Si chiudono per il senatore del Partito Democratico Francesco Verducci cinque anni di legislatura. Anni intensi, duri, spesso appassionanti, come ha rimarcato sul suo profilo Facebook di rientro da Roma.
“Ho fatto del mio meglio, senza risparmiarmi. Ho cercato di fare il più possibile, senza troppi errori. Ho seguito l’istinto, le idee, i valori che mi hanno spinto a fare politica sin da quando ero ragazzo. Sempre, ogni volta, prima di parlare, prima di scrivere, riconoscendo quale fosse la mia parte. ‘Stare dalla parte di chi sta pagando la crisi’. La politica, come la vita, non è un campo neutrale, è fatta di scelte. Per farle, devi avere una visione, un punto di vista.
So per certo che oggi il nostro Paese è più forte e coeso di quanto non fosse nell’inverno di cinque anni fa. Questa legislatura ha introdotto diritti civili e sociali, ha contrastato precarietà e diseguaglianze, è tornata ad investire nel lavoro e nell’istruzione (che sono i pilastri di cittadinanza, emancipazione, inclusione) come non avveniva da decenni.
Non basta, certo. Ma quel che conta sono i passi in avanti fatti. E non tornare indietro. Quando si placheranno il caos e l’isteria della battaglia di potere senza esclusione di colpi che è in corso (e che ha come obiettivo di caccia grossa marginalizzare il Pd, l’unico partito politico autonomo e popolare rimasto), allora questa legislatura verrà giudicata come una delle più riformiste e avanzate, nonostante condizioni di partenza pessime ed un contesto in perenne fibrillazione.
Se, grazie a quanto abbiamo fatto, sono tornati a crescere posti di lavoro, potere d’acquisto delle famiglie, produzione manifatturiera e ordinativi, posti negli asili, immatricolazioni all’università; se sono state varate misure di protezione come il reddito d’inclusione contro la povertà e la legge sul ‘dopo di noi’; se tutto questo è accaduto – e lo è, assolutamente, e potrei fare un elenco molto più lungo – allora sono orgoglioso di aver combattuto e fatto la mia parte in questi anni. Facendo iniziative in cento città. Incontrando e ascoltando mille e mille compagne e compagni di viaggio con cui abbiamo costruito qualcosa di importante, che non andrà perso”.
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