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Biotossine algali nei molluschi bivalvi,
il report di Fichera (Siaoa) sull’Adriatico

MARE - Il dirigente medico-veterinario del Siaoa: "Purtroppo in questo periodo nel medio e alto Adriatico, molti siti produttivi di mitili sono stati chiusi per qualche tempo, fino al ripristino dei valori limite. Negli allevamenti del Fermano è tutto nella normalità"

Sandro Fichera

Il livello di attenzione dei servizi veterinari di Igiene degli Alimenti di Origine Animali sul rischio connesso alla presenza di tossine algali nei molluschi bivalvi, e più precisamente nelle cozze, è costantemente alto e la presenza delle tossine viene continuamente monitorato, dai servizi stessi, con frequenze settimanali o quindicinali nelle zone di produzione marina di mitili. A fare il punto, per la costa fermana e, più in generale marchigiana, sulla delicata questione sanitaria è Sandro Fichera, dirigente medico-veterinario del Siaoa (il servizio di Igiene degli Alimenti di origine animale e derivati), con alta specializzazione in prodotti della pesca, del Dipartimento prevenzione dell’Area vasta 4:

“Questi composti tossici possono attentare alla salute dei consumatori e sono frutto del catabolismo di piccoli organismi fitoplanctonici che, filtrati e digeriti da i molluschi bivalvi, in particolare le cozze che sono grandi filtratori, producono tossine che si vengono ad accumulare nelle parti edibili dei mitili diventando, pertanto, un rischio non indifferente di vera e proprio intossicazione per il consumatore. Il superamento dei limiti stabiliti dalle normative sanitarie, accertate dalle analisi dei campioni prelevati, comporta, da parte dell’autorità  sanitaria competente locale, Siaoa delle Asl l’emissione e la notifica del documento di divieto di raccolta e di commercializzazione dei molluschi bivalvi di quella determinata area di produzione fino al ristabilirsi dei valori di sicurezza, a seguito di successivi accertamenti analitici su ripetuti campionamenti di mitili e acqua del sito produttivo. Vari sono i fattori di sviluppo di queste micro alghe, fitoplancton, che possono colonizzare interi tratti di mare, le cosiddette fioriture algali, e quindi andare a contaminare popolazioni presenti di molluschi bivalvi filtratori. Sicuramente l’eutrofizzazione di origine antropica delle coste e la sempre più frequente migrazione clandestina di specie algali provenienti da mari tropicali e non che avviene con il riversamento nei nostri mari delle acque di zavorra delle navi cisterna o con l’immersione non controllata di molluschi bivalvi esteri contaminati, sono tra le principali cause del riscontro di specie, cosiddette aliene, di alghe tipiche di altri mari e che a volte hanno potenziali tossici non comuni alle nostre alghe autoctone. Purtroppo in questo periodo nel medio e alto Adriatico, molti siti produttivi di mitili sono stati chiusi per qualche tempo, fino al ripristino dei valori limite a causa di riscontro non conforme per le quantità di acido okadaico riscontrate nelle cozze a seguito di monitoraggio”.

Fichera aggiunge: “Tra le tante specie algali, attualmente sono circa 70 quelle che producono tossine, quasi tutte appartengono al gruppo delle Dinoflageilate (generi Alexandrium, Gymnodinium e Dinophysis) e delle Diatomee (genere Nitzschia) e le loro tossine accumulate nei mitili rimangono stabili al calore e quindi anche dopo anche dopo la cottura. Le intossicazioni nell’uomo sono principalmente scaturite dalle tossine lipofiliche , meglio conosciute come, Dsp (Diarrhetic Shellfish Poisoning), tra queste tossine l’acido Okadaico, che causano sintomi sul tratto gastrointestinale con enterite diarroica, nausea, vomito e crampi addominali. Quindi il consumo accidentale di prodotto non controllato e non proveniente da centri di spedizione molluschi (CSM) autorizzati espone il consumatore, per l’ interesse dell’argomentazione, a rischio di intossicazione. Per concludere, la situazione nelle nostre coste marchigiane è sotto controllo e fino ad ora negli allevamenti del Fermano, monitorati bisettimanalmente a cura del servizio di igiene degli alimenti di Origine Animale del Dipartimento di Prevenzione dell’ Area Vasta 4, è tutto nella normalità”.


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