Igor Iacopini, secondo da sinistra
di Paolo Gaudenzi e Nunzia Eleuteri
LONDRA (UK)) – La laboriosità e l’ingegno italico oltre confine sono elementi ben noti ai più da sempre, così come la buona cucina marchigiana e, perché no, con accento fermano. E’ una classica formula ancora in voga e, fortunatamente, spesso di successo. In quest’occasione ecco poi a caratterizzare personaggi ed elementi della nostra terra.
Ed è così che Igor Iacopini, 43 anni, nato e cresciuto a Fermo, dal 2006 ha scelto di investire il proprio futuro trasferendosi nella capitale inglese per aprire le porte, l’anno successivo, del Rossodisera, ristorante di cucina marchigiana con prodotti importati direttamente dal territorio. Un’attività basata sul binomio passione e competenza culinaria, elementi valsi di recente niente meno che il Platinum Award 2018, un riconoscimento che ha decretato il ristorante di Iacopini quale “ il miglior ristorante italiano autentico di Londra“, sito al numero 5 di Monmouth Street e contattabile al +44 207 2403683 o presso info@rossodisera.co.uk
Iacopini, quant’è soddisfatto per il prestigioso risultato raggiunto?
“A parte il riconoscimento in sé e per sé, è la certificazione che le ambizioni di undici anni di sforzi si stanno progressivamente concretizzando, una conferma che le scelte sono state giuste e che il lavoro è stato svolto per bene; tanto più se questo viene decretato in una competizione direttamente votata dagli utenti del web”.
A cosa deve il successo?
“Passione e tenacia sono le parole chiave. L’incoscienza della prima ora, nell’abbandonare tutto in Italia e ricominciare da capo sono stati un passaggio fondamentale. Naturalmente con il necessario contributo di tutti, soci e collaboratori, passati e attuali, che ringrazio”.
Una scelta di vita, quella di trasferirsi a Londra, datata 2006. A distanza di oltre un decennio, quali sono i punti di forza del vivere all’estero?
“Nel mio caso specifico, percepire di avere una reale opportunità di crescita nel lavoro. Sul piano umano l’avere acquisito una visione significativamente più ampia”.
Cosa le manca del Fermano? Rimpianti per aver lasciato la terra natia?
“Le radici sono importanti quindi dico sicuramente la famiglia e le amicizie che, per ognuno di noi, rimangono punti fermi per la vita. Più in generale anche il contatto con il territorio e il clima, anche se sono spesso nelle Marche, quindi non ho mai percepito il distacco come definitivo”.
Parliamo del ristorante. Certamente leggendo il nome all’insegna non sono mai mancati clienti italiani e, dunque, riconoscimento a parte, nel corso del tempo che idea si sono fatti della sua cucina?
“La clientela italiana è soddisfatta della genuinità della cucina e della qualità dei prodotti del territorio. Essendo le Marche ancora un’area poco conosciuta per alcuni italiani, anche per loro può rappresentare una sorta di novità. Molti ci considerano, a ragione, una vera e propria enclave marchigiana a Londra”.
In merito invece agli avventori autoctoni, cosa pensano gli inglesi del suo menù?
“Essendo situato a Covent Garden, una delle aree più centrali di Londra, la clientela non italiana è molto varia: gente che vive a in città, gente che viene per lavoro, turisti di vario genere, inglesi o proveniente da altri paesi. Per tutti la cucina marchigiana è una novità, una piacevole sorpresa, molti di loro neanche immaginano che ci sia qualcos’altro oltre Roma e la Toscana. E’ un mondo nuovo che si schiude dentro quattro mura di un casolare dell’800 e tutto lo staff (rigorosamente locale, ndr) contribuisce a far diventare l’esperienza ancora più vivida. Per molti diventa un primo step per approfondire la conoscenza della nostra regione”.
Nel salutarci, che messaggio sente di mandare ai lettori della nostra provincia?
“Naturalmente saluto e ringrazio tutti. Da sempre tutti quelli che ci hanno conosciuto sono diventati nostri amici e sostenitori, e il semplice passaparola ha portato migliaia di marchigiani. Naturalmente invito tutti a venirci a trovare durante i soggiorni londinesi”.
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