Guido Di Fabio nella stagione corrente, tecnico del Martinsicuro, compagine della città natale e di residenza, impegnata nel massimo circuito dilettantistico d’Abruzzo
MARTINSICURO (TE) – Oggi allena la squadra del centro abruzzese dove risiede, dopo averne trovato i natali 52 anni fa, impegnata nel campionato di Eccellenza di competenza. Non per questo, non manca di gettare puntuale l’occhio, ogni domenica, sul risultato portato a maturazione dalla Fermana 2017/18 al triplice fischio.
Tralasciando i trascorsi in gialloblù da tecnico, la mente corre in automatico alle stagioni canarine passate alla storia del calcio italiano che conta tra la fine degli anni ’90 ed i primi del 2000. Dalla C2 alla B, con tanta C1 tra prima e dopo la cadetteria, a battagliare per il centrocampo gialloblù con la fascia da capitano al braccio.
Di Fabio in canarino agli inizi degli anni 2000
Guido Di Fabio non si è perso una tappa della rinnovata Fermana professionistica, quindi, dopo la fetta di torneo disputato, è pronto a tracciare un profilo sull’andamento in terza serie della creatura sportiva del collega Flavio Destro, prima di allargare al relativo panorama calcistico di riferimento.
Di Fabio, consegnato all’archivio il primo quarto di campionato, che valutazione esterna trae della Fermana matricola di Serie C?
“Penso stia disputando un campionato che va di pari passo con gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. Sicuramente si sta facendo rispettare da tutti, lottando alla pari anche con avversari sulla carta proibitivi. Se riesce a risolvere in fretta il problema del gol penso si possa togliere qualche soddisfazione in più rispetto allo scopo minimo della salvezza. Le prestazioni ci sono sempre state, e questo è quello che conta più di ogni altra cosa”.
Allargando il quadro sul torneo, quali sono a suo avviso le squadre che potranno dire la loro sino in fondo?
Di Fabio in gol contro il Savoia, per la prima vittoria in Serie B alla settima di campionato. Finì 3 – 2, sulla panchina della squadra di Torre Annunziata sedeva all’epoca Osvaldo Jaconi
“Le squadre che secondo me lotteranno per la vittoria finale sono il Renate, il Pordenone ( attuale capolista e prossima sfidante dei canarini, domenica ore 14.30 al Bruno Recchioni, ndr) la Sambenedettese ed il Padova. Collettivi importanti ed organici ben inquadrati in campo. A mio avviso sarà una di queste a spuntarla al termine dei giochi”.
Focus territoriale. Uscendo dal seminato canarino, che ne pensa delle marchigiane Fano e Samb, nonchè della sua rappresentante regionale Teramo?
Il cross per la testa di Max Fanesi che valse, sempre tra i Cadetti, la vittoria al Recchioni sull’Atalanta di Vavassori
“Il Fano come ogni anno lotta e soffre, ma essendo abituato a questo tipo di campionato, con l’aiuto dei suoi tifosi, alla fine riuscirà ad emergere dai bassifondi della classifica. La Samb invece ha un buon mix di calciatori giovani ed esperti che col passare delle giornate cresce in personalità e convinzione dei propri mezzi. Alle spalle c’è con una società che non fa mancare niente a nessuno ed una tifoseria tanto calda quanto numerosa. Tutti ingredienti cioè che porteranno i rossoblù a ritagliarsi uno spazio molto importante in questo campionato. Il Teramo invece è una squadra molto giovane ma condivido in pieno la politica della società biancorossa, che l’ha costruita come tale. Sono sicuro che otterrà comunque una salvezza tranquilla, con la valorizzazione di qualche ragazzo”.
Ha nostalgia dei tempi in cui, con il gialloblù addosso, battagliava nel circuito di C1 ( e per una stagione di B senza dimenticare la vittoria della C2 ) per l’allora Fermana Calcio 1920?
“Non ho nostalgia dei tempi in cui giocavo con la Fermana in Serie C e B, ma solo ricordi meravigliosi ed appena se ne presenta l’occasione o ve ne sono le circostanze li tiro fuori orgogliosamente. Sono momenti che fanno parte della mia lunga carriera di calciatore, di cui vado molto fiero. Nel presente e con proiezione futura, vorrei invece cercare di fare un’altra lunga carriera con altrettanti successi, quella di allenatore”.
Paolo Gaudenzi
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