di Andrea Braconi
A Francesco Verducci, senatore del Partito Democratico, la proposta di Pietro Grasso di eliminare le tasse universitarie non era proprio andata giù. “Mi pare chiaro che sia un favore ai ricchi e a chi non ha voglia di studiare – aveva commentato Verducci – È qualunquismo controproducente. Stare con con i poveri e con i meritevoli è tutt’altra cosa”.
Una visione alla quale, secondo Verducci, il Pd è stato capace di dare concretezza in cinque anni di governo, ad esempio con l’introduzione della no tax area per le famiglie meno abbienti. “Uno strumento ‘rivoluzionario’, progressivo, fortemente voluto dal Pd, in vigore da quest’anno con risultati importanti (molte nuove immatricolazioni da fasce sociali in difficoltà), che vogliamo estendere nella prossima legislatura”.
Una legislatura che per il senatore dem sarà all’insegna del diritto alla studio, dell’università e della ricerca con un investimento quinquennale caratterizzato da diversi punti nodali:
– permetta di superare il numero chiuso
– faciliti l’estensione della ‘no tax area’ integrale fino alle famiglie con 30mila euro di reddito,
– introduca livelli essenziali per diritto allo studio e welfare studentesco uguali in tutte le regioni
– porti al reclutamento di 10mila nuovi ricercatori.
Fondamentale, aveva aggiunto Verducci, sarà l’elaborazione di un piano speciale per l’edilizia universitaria, così come lo stanziamento di risorse continuative per la ricerca “in linea con il bando di 400milioni per i Prin appena varato”.
Proposte concrete, aveva concluso, e soprattutto un modo “per rafforzare la crescita e dare protagonismo alle nuove generazioni”.
Ma della proposta Grasso, Liberi e Uguali ha ormai fatto un cavallo di battaglia. “Si tratta di un’idea semplice e chiara – rimarca Giuseppe Buondonno, segretario regionale di Sinistra Italiana ed aderente alla formazione che si presenterà alle elezioni del prossimo 4 marzo – e dimostra come per noi la questione della formazione sarà tra le priorità programmatiche. Fa riferimento alla competitività del nostro Paese, uno tra quelli di Europei che ha la maggiore percentuale di abbandono degli studi universitari. Abbiamo una media di 1.000 euro come tasse universitarie e siamo tra le Nazioni più care, e tra l’altro la spesa del fondo pubblico per l’università è ferma a 10 anni fa a 7 miliardi di euro, quando fu aumentato dall’allora ministro Fabio Mussi. Si tratta dello 0,4% del Pil, sicuramente un dato ancora troppo basso considerando che nel frattempo le tasse universitarie sono aumentate. In Francia, per fare un esempio, costano 180 euro al mese la triennale e 250 il master. Ci sono poi Paesi come la Svezia, la Finlandia e l’Austria in cui le tasse universitarie sono state abolite da tempo e sono anche Paesi che spendono moltissimo sul welfare scolastico ed universitario. Alla luce di tutto questo, di fatto negli ultimi anni l’Italia ha reintrodotto una sorta di selezione di classe, con la rinuncia allo studio da parte di chi non ha i soldi per andare all’università”.
Ma l’abolizione delle tasse favorirebbe o no i più ricchi? “Assolutamente no, e contestualmente Liberi e Uguali propone una forte progressività della fiscalità generale. Quindi, è un investimento sulla competitività e sul futuro del Paese. In Italia solo il 9% degli studenti beneficia delle borse di studio, in Spagna e Germania il 25%, in Francia quasi il 40%. E questo avviene in un contesto nel quale siamo ampiamente sotto la media europea per la spesa generale del sistema scolastico”.
Naturalmente, aggiunge Buondonno, oltre a questo bisognerà investire sul diritto allo studio, sul sostegno per gli alloggi e sul rafforzamento delle borse di studio. “L’università significa sostenere la ricerca e fare in modo che i ragazzi non se ne vadano. Ci sono tanti atenei che non fanno più ricerca da tempo e ci sono tanti talenti che all’università non arrivano per ragioni economiche. E questo è un impoverimento generale del Paese”.
Un’operazione che costerebbe 1,6 miliardi,“in un Paese dove si spendono 98 miliardi per il gioco d’azzardo, dove vengono spesi 16 miliardi per gli incentivi o per i mancati introiti per le aziende dannose ambientalmente, fonte del Ministero dell’Ambiente. Un Paese dove per il Jobs Act sono stati spesi 20 miliardi che non hanno prodotto nulla da un punto di vista occupazionale, se non una maggiore e drammatica precarietà. Ed è pazzesco che gli attacchi alla nostra proposta siano arrivati da chi ha tolto l’Imu sulla prima casa generalizzata a tutti o che continua a mantenere un’Iva indistinta invece di diminuirla sui beni di prima necessità e di aumentarla su quelli di lusso. La progressività del fisco si misura su queste cose”.
“L’università è un diritto universale – conclude Buondonno – e come Liberi e Uguali vogliamo rilanciare questo tema, anche attraverso una proposta di legge che presenteremo nella prossima legislatura sulla gratuità dall’asilo nido all’università. L’accesso al sapere come diritto garantito ai giovani: da questo non si muoviamo”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati