Carriole cariche di macerie, schede elettorali gettate, l’urlo di chi dopo un anno ancora non può fare ritorno a casa e ora deve vedersela anche con la restituzione dei contributi sospesi. E poi le casette in ritardo, la ricostruzione che non parte, il tessuto economico che è lontano dalla ripresa. In centinaia questa mattina i terremotati (ma se ne attendevano di più) che hanno manifestato a Roma a quasi un anno dalle scosse del 26 e 30 ottobre che hanno messo in ginocchio l’entroterra Maceratese e a circa 14 mesi dal primo violento terremoto del 24 agosto che rase al suolo Amatrice. Partenza da piazza del Popolo con le carriole cariche di macerie per testimoniare come nei comuni del cratere non sia stato completato nemmeno questo primo step. «E’ stato chiesto più potere ai sindaci. Poi la questione della macerie: sono state rimosse soprattutto quelle pubbliche, ma ad esempio i cimiteri sono rimasti come erano un anno fa. Abbiamo chiesto di riportare la gente sui territori. Tutto quello che hanno promesso e che non è stato fatto» dice una dei manifestanti, Francesca Forconi.
Presenti a Roma anche i sindaci di Visso Giuliano Pazzaglini e di Cingoli, Filippo Saltamartini. Il corteo partito ha raggiunto Montecitorio, dove si è svolta una assemblea in cui diversi cittadini terremotati hanno raccontato la situazione che si sta vivendo, per poi concludersi intorno alle 12,30 al Pantheon. Sono state anche consegnate tessere elettorali come protesta al governo, su cui è stato scritto «non ci rappresentate», e che poi sono state gettate nelle carriole. Tra i momenti della manifestazione anche l’Inno di Mameli cantato da una soprano insieme ai terremotati. «La manifestazione è andata bene, con una discreta partecipazione, è stata pacifica, c’erano bambini e famiglie – dice Barbara Cacciolari, vice coordinatrice delle Marche di Forza Italia –. Speriamo di aver sollecitato interesse. Si riconosce il commissario De Micheli come una ottima interlocutrice». Tra i temi affrontati: le cassette, ne è stato consegnato solo il 10%, la ricostruzione che non è partita, la situazione delle case di legno temporanee ad oggi abusive e che vanno regolamentate, la situazione di nonna Peppina». Altro punto la restituzione dei contributi sospesi: «ad oggi quelli di Inail e Inps devono essere pagati, con rateizzazione, entro il 31 maggio – spiega Cacciolari –. Però ci saranno dei tavoli dove faremo emendamenti per chiedere i tempi massimi che erano stati accordati al terremoto dell’Emilia e del ’97, Perché vogliamo termini più lunghi, il tessuto economico non è stato ripristinato. Inoltre la zona franca urbana deve essere tale, per aiutare la ripresa economica».
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