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Spese facili in Regione,
la Cassazione riapre i giochi:
55 politici rischiano il processo

INCHIESTA - Gestione dei fondi destinati ai gruppi consiliari: la Suprema Corte ha annullato il decreto di proscioglimento del Gup di Ancona. Rimessi gli atti, ora i consiglieri e gli addetti coinvolti potrebbero finire a processo

Il palazzo della Regione

‘Spese facili’ in Regione, si riapre il caso. La Cassazione ha annullato il proscioglimento per i 55 consiglieri regionali e addetti alle segreterie dei partiti prosciolti a settembre 2016 per l’inchiesta sull’uso dei contributi dei gruppi tra il 2008 e il 2012. La decisione della Suprema Corte è arrivata ieri sera intorno alle 23. Accogliendo la richiesta della Procura di Ancona, ha decretato l’annullamento dell’ordinanza di proscioglimento del gup di Ancona Zagoreo. La Cassazione ha disposto che gli atti tornino al giudice per l’udienza preliminare e ora i 55 politici rischiano un rinvio a giudizio. L’accusa iniziale era di peculato: la procura aveva contestato la gestione dei fondi destinati all’attività istituzionale, molti dei quali, secondo l’accusa, sarebbero finiti in spese non proprio inerenti l’attività dei gruppi consiliari. Tanto per fare alcuni esempi: il libro sull’orgasmo delle donne, i pasticcini comprati la domenica, cene e regali vari. A fine 2016 però il gup Francesca Zagoreo aveva archiviato la posizione di 50 indagati “perché il fatto non sussiste”, rigettando così la tesi dell’accusa.  C’erano poi state cinque richieste di rito abbreviato e il rinvio a giudizio di altre sei persone. Per un totale di 66 persone coinvolte. Cinque imputati, tra cui l’ex presidente della Regione Gian Mario Spacca, erano stati assolti nel merito con rito abbreviato per insussistenza del fatto. Tra essi c’era anche l’attuale segretario del Pd regionale, Francesco Comi, allora consigliere regionale. Inoltre tre dei sei indagati rinviati a giudizio (Francesco Massi, Massimo Di Furia e Cesare Procaccini) sono stati scagionati lo scorso febbraio dal Tribunale di Ancona anche dalle accuse residue. Mentre per altri tre (Ottavio Brini, Franco Capponi e Enzo Marangoni) è stata concessa la sospensione del processo causa sisma. Ora la decisione della Cassazione potrebbe cambiare totalmente le carte in tavola.


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