di Don Franco Monterubbianesi
Cari Sindaci della Montagna
Sono don Franco di Capodarco, e vi interpello in qualità di sindaci dei Paesi della Montagna, che hanno ascoltato come me, questa estate, le parole che la Montagna da Smerillo ci ha rivolto.
Ci siamo già riuniti con alcuni di voi a Servigliano su un proposito, ora ampliato a voi 11, che dobbiamo realizzare oggi sino in fondo: creare un coordinamento di voi sindaci, con capofila il Comune di Servigliano, con sede possibilmente in Palazzo Monti, per vivere insieme, soprattutto con i giovani, una nuova cultura dell’accoglienza, che non rifiuti nessuna persona bisognosa di aiuto. Le parole chiave del Convegno di quest’anno sono state “Ascendere per discendere verso gli ultimi”. Per rinnovare il welfare in Italia, perlopiù distrutto nei riguardi delle varie emarginazioni, per superare questo rifiuto razzistico che l’Europa stessa perpetra nei riguardi dei migranti. Accolti ma non inclusi ed integrati.
Quanto poi è vero che abbiamo bisogno di loro per le nostre campagne e per le nostre case. In Italia incombe poi il problema dei disabili, il “dopo di noi”. I profughi potrebbero stringere una forte alleanza con i nostri giovani che vogliono ritornare alla terra, creando strutture di accoglienza per i disabili, soprattutto in realtà agricole. C’è tutto un fermento in Italia su tale punto.
Così da Amandola a Fermo, tale progettualità sta prendendo corpo. Esemplare a Fermo l’esperienza della fattoria sociale dei ragazzi e delle ragazze di Monte Pacini, dove 20 famiglie si sono coinvolte su tale idealità. A Piane di Montegiorgio il Comune ha messo a disposizione un terreno per costruire un laboratorio sociale, che può funzionare per i disabili e i giovani dell’Agrario, in vista anche delle scelte dei giovani di professioni future a servizio dei disabili.
Abbiamo un’ipotesi che sottoporremo al nuovo vescovo di Fermo, che la struttura di San Ruffino, ora inutilizzata, possa servire, da Amandola a tutto il Fermano, come centro promozionale di attività agricole, ma anche alberghiere, dove i giovani si sperimentino nella loro creatività. Trasmettendo ai nostri bei Paesini un concetto di “turismo dei valori”, quello che sull’accoglienza diffusa si può dare.
Su iniziativa dell’Associazione Wega di Amandola è iniziato un corso a maggio di 24 ragazzi NEET, minori, di tutto il territorio fermano, per le attività alberghiere. Il 3 dicembre a Montegiorgio si è detta la costituzione dell’Associazione Retrat Marche, con sede a Monteleone, formata da 15 giovani della sezione giovanile delle ACLI. Vogliono essere i primi attori della ricostruzione dopo il terremoto. Hanno elaborato per voi comuni, dopo la costituzione del vostro coordinamento l’ipotesi di una realizzazione di un distretto dell’economia sociale delle terre dei Farfensi. E’ una grande proposta che vi è stata fatta e di cui dovrete prendere coscienza come strumento anche per gestire bene le risorse da finalizzare alla ricostruzione post-sisma.
Il Comune di Santa Vittoria potrà mettere a disposizione il grande Palazzo Monti per crearvi un centro culturale, anche di formazione per i giovani più grandi, per tutto il territorio. Per il valore culturale del discorso dei farfensi.
Il discorso del Distretto è nello spirito di cui il prof. Mancini dell’Università di Macerata ci parla da tempo che solo dal basso, dalle comunità territoriali vive, dove voi sindaci siete i principali protagonisti e rappresentanti, può rinascere la vera politica che riequilibri l’economia nel rispetto non solo dei diritti, ma anche nelle buone volontà di chi vuole partecipare.
Con questo spirito di accoglienza e condivisione dobbiamo far vivere alle nuove generazioni le parole che ci sono state suggerite nel Convegno “Le parole della Montagna”.
Nella speranza concreta che dall’Ambro, dove la pietà religiosa delle Marche trova la protezione della Vergine dei Sibillini, emani sempre più un rinnovamento religioso in cui la Chiesa fermana tutta, rinnovata del suo nuovo Arcivescovo, ci aiuti a portare avanti, concretamente, tali ideali di accoglienza, con i giovani ispirati al servizio dell’Uomo. Essi soli, uniti ai poveri, sono i veri portatori della Speranza, se animati però dalla Fede e dall’Amore, che Dio opera con noi, l’avvento del Regno sulla Terra.
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