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Giallo di Mithun, no del gip
a rilascio esami su cellulare e pc.
I legali: «Accertamenti rapidi»

MISTERO DI VILLA CASTELLANO - La famiglia dello studente 26enne aveva fatto ricorso ma il giudice ha risposto negativamente. Gli avvocati: «Interesse comune porre rimedio ai ritardi accumulati»

 

Mithun Rossetti

 

Caso Mithun Rossetti, il gip respinge la richiesta dei familiari che chiedevano il rilascio di quanto acquisito dall’esame di cellulare e computer. I legali: «Ancora più pressante l’esigenza di svolgere rapidamente gli accertamenti».

Sulla vicenda dello studente dell’università di Camerino morto a 26 anni il 7 agosto 2016, trovato impiccato in un annesso di villa Castellano a Porto Sant’Elpidio, pendeva un ricorso al gip Marcello Caporale del tribunale di Fermo, in cui i famigliari di Mithun chiedevano il rilascio di quanto acquisito dall’esame del cellulare e del computer che il giovane usava. Ricorso che nasceva dal rifiuto della procura di concedere il rilascio di quegli accertamenti tecnici. Il gip ha però risposto negativamente alle richieste della famiglia. «Avevamo deciso a suo tempo di insistere nella richiesta di poter contribuire fattivamente e tempestivamente allo svolgimento delle indagini attraverso l’esame diretto da parte dal dottor Calonzi (nostro consulente) di tutti quei dati emersi a seguito dell’uso dei sistemi da quest’ultimo suggeriti ed oggetto dell’ordine precedentemente impartito dal medesimo dott. Caporale in sede di rigetto dell’istanza di archiviazione del caso – scrive l’avvocato Federico Valori, che assiste la famiglia di Mithun insieme al legale Rossano Romagnoli –. Non intendiamo valutare la decisione del gip, alla quale ci rimettiamo, conoscendo lo scrupolo e la sagacia giuridica dello stesso.

Ciò nonostante, riteniamo ancora più pressante a questo punto l’esigenza di svolgere rapidamente gli accertamenti e di consentire, quindi, l’applicazione di tutte le nostre conoscenze onde giungere a quello che riteniamo essere obiettivo comune: il chiarimento, per quanto possibile, di tutti gli aspetti oscuri che costellano la vicenda di Mithun Rossetti e che revocano in serio dubbio la tesi sposata fin da principio del suicidio». I legali aggiungono che al momento non si sa nulla, dato il riserbo degli inquirenti, sull’esame del Dna svolto su campioni prelevati dall’istituto di Medicina legale dell’università di Macerata: «A riguardo non possiamo dire se esso sia in corso in forme tali da escludere la partecipazione dei nostri consulenti ovvero se esso non sia stato ancora disposto – scrivono ancora i legali –; esprimiamo, perciò, l’auspicio che se disposto esso venga esaurito rapidamente consentendo le opportune valutazioni anche ai nostri consulenti, ovvero che esso venga disposto tempestivamente. Crediamo che sia interesse comune e soprattutto interesse dell’opinione pubblica imprimere una decisiva accelerazione che ponga rimedio ai ritardi fino ad ora accumulati». A fine settembre il giudice Caporale aveva disposto la riapertura delle indagini, sottolineando: «le complesse indagini esperite non appaiono complete: giacché da un canto sono stati omessi alcuni accertamenti che potrebbero apportare nuovi e significativi elementi per fare piena luce sull’episodio».


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