Un contributo alla collettività “da tecnico” più che da candidato sindaco. Lo rimarca Alessandro Felicioni, nella sua nota sul Cineteatro Gigli di Porto Sant’Elpidio.
“Non entro, in questa sede, nel merito delle questioni relative al percorso che ha condotto ad una operazione tanto articolata quanto importante per il paese. Parto dal presupposto che ‘solo chi non fa non sbaglia’ e quindi non mi imbarcherò in polemiche sterili e fini a sé stesse. Sono un tecnico e vorrei dare alla collettività il mio contributo da tecnico. Vorrei quindi permettermi di suggerire possibili accorgimenti e cautele a tutela dell’Amministrazione comunale e quindi della nostra collettività, che potrebbero essere ancora adottati, non essendo stati sottoscritti i contratti preliminari tra loro collegati per l’esecuzione dell’operazione del Cineteatro Gigli.
Innanzitutto va detto che la doppia operazione nasconde oneri tributari ed impegni finanziari ulteriori ed importanti, rispetto alle cifre ventilate. L’acquisto della porzione del Cineteatro Gigli porta con sé, oltre l’IVA (195.100 euro), le imposte ipo-catastali (circa 78.000 euro). L’IVA, seppur solo da un punto di vista finanziario, impatta per un importo non trascurabile; le altre imposte rappresentano anche un aumento secco del costo dell’operazione per l’amministrazione comunale.
La cessione da parte del Comune dei lotti di via Mameli è invece soggetta (tra l’altro) ad imposta di registro nella misura del 9% (circa 108.000 euro). È vero che il preliminare di vendita dei lotti pone a carico dell’acquirente tali imposte, ma è altrettanto vero che se le imposte non verranno pagate da chi compra, l’Agenzia delle Entrate chiederà al Comune di adempiere. Opportuno, sarebbe, quindi, prevedere una fideiussione da parte del privato per l’importo dell’imposta di registro da lui dovuta.
In seconda battuta non sembra essere stato ascoltato il parere dei revisori dei conti del nostro Comune (rif. verbale n. 106 del 27 novembre 2017 in seno alla delibera del consiglio comunale n. 69 del 30/11/2017), i quali avevano evidenziato l’opportunità di valutare attentamente la capacità finanziaria e patrimoniale della società promissaria acquirente. Non sembra che ci si sia preoccupati in tal senso, altrimenti l’Amministrazione avrebbe potuto notare, da semplice visura camerale, che la società versa, da più di tre anni, nella situazione di cui all’articolo 2482-ter c.c.: essa ha un patrimonio netto negativo fin dal bilancio chiuso il 31 dicembre 2012. L’ultimo bilancio depositato (al 31/12/2016) evidenzia un deficit patrimoniale di euro 374.093. In pratica da 5 anni il passivo della società è più alto del suo attivo. Si tratta di una situazione che, secondo il codice civile, non può protrarsi se non per un limitato periodo di tempo (e, nel caso di specie, sono ben 5 anni), fatti salvi gli indispensabili correttivi da parte dei proprietari. La società, in assenza di ricapitalizzazione ad opera dei soci, dovrebbe essere posta in liquidazione con conseguente impossibilità di continuare ad operare sul mercato.
Oltretutto il patrimonio netto negativo, al di là delle ripercussioni di legge, è sintomo di una precaria situazione finanziaria che potrebbe aggravarsi con la contrazione di altri debiti per la realizzazione delle opere previste dai contratti preliminari.
L’eventuale default della società privata (ovvero il suo denegato e non certo auspicato fallimento) causerebbe una serie di conseguenze negative per il Comune, che da una parte non potrebbe più realizzare l’operazione complessiva e dall’altra potrebbe avere grosse difficoltà, nonostante la fideiussione, ad ottenere la restituzione delle somme nel frattempo versate (con rischio, peraltro, di azioni revocatorie per la precarietà manifesta in cui le operazioni sono state condotte). Occorrerebbe quindi subordinare la stipula del preliminare all’avvenuta ricapitalizzazione della società oppure introdurre una penale congrua per la mancata consegna dell’opera, con contestuale rilascio di una garanzia di terzi capienti da attivare in caso di insolvenza della attuale promissaria venditrice.
È inoltre importante notare che sul Cineteatro Gigli è iscritta ipoteca volontaria a favore di un istituto di credito per un importo di euro 1.100.000,00. È vero che l’acquisto deve avvenire una volta liberato il bene dai gravami, ma è altrettanto vero che nessuna garanzia è presente in tal senso. Sarebbe certamente opportuno interloquire in via preliminare con l’istituto mutuante per un preventivo accordo sulla definizione delle condizioni di un’eventuale surrogazione della posizione da parte del Comune e/o sulle eventuali modalità di restrizione del diritto ipotecario per liberare la superficie acquisita dal Comune stesso.
Da ultimo, infine, quanto alla paventata illegittimità dell’atto di vendita dei lotti di via Mameli, sottolineo solo che, per evitare polemiche di ogni genere, l’Amministrazione comunale avrebbe potuto tenere in considerazione (e forse potrebbe ancora, nell’interesse generale e della relativa necessità di trasparenza) la proposta del privato (Azzurro S.r.l.) ad euro 1.200.000,00 ed indire una (ultima) procedura competitiva assumendo tale valore come base d’asta; in tal modo, ferma l’opportunità di accettare l’offerta del privato, si sarebbe potuto (o si potrebbe) verificare l’interesse di altri potenziali acquirenti alle stesse condizioni proposte dall’attuale promissaria acquirente, sgombrando il campo da qualsiasi dubbio”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati