Sara Santori:“Non mi piace parlare ma offrire opportunità e soluzioni”

Ieri una bambina che con i pattini ai piedi seguiva il papà tra l’ufficio e il magazzino imparando i trucchi del mestiere e della vita. Oggi una donna determinata, realista, estremamente pratica. Per la rubrica "Donna" l'intervista alla presidente Accessoristi Confindustria:"Ho sempre respirato l’aria dell’azienda e mi piaceva molto riuscire a mettere subito in pratica quello che spiegavano a scuola"

 

di Claudia Mazzaferro

Una laurea in Giurisprudenza, l’amore per lo studio, la lettura e la scrittura. Naturopata per hobby. Sara Santori, figlia d’arte, tra le varie possibilità che la vita le mette di fronte, sceglie di lavorare nell’azienda di famiglia. Una squadra che gioca “in casa”, tra fratelli e cugini, un puzzle perfetto in cui ognuno ricopre il proprio ruolo e che vanta il primato di produzione, a livello nazionale, di un pellame per calzature completamente biodegradabile. Oggi una donna determinata, realista, estremamente pratica. Ieri una bambina che con i pattini ai piedi seguiva il papà tra l’ufficio e il magazzino imparando i trucchi del mestiere e della vita.

 

Un destino già segnato o una scelta fatta con il cuore e la pancia?

“Mi è sempre piaciuto molto studiare, leggere e scrivere testi, ho provato anche a scrivere un racconto! Ma ho sicuramente scelto per passione, ho sempre respirato l’aria dell’azienda e mi piaceva molto riuscire a mettere subito in pratica quello che spiegavano a scuola, anche se a dire il vero qualcosa già sapevo. In realtà ho sempre studiato e lavorato se per lavoro si può intendere in età scolastica partecipare alla vita aziendale. Così già alle elementari accompagnavo mio padre e mio zio a Lineapelle, mi affascinava già moltissimo vedere le nuove collezioni dei colori e dei materiali, una stagione dopo l’altra fino a quando mi sono trovata a doverli ‘pensare’ io invece che andare a vedere quelli degli altri già realizzati. Diciamo che mio padre nel tempo mi ha fatto conoscere un po’ tutti i settori dell’azienda e il loro funzionamento, dal semplice timbro da apporre sui documenti all’andare in giro con i rappresentanti per capire come funziona la vendita e il rapporto con le persone, e così nel tempo libero portavo con me i pattini in azienda e scorrazzavo tra l’ufficio e il magazzino. Crescendo ho affiancato sempre di più mio padre in amministrazione e devo dire che ora, venuto a mancare due anni fa, gli riconosco che mi ha veramente formato, plasmando e smussando gli angoli che ci sono nelle persone che iniziano e non hanno esperienza. Oggi credo di essere all’altezza della situazione anche se dire questo in realtà un po’ mi fa tremare: il mondo va molto veloce là fuori, i mercati, la domanda, le produzioni si spostano continuamente ed equilibri che in passato risultavano ‘duraturi’ per anni oggigiorno vanno riallineati continuamente, giorno per giorno.”

 

Sei amministratore delegato della Santori Pellami e lavori a stretto contatto con tuo fratello. Com’è la convivenza? Stimolante o difficile?

“La convivenza è molto stimolante, lavoriamo insieme anche ai nostri cugini Carlo e Giuseppe e devo dire che siamo un bel team, un puzzle finale ben riuscito incastrando i talenti e le attitudini di ognuno dentro un obiettivo comune. Ognuno ha il suo ruolo e tutto viene condiviso.”

 

Sei anche stata eletta presidente ‘Accessoristi Confindustria’. Ci spieghi questo ruolo?

“E’ la rappresentanza delle aziende che producono accessori per calzature iscritte a Confindustria di Fermo ed Ascoli Piceno, questo a seguito della recente fusine tra le due territoriali. Sono un tipo molto pratico. Non mi piace molto parlare ma andare al dunque ed offrire opportunità e soluzioni ai temi che emergono sul mercato. Per questo negli ultimi sette mesi mi sono impegnata ed in questo devo riconoscere di aver ricevuto un grande appoggio del direttore di Confindustria, Tosi, e del presidente, Merchiorri, nell’organizzare incontri su temi di interesse aziendale pratico e pubblicizzazione delle misure e degli strumenti a favore delle aziende che sono stati improntati a livello statale. Nel corso dei workshop che si sono già svolti abbiamo coinvolto professionisti e consulenti che hanno parlato di rating di legalità, internazionalizzazione dell’azienda e proiezione verso altri mercati con l’ausilio del voucher per l’internazionalizzazione, sicurezza aziendale attraverso le coperture assicurative, cyberisk. E’ in programma per il 2018 un workshop con Coface società di assicurazione crediti per sensibilizzare anche le aziende più piccole e meno strutturate alla sicurezza del credito e altri temi ancora.”

