Vive nel palazzo storico di famiglia e lavora con tutto il mondo

Per la rubrica "Donna" l'intervista a Cecilia Romani Adami:“Sogno ancora una casa vicino alla Scala ma sono convinta che nel nostro territorio si possa fare la differenza”

 

di Claudia Mazzaferro

Pochi la conoscono come Fortecuore. Jane Austen lavrebbe scelta come protagonista del suo Sense and Sensibility. Radicatissima nel suo territorio ma quotidianamente proiettata fuori, Cecilia Romani Adami vive a palazzo e lavora con tutto il mondo. Come Fortecuore, un brand a tutti gli effetti che Cecilia ha creato nella comunicazione corporate e territoriale, in due anni ha portato a Fermo, tra gli altri, Lenovo, Hewlett Packard e Instituto Barreira di Valencia. Qui, come donna si racconta per noi.

 

 Fortecuore sta per?

Qualche anno fa, lessi che nell’antichità i papi, i re e le regine, i monaci e le monache, i condottieri a un certo punto della loro vita e all’inizio di una missione riflettevano su ciò che intimamente loro erano e quale fosse il loro progetto di vita da lì in poi. Come Papa Francesco che ha scelto un nome che mai nessun papa ha scelto per secoli: e di quello sta facendo il SEGNO del suo pontificato. Passando a cose piccole, ovvero me: dopo 3 anni di meditazione, non è semplice rinominarsi…l’ho scelto come nome proprio su Facebook e i miei nipoti e i loro amici mi chiamano zia Forte. Al carattere passionale aggiungo un forte pensiero razionale, insieme mi sono serviti moltissimo. Liceo classico e laurea in economia, da 27 anni la professione di comunicazione strategica per molti brand in tutta Italia e la gestione imprenditoriale turistica di un monumento nazionale, bene di famiglia: a Fermo.

 

Cecilia ad un certo punto lascia Fermo per poi tornare.

Morto papà, a 17 anni, è finita l’innocenza. L’università a Bologna mi è sembrata a confronto una lunga vacanza. Milano per lavorare (anche a fianco di Diego Della Valle: grande scuola), sposarmi, divorziare naturalizzandomi come mia seconda patria (se non prima per certi versi). Sogno ancora una casa vicino alla Scala. Ora amo profondamente la dolce vita, la natura delle Marche, ma soprattutto sono convinta che qui, con alte competenze e lavoro di gomito, ci sia la possibilità di fare la differenza: creare economia, circoli virtuosissimi, quasi impossibili altrove.

 

La famiglia, cosa significa per te e che spazio occupa nelle tue scelte?

Non ho figli, sono divorziata da anni, amo la mia famiglia d’origine appassionatamente: i morti e i vivi, i miei nonni e bisnonni, mia madre e mio padre adorati , i fratelli, i sei nipoti. Il mio concetto di famiglia esula dall’essere madre. Questo mi era stato insegnato dall’impegno civile in particolare di mia madre Teresa di mio padre Toto, di mio nonno Piero. Impegno sociale, civile, imprenditoriale.

 

Una riflessione sulla figura femminile nella società contemporanea. Cosa manca, cosa c’è di troppo, cosa abbiamo guadagnato e cosa perso.

Mah. Sono Fortecuore? Guardo dritto il MALE negli occhi e cerco di vincerlo con tutte le mie forze. Questo è come vedo le donne nella società moderna, come nel passato: tutto cambia eppure non ci sono solo i SI nella vita. Vedo anche indeboliti e sovraccarichi e sfruttati molti uomini. Il cambiamento degli usi e costumi è poi esponenziale e velocissimo: le mie nipoti ventenni sono donne emancipate, le mie nipotine dai 5 ai 10 anni giocano a fare le eroine che sfidano l’uomo.

 

Cecilia e Fermo. Cosa ti piace e cosa vorresti cambiare.

Mi piace vederlo esattamente come lo vivo: come fossi una svedese che lo ha scelto per avere qui le radici ma per girare il mondo via web, lavorando nel mondo e con le persone dal mondo. Felici quando arrivano qui: glielo porgo come regalo prezioso.

 

Cecilia e la politica. 

Amo la politica, la considero nel senso alto della parola e non delle poltrone. Credo che ci siano molti politici che sono come me e ricoprono alte cariche. Amo il senso civico. Non sono affatto disfattista, sono tesserata in un partito. Dico la mia.

 

Cecilia e gli uomini. 

Amo le persone speciali, fuori dal vivere comune e di ogni “genere”. Sono stata sposata e credo nel matrimonio anche se il mio è finito malissimo. Sono profondamente innamorata. Adoro condividere un progetto. Quotidianamente amo averli vicino gli uomini: nel lavoro, nell’amicizia, in famiglia. Rispetto moltissimo il pensiero maschile che credo ci completi nella totale diversità. Credo nel sistema coppia, anche se ho imparato che le favole sono cambiate. Bisogna amare prima se stessi: uomini o donne, non c’è differenza nel metodo.

 

Sono abituata ad immaginarti a Palazzo. Dove vivi, lavori, ti muovi, da cui parti e a cui torni.

E’ un palazzo con molte storie in ogni angolo, fatte di vite, di scelte, di amori, di lavoro, di luci, di oggetti, di aria pulita e allegra…quasi non sembra un palazzo: difatti tutti si sentono “a casa”. A volte difficile farli uscire. Quando se ne vanno spero sempre siano rimasti incantati dalla bellezza di Fermo e delle persone del team interno: tutte speciali. Di essersi sentiti “a palazzo, come a casa”.

 

Un consiglio alle giovani donne. Andarsene o restare?

Andarsene per poi tornare. Se restano che si alleino con il mondo che oramai sta arrivando qui ogni giorno e con ogni media: che lo sappiano guardare, conoscere.

 

La tua priorità?

Creare bellezza: economica, umana

 

Palazzo Romani Adami a Fermo


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1 commento

  1. 1
    Francesco Sabatucci il 18 Novembre 2017 alle 18:45

    Tenetevela stretta…..ce ne fossero di persone così!!!!!!

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