Gira per gli uffici del Comune con una certa fretta. E’ in partenza per Ancona. No, il sindaco Nicola Loira, non deve andare a parlare con i vertici regionali delle solite questioni, su tutte il porto. Questa volta al centro della sua trasferta nel capoluogo di regione c’è qualcosa di assolutamente nuovo per la città. Ma anche per la regione e probabilmente per tutt’Italia. Il primo cittadino infatti va a cercare fondi per realizzare una barca-museo del mare a Porto San Giorgio. Sì, museo sui generis, da istallare in una qualche piazza o giardino cittadino.
Si diceva, non un semplice museo seppur in un involucro con le sembianze di un peschereccio: la novità nella novità è che quell’istallazione ha l’obiettivo di traghettare gli eventuali visitatori nella vita marinara di un tempo grazie alle più avanzate tecnologie: all’esterno si tratterebbe, sì, di una struttura a forma di nave, o magari meglio di un peschereccio. Una carena gigantesca. Ma una volta entrati nella pancia dell’imbarcazione si viene catapultati in un’esperienza sensoriale a 360 gradi, un’avventura audio-visiva alla riscoperta della voce del mare e dei pescatori che lo hanno vissuto, che ci sono cresciuti, anche che vi hanno perso la vita. Gioie, duro lavoro ma anche drammi per una quotidianità che ha segnato la storia e le tradizioni di Porto San Giorgio. Una cultura marinara che, però, con la crisi della marineria, rischia di andare dispersa.
Ecco, questo, è quello che i sangiorgesi non vogliono in nessun modo, ed è quello che anche il sindaco Nicola Loira vuole evitare. “Anche la nostra città, con la crisi diffusa che vive la marineria su scala nazionale, rischia di veder venire meno le sue tradizioni. Una cosa che voglio evitare a tutti i costi”. E così si scopre da dove nasce l’idea della nave-museo. “In occasione dell’80esimo anniversario del tragico Fortunale del ’35 abbiamo organizzato un docufilm a teatro, grazie all’impegno e al materiale raccolto dall’antropologo dell’università La Sapienza, Francesco De Melis. A fronte della crisi della marineria è necessario agire per mantenere vive le nostre tradizioni. Con il museo-navetta stiamo parlando di un’esperienza unica, di valenza e richiamo internazionale. Al suo interno, infatti, non troveremmo dei reperti (come in un classico museo) ma vivremmo eventi visivi e sonori a 360 gradi. Si tratta infatti di un museo di “realtà immersiva”, si respirano e si ascoltano il mare e la sua vita in maniera esperienziale grazie a strumenti di altissima risoluzione e una tecnologia digitale avanzata. Per questo vado a Ancona, per cercare dei finanziamenti. Un simile progetto ha dei costi molti elevati (si parla di cifre a sei zeri). Ma io ci credo anche perché sta raccogliendo molti consensi. La città ha bisogno di attrazioni e, al contempo, di rinvigorire la memoria delle sue tradizioni. Credo che un progetto simile ci consentirebbe di centrare il doppio obiettivo dalla valenza sia culturale che didattica con una base fortemente scientifica, e, non da ultima, quella turistico-promozionale”.
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