 

Imprenditrice, presidente in Confindustria, moglie e mamma. Tutto a tempo pieno. Come si conciliano questi ruoli nella tua vita?

“Diciamo che riesco abbastanza bene a dosare il tutto ottenendo un risultato soddisfacente, in questo mi aiutano tutte le persone che ho intorno, mio marito, mia madre e lo staff aziendale. Del resto la vita è un compromesso win win con tutte le persone che ne fanno parte ed in questo cerco sempre di andare a cuore aperto e di essere il più sincera e trasparente con tutti. E devo dire che questo viene molto apprezzato dalle persone, che lo percepiscono ‘a pelle’.”

 

Un know-how per la produzione di un pellame biodegradabile per le calzature. Siete unici in Italia. Ci racconti di cosa si tratta?

“Abbiamo iniziato nel 2016 con lo studio di un prodotto che in prima battuta era sostanzialmente metal free ed “ecologico”, con tutto quello che il concetto di ecologia comporta…rispetto della natura, sostenibilità, attenzione alla salute del piede, siamo giunti poi a far sì, tramite una ricetta di produzione particolare, che il prodotto fosse biodegradabile. L’università Alma Mater di Bologna ci ha certificato  questa biodegradabilità al 70% dopo 6 mesi di compostaggio: questo significa che la pelle, gettata nel cassonetto, dopo un anno è tendenzialmente tutta biodegradata. Stiamo pubblicizzando il nostro prodotto a livello internazionale ed oltre, il momento è propizio vista l’attenzione al tema che si sta sviluppando su più fronti. A livello aziendale ci crediamo profondamente e continuiamo a portare avanti il progetto. L’ultima novità è che abbiamo ottenuto la settimana scorsa l’ammissione alla ZDHC Foundation (Zero Discharge of Hazardous Chemicals Programme – www.roadmaptozero.com), un accordo internazionale tra i più importanti gruppi del tessile, abbigliamento ecc. che si impegnano a non utilizzare più entro il 2020 sostanze nocive quali formaldeide, azocoloranti ecc. A latere stiamo cercando di sviluppare un progetto di scarpa biodegradabile creando un accordo tra i produttori delle varie componentistiche della calzatura (collante, fondi, ecc) perché, a volte, vendere il progetto è più facile che vendere il singolo prodotto. Il progetto dà visibilità al fine. Per questo abbiamo realizzato dei campionari di calzature che stiamo testando nella loro biodegradabilità complessiva. Al momento abbiamo testato l’articolo vitello sia per tomaia che per fodera, stiamo lavorando sulla concia delle fodere di maiale per renderle biodegradabili. Il marchio che contraddistingue questa linea si chiama Naturella ed è identificato da un alberello verde.”

 

Sara a sentirti parlare sembri un treno in corsa. Hai lasciato qualcosa in sospeso nella tua vita?

“Bella domanda! In realtà nulla, guarda un po’. Mi stupisco anch’io. Una cosa che volevo fare c’era e l’ho portata a termine qualche anno fa prendendo il diploma di Naturopata, è più una passione personale, diciamo un hobby.”

 

I due valori, i più importanti, che vorresti riuscire a trasmettere ai tuoi figli.

“La determinazione nel conseguire gli obiettivi con fantasia e coraggio nel mettere in pratica i propri sogni.

La fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.”

 

Le radici o le ali, cosa scegli per loro?

“Ce li vorrebbero entrambi, ali per andare e radici per rimanere ancorati a terra, o comunque per tornare. Forse donerei le ali, se siamo stati bravi in fondo le radici dovrebbero averle nei valori che abbiamo cercato di infondere loro. Magari donerei loro una mongolfiera per andare e tornare, ma anche per riuscire a vedere e valutare le cose e le situazioni dall’alto. Nella vita avere una visione complessiva del quadro è fondamentale per dare il giusto peso alla quotidianità e cercare di non perdere la strada.”

 

Viaggiare per andare dove?

“Ovunque… credo sia un modo per arricchirsi interiormente, il solo fatto di visitare una città, dei musei o anche solo dei semplici giardini: è una scoperta che a me personalmente fa stare bene. Questo ho cercato di insegnarlo anche ai miei figli, che in ogni cosa ce ne è un’altra da imparare, che si vede o che devi scoprire da solo o che si trova nella sensazione che la nuova esperienza ti ha suscitato.”

 

Domani cosa farai?

“Vado avanti e mi diverto!!”


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