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Crisi, le richieste di Confindustria
Melchiorri: “A Roma capiscano
che siamo una piccola Ilva”

FERMO - Il presidente di Confindustria Fermo: "Noi imprenditori dobbiamo fare qualcosa: a cominciare dalle nostre dimensioni, troppo piccole per reggere il mercato. Dobbiamo muoverci insieme, fare sistema anche tra imprese concorrenti, anche a livello di stile e design di cui ognuno di noi è invece geloso"

 

Il presidente Giampietro Melchiorri

Una territoriale a più facce quella guidata da Giampietro Melchiorri, presidente di Confindustria Fermo e vice di Confindustria Centro Adriatico. “La crescita nel Fermano, soprattutto per alcuni settori, è una chimera. Specialmente per il comparto calzaturiero che comprende il calzaturificio, il suolificio, l’accessorista. Servono soluzioni mirate e – fa sapere il presidente Confindustria-Fermo – rapide a cominciare dal riconoscimento della crisi di settore”. Al contempo c’è il mondo della meccanica, dell’agroalimentare (+29% di export nei primi sei mesi del 2017), dei gioielli e quello della chimica (+30%) che ha ripreso a correre, soprattutto a livello di export.

L’autunno ha fatto esplodere situazioni monitorate da tempo, con il rischio di perdita di lavoro per centinaia di persone all’interno del comparto calzaturiero che rappresenta il 70% dell’economia di Fermo. “Seguiamo ogni giorno la situazione, intervenendo come supporto a livello sindacale e aprendo tavoli in Regione e a livello nazionale, ma la questione va affrontata, per il calzaturiero, con politiche industriali mirate, al momento assenti. Per questo non fermiamo l’azione di lobby a ogni livello, ripresa con il Tavolo per lo Sviluppo in provincia e che vogliamo far diventare un tavolo nazionale per affrontarla con strumenti specifici. Bisogna far capire a Roma che siamo una piccola Ilva”.

La situazione è precipitata per una serie di motivi: “Un calo dei mercati di riferimento, la perdita di alcune griffe che hanno portato via il lavoro dal nostro distretto, la perdita di appeal per i marchi che producono per la Grande distribuzione. A fronte di questo sono emersi gli ultimi casi, con quello relativo al Gruppo Formentini che preoccupa l’intero settore”.

Siamo di fronte a un problema di costo del lavoro, che rende il distretto calzaturiero fermano-maceratese meno competitivo: “La concorrenza dei paesi dell’est Europa si somma a quella di altri distretti, specialmente del sud Italia, che riescono a garantire prodotti di qualità, non al nostro livello visto che noi investiamo in formazione e macchinari come nessun altro luogo, a un costo minore grazie a politiche fiscali mirate”.

Per diminuire i costi, e riprendere fette di mercato riconoscere l’area di crisi complessa è la strada: “Ne discuteremo con i colleghi di Macerata, perché è fondamentale identificare l’area di riferimento per ottenere il riconoscimento”. Questa è la prima richiesta da avanzare alla politica: “Possiamo anche parlare di defiscalizzazione di campionari, ma la vera necessità è ridurre il costo del lavoro, perché altrimenti è impossibile incidere sul prezzo delle calzature, che non può calare se vogliamo mantenere la qualità. Se in altre zone d’Italia una decolté si produce a 40 euro, diventa complicato continuare a vendere le nostre a 70. Serve lo stato di crisi specifico”.

Oltre alla calzatura, però, c’è un altro settore che preoccupa il presidente di Confindustria Fermo: “E’ l’edilizia. Il settore immobiliare è fermo: solo poche ristrutturazioni e il post terremoto che al momento non ha prodotto un movimento economico per le imprese territoriali”.

Melchiorri lancia però anche un appello agli associati: “Noi imprenditori dobbiamo fare qualcosa: a cominciare dalle nostre dimensioni, troppo piccole per reggere il mercato. Dobbiamo muoverci insieme, fare sistema anche tra imprese concorrenti, anche a livello di stile e design di cui ognuno di noi è invece geloso.

Come associazione diamo strumenti, gli ultimi sono quelli legati all’internazionalizzazione, ma serve un salto culturale. Aggredire insieme un mercato è fondamentale, altrimenti è impensabile entrare in Paesi come Stati Uniti o la Cina, per citare due realtà di cui tutti parlano spesso senza rendersi conto di come affrontarle. Muoversi insieme significa comprare materie prime con un unico ordine, significa prendere consulenti comuni, stand unici in una fiera all’estero, magari passando per Confindustria che ha messo a disposizione realtà di consulenza come quella di Bureau Van Dijck che sanno analizzare i mercati da ogni punto di vista”.


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