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A Montegranaro il Pd rinnova il direttivo e conferma Laura Latini segretaria

POLITICA - Un'interessante riflessione della Latini con un ringraziamento ai militanti, al futuro segretario provinciale Alessandrini e a tutti i livelli del partito

Paolo Nicolai, Fabiano Alessandrini e Laura Latini

Aliberti Mariella, Basso Roberto, Boncori Stefano, Cameli Luigi, Capponi Rosario, Girotti Luca, Lupetti Sergio, Perugini Aronne, Pochi Pierpaola e Valentini Marco: sono i membri del direttivo del circolo del Partito Democratico di Montegranaro, eletto lo scorso 15 ottobre.

“Un congresso in concomitanza con un compleanno – scrive la riconfermata segretaria Laura Latini – è un’ottima occasione per riflettere. Il Pd, purtroppo per i nostalgici, non è il Pci, ma l’Italia e il mondo non sono più gli stessi. Allora si parlava di Internazionale, oggi è scontata persino la globalizzazione. Negli anni ’70 e ’80 il problema, in molti casi, era quello di calmierare gli entusiasmi di giovani che si facevano tirar per la giacca da estremisti e delinquenti e si sporcavano le mani per cause non ancora certe. Adesso il problema è trovare un giovane che sappia chi è il ministro della difesa. Credo che l’una e l’altra cosa siano comunque foriere di sventure: la sordità e l’ignoranza portano alla violenza; ed oggi di violenza ne abbiamo in avanzo. Quella di Trump e di Kim Jon-un, quella degli attentati in America e in Europa, quella della polizia contro i catalani, quella di alcune multinazionali in Sud America. La violenza di una guerra alle porte d’Europa – spesso combattuta con armi europee e con finanziamenti di provenienza oscura, almeno per chi non vuol vedere – che esaspera ed uccide centinaia di migliaia di persone portandole a preferire la fuga, tanto sono rassegnate. Ma immaginate lontanamente di quale disperazione sia carico un genitore che sceglie di imbarcare un bambino di pochi mesi che potrebbe morire in mezzo al mare (per freddo, per naufragio, per aver contratto malattie dovute alle condizioni igieniche…)? fargli percorrere, molto spesso a piedi, distanze abissali, per arrivare in un posto in cui le persone non parlano la tua lingua, non hanno la tua cultura e religione, dove non hai nessuno con cui piangere le tue disgrazie, non hai un lavoro, non hai un tetto sulla testa, hai solo la speranza, perché in fondo, niente può essere peggio che stare sotto le bombe, nulla più che vedere i tuoi familiari maciullati sotto una violenza inaudita.

Cosa trovano quando arrivano? Trovano un Paese, l’Italia, che ha già i suoi problemi, certo qui nessuno muore sotto le bombe, ma neanche scorrono fiumi di latte e miele.

In Italia ci sono molte persone in difficoltà, a causa di un’economia che stenta a ripartire, nonostante manovre, misure, leggi e strategie; un Paese che è rimasto fermo per vent’anni e che adesso si trova a dover recuperare, nella mentalità e nel modo di fare prima di tutto, il terreno che ha perso mancando occasioni vitali. C’è di più. C’è la divisione, c’è l’arrivismo personale sopra a tutto, c’è il tenersi stretti la poltrona a costo di cambiare cento volte partito, c’è la critica strumentale fatta solo per stare una volta in più sui giornali e in televisione, c’è la voragine che sembra aver ingoiato la maggior parte delle persone che “testa bassa e lavorare” ed ha fatto proliferare, per contrasto, gli opinionisti, chi ha da dire la propria su tutto, almeno dopo essersi fatto una cultura su google. Di certo, a queste persone, non si può chiedere che, da buoni padri, spronino il proprio popolo a cercare una strada sostenibile e complessa di risoluzione ai problemi. Per vent’anni ci siamo sentiti dare soluzioni facili, fino ad arrivare agli slogan di oggi, a quelle frasi che sarebbero indegne anche per una tifoseria calcistica, figuriamoci per un politico. No, quelle persone cavalcano l’onda, fomentano le paure mettendo tutti contro tutti, in una mattanza che altro non è se non la guerra fra poveri. Da una parte spaventano e mettono in guardia sulla situazione attuale e dall’altra promettono vacche grasse, ad una condizione, che vengano votati; perché loro no, non sono come gli altri. Quelli stessi che dicono che tutti gli immigrati sono delinquenti, che tutti i carcerati sono persone orrende ed irredimibili, che tutti i gay sono sbagliati, che tutte le donne per arrivare abbiano bisogno di quote rosa o di “fare favori” a qualcuno, che tutti i politici sono corrotti, sostengono che loro no, non sono uguali.

Ed io ci credo, no, non sono uguali. Ed infatti non sono uguali a me, che sono stata accusata di essere silenziosa ed assente, perché non esco mai sulla stampa, non sono uguale a me che anziché cercare qualcuno a cui dare la colpa, lavoro per costruire qualcosa all’interno di un partito che, con tutti i suoi limiti, è l’unico Partito che ha davvero le carte in regola per proporsi come partito di governo. Non sono uguali a me e a tutte le persone che ho incontrato in questa fase di preparazione al congresso, agli iscritti che chiedono dell’amministrazione cittadina, che ti segnalano i problemi, sempre con toni assennati e molta educazione. Non sono uguali a chi fa parte del mio direttivo, tra chi si prende l’impegno di dare ancora il suo tempo ed la sua dedizione e chi per la prima volta decide di mettere il proprio lavoro ed entusiasmo per provare a costruire qualcosa. Non sono uguali ai nostri amministratori, che tutti i giorni stanno al proprio posto a cercare di portare avanti un Comune che gli è stato consegnato franante, inagibile, abbandonato e sull’orlo del dissesto economico. Non sono uguali a chi oggi si prende l’incarico della Segreteria provinciale, e del tutto gratuitamente, ereditando fondamenta solide gettate da chi lo ha preceduto, si spenderà per una Confederazione unita e forte, che possa portare davvero i problemi del territorio a coloro ai quali spettano le decisioni. Perché questa è responsabilità politica, è andare dalle persone, ascoltare i problemi e farsi carico del provare a risolverli, spendendo anni, fiato e salute, e non abbandonando tutto alla prima difficoltà o alla prima incomprensione. E non solo, responsabilità politica è anche parlare con le persone cercando di far comprendere le ragioni che impediscono la scelta della via più facile, problematizzare le questioni senza frasi pubblicitarie. Responsabilità è tornare dopo cinque anni, con la stessa faccia e lo stesso simbolo, a chiedere di nuovo la fiducia, e non cambiarsi la maschera, spalando colpe a destra e manca, tentando così di ricostituire una verginità mai avuta.

E allora auguri, auguri a me ed al mio direttivo, auguri al nuovo segretario provinciale e all’assemblea, auguri a tutti i segretari e ai circoli, auguri agli iscritti, auguri a tutti quelli che si fanno il mazzo alle Feste de l’Unità in tutta Italia per autofinanziarci, auguri a Matteo Renzi, auguri al PD.

Ha molta strada da fare questo partito, quindi a tutti testa bassa e lavorare”.


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