro La Volla.

Sequestrate oltre mille calzature di pregio  già contraffatte e inscatolate pronte alla vendita sul mercato della zona costiera della provincia di Fermo e Macerata. Non risultano invece esserci state   forme di commercializzazione online. 

LE INDAGINI 

A presentare gli esiti dell’operazione, ancora in fase di completamento, il Procuratore della Repubblica di Fermo Domenico Seccia: “Una tematica, quella della contraffazione, molto sentita nell’ambito dell’attività imprenditoriale del distretto locale. La Procura, attraverso il certosino lavoro svolto dal Comando Provinciale dei carabinieri di Ascoli e di Fermo,  fatto di monitoraggi, osservazione, raccolta informazioni, ha portato ad 8 accoglimenti della richiesta di custodia cautelare. A  conferma della qualità investigativa. Siamo in fase di completamento dell’attività investigativa per risalire ad ulteriori livelli di responsabilità”. Con lui il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Ciro La Volla,  il Maggiore Nicola Gismondi comandante del  Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Ascoli e il sottotenente Rocco Orsini comandante del NORM della Compagnia Carabinieri Fermo.

“A seguito della serie di furti che aveva colpito numerosi opifici per la produzione di calzature e la lavorazione di pellame nel Fermano, il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Ascoli – fanno sapere i militari dell’Arma – hanno posto in essere una mirata attività info-investigativa che ha consentito di acclarare la presenza sul territorio di un sodalizio criminoso dedito alla contraffazione di prodotti di pregio, soprattutto a marchio di una nota griffe italiana. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Piscitelli, grazie all’analisi incrociata tra i dati raccolti durante i servizi di osservazione, controllo e pedinamento, hanno consentito inizialmente di individuare il promotore e il costitutore della compagine associativa e successivamente, attraverso le attività tecniche di intercettazione telefonica e analisi del traffico telefonico sulle utenze nella loro disponibilità, di identificare tutti i sodali dei quali poi, nelle settimane successive, si distinguevano i singoli ruoli in seno al sodalizio anche individuando i locali dove veniva materialmente posta in essere l’attività di contraffazione, uno adibito a opificio e l’altro a deposito, entrambi a Porto Sant’Elpidio“.

IL MODUS OPERANDI DELL’ORGANIZZAZIONE

“Nel corso dell’indagine – ha spiegato il Maggiore Nicola Gismondi comandante Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Ascoli – si è accertato che gli indagati, utilizzando pellame di proprietà di due sodali e anche pellame di provenienza furtiva, nonché timbri e cliché metallici, calzature originali adibite come campionario, tutto di provenienza da furti poiché asportate dal promotore e dal costitutore dell’associazione in una loro precedente esperienza lavorativa per conto del gruppo di una nota griffe italiana (Prada), hanno realizzato quantitativi rilevanti di calzature di pregio da destinare alla vendita, soprattutto dello stesso conosciutissimo marchio nazionale, con l’aggravante di aver condotto l’attività in modo sistemico, ovvero attraverso l’allestimento di mezzi e attività organizzate”.

Le indagini condotte dal nucleo investigativo hanno in particolare consentito anche di acclarare che la compagine associativa, attraverso due sodali, provvedeva a rifornirsi parallelamente di fondi in gomma per la calzatura da contraffare, provenienti da una ditta che aveva in essere un legittimo contratto di fornitura dello stesso materiale con il gruppo italiano, e a soddisfare in proprio alla realizzazione delle etichette adesive riportanti lo stesso marchio da applicare sulla confezione di calzature contraffatte.

CHI SONO GLI ARRESTATI

E così nei confronti di otto persone il gip Marcello Caporale, concordando appieno con l’ipotesi investigativa del pm, suffragata dagli innumerevoli riscontri ottenuti dal nucleo investigativo, il 4 agosto ha emesso misure restrittive della libertà personale. A far riflettere il fatto che si tratta per la maggior parte di soggetti incensurati provenienti dal territorio di Sant’Elpidio a Mare, Porto Sant’Elpidio e dalla provincia di Macerata.  Solo uno il soggetto proveniente da fuori regione, ovvero da Napoli. Si tratta di tre indagati destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere: C.L. del 1968, O.M. del 1966 e D.L.R. del 1963 (napoletano). Il primo individuato come promotore poiché già capofabbrica presso uno stabilimento del noto gruppo italiano a Civitanova Marche, ha creato una ditta con sede legale a Porto Sant’Elpidio al fine di celare l’attività illecita di contraffazione, provvedendo personalmente a coordinare le varie attività dei sodali, a intrattenere i rapporti con i vari fornitori, a gestire insieme alla moglie lo stoccaggio e le consegne delle calzature contraffatte ai clienti, a rifornire le etichette da applicare sui prodotti contraffatti, a gestire il rifornimento di tutti gli accessori per la realizzazione delle calzature contraffatte e a tenere i contatti con i clienti delle calzature contraffatte.

Il secondo, costitutore, poiché già impiegato presso una ditta del noto gruppo in qualità di tagliatore di pellame, insieme a C.L. provvedeva a creare la rete dei fornitori di materiale e di collaboratori per la produzione delle calzature contraffatte da porre in commercio, a curare i rapporti con i fornitori delle materie prime e con i partner romeni che provvedevano alla realizzazione di una parte delle calzature contraffatte.

Il terzo come partecipante poiché curava il reperimento di accessori, cliché, fustelle e stampi dei marchi contraffatti e teneva i contatti con i clienti delle calzature contraffatte.

A loro tre si aggiungono 5 indagati destinatari di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari: B.M. del 1969, partecipante poiché, coniuge di C.L. curava il trasferimento delle calzature contraffatte dall’opificio illegale al magazzino, R.R. del 1968 (del maceratese), poiché curava il reperimento dei fondi utilizzati per la contraffazione delle calzature, B.A. del 1966, partecipante poiché curava il reperimento del pellame impiegato nella contraffazione delle calzature, S.D. del 1977 (del maceratese) poiché anche lui curava il reperimento del pellame impiegato nella contraffazione delle calzature, e infine P.F. del 1976, partecipante poiché curava la stampa delle etichette con marchio del noto gruppo italiano da apporre sulle calzature contraffatte.

I SEQUESTRI

Le attività di perquisizione sia nei domicili degli indagati che nei locali adibiti alla lavorazione e allo stoccaggio dei beni contraffatti, hanno permesso di rinvenire e porre sotto sequestro oltre 1000 paia di calzature contraffatte, soprattutto di un noto gruppo italiano e ingenti quantitativi di materiale utilizzato per la contraffazione, ossia cliché, macchine e vari accessori. 


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1 commento

  1. 1
    Gianluca Mecozzi il 26 Agosto 2017 alle 10:35

    PER SEQUESTRARE 1000 PAIA DI SCARPE GRIFFATE FALSE BASTEREBBE FARE IL LUNGOMARE SUD DI CIVITANOVA ….
    OPPURE ANDARE A PORTO S.ELPIDIO DOVE C’E’ UNA BOUTIQUE DEL FALSO A CIELO APERTO.
    PERO’ DOPO LI’ CHI INTERVIENE MAGARI PASSEREBBE ANCHE DA RAZZISTA FORSE….

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