In piedi, tra i conduttori, il primario del centro trasfusionale di Fermo, la dottoressa Giuseppina Siracusa
I conduttori della serata: Mauro Lucentini, voce nelle gare interne della Sutor Basket ed il noto volto di Rai Sport, Simona Rolandi
Sugli spalti, oltre ad una nutrita cornice di intervenuti, anche gli atleti della Sutor stessa, i tesserati della Poderosa, le ragazze dell’Uragano Volley e del basket femminile di Porto San Giorgio, della podistica veregrense e di Monte San Giusto, della Nuova Juventina calcio a 5, del softball locale e porto elpidiense, della bocciofila e del ciclismo di Montegranaro, del kung fu cittadino, del baseball montegranarese, i rappresentanti dello Sporting Basket e della Nuova Ginnastica, entrambi di Porto Sant’Elpidio nonché membri del Futsal Sangiustese.
Il sindaco Ediana Mancini
“Provo grande soddisfazione, perché le associazioni a Montegranaro sono un patrimonio della comunità – il saluto a rompere il ghiaccio da parte del sindaco Ediana Mancini, – anche sul fronte di queste cause straordinarie, orbitanti intorno al mondo delle donazioni, le stesse riescono a risultare sempre oltremodo importanti”.
Il presidente della Sutor, Molly Pizzuti
“Ci siamo spesi sin da subito come società sportiva per tali realtà – ammette la presidente della Sutor, Molly Pizzuti -. Saremo sempre vicini ad associazioni come Admo, Avis ed Avis, realtà che si occupano di attività assolutamente meritevoli di attenzione. Un grazie a tutti i ragazzi del nostro ufficio marketing che si sono adoperati per la buona riuscita della serata, così come mi sento di ringraziare tutti gli atleti e dirigenti delle tante società sportive che vedo gremire gli spalti”.
Dino Pesci dell’Avis di Montegranaro
Non potevano mancare le parole di Dino Pesci, responsabile della sezione locale Avis, che ha puntato dritto sui “giovani, che dovranno diventare il futuro di questa realtà nata nel 1963. Nel corso della longeva storia abbiamo assistito alla venuta delle altre associazioni già citate nonché della Croce Gialla, del compianto primo presidente Camillo Cruciani. Ad oggi ci sono 610 donatori attivi, nel 2017 abbiamo raccolto 800 unità di sangue e 95 misure di plasma. Siamo soddisfatti sì, ma non possiamo fermarci: il fabbisogno è continuo tra regione e centri di sorta. Non dovrebbero più ripetersi vicende come lo stop imposto alla sala operatoria dell’ospedale Torrette di Ancona, ferma in un paio di circostanze per insufficienza delle sacche di sangue”.
Emanuele Santarelli dell’Aido veregrense
Paolo Romitelli, centro Admo di Montegranaro
Spazio poi agli esperti della scienza medica, con precedenza rivolta alla dottoressa Giuseppina Siracusa, primario del Centro Trasfusionale di Fermo. “Non dobbiamo badare solo al nostro fabbisogno locale – ha esordito -, dobbiamo superare i concetti di appartenenza e volare alto. Donare serve per essere in grado di fornire elementi vitali anche ad altri territori a noi confinanti, e non solo. Abbiamo bisogno di giovani che, magari sportivi, siano sensibili alla solidarietà. Invecchiando i donatori attuali perdono parte della loro capacità di essere attivi e quindi, in occasioni come queste, non posso che sollecitare nuove iscrizioni. Fare sport è importante, è salute perché favorisce il mantenimento del proprio organismo da tanti punti di vista. Perché, il mio sollecito, non è possibile da qui aprirsi e donarsi agli altri? Parlate con i responsabili locali dell’Avis, Admo ed Aido, vedrete che gli iscritti che già donano lo fanno senza avere nulla in cambio, alimentando le speranze di vita o di salute agli altri. E’ il massimo dal punto di vista della solidarietà, a differenza dell’egoismo che vige, purtroppo, per la maggiore nella quotidianità della realtà contemporanea”.
Il dottor Alberto Viozzi del nosocomio fermano “Murri”, durante il proprio intervento
Organizzatori e relatori omaggiano i familiari di Domenico Bordoni
La pluricampionessa nel lancio del martello Clarissa Claretti
Dal lato medico a quello sportivo, ad incarnare dunque il binomio che ha rappresentato il tema ricorrente della serata. E’ stata così la volta di Clarissa Claretti, campionessa italiana nel lancio del martello addirittura per 7 volte, sesta alle Olimpiadi di Pechino ed in curriculum con la partecipazione all’edizione di Atene, senza dimenticare l’argento ai giochi del Mediterraneo. “Vivo a Roma ma sono marchigiana di origine, e quindi tornare alla mia terra natale non può che farmi piacere, soprattutto se in occasioni come queste trovo testimonianze di gesti che hanno un valore superiore alla mera economicità che troppo spesso, oggi, rappresenta una venale priorità – il contributo dell’atleta -. Se dunque anche solo una mia parola può fungere da stimolo affinché si ripetano esperienze e si alimentino i numeri ascoltati stasera di certo non mi tiro indietro. Nel momento in cui si fa sport si pensa in primis ai risultati, ma quando non si pratica più restano i valori umani e le amicizie che si sono strette in carriera nonché la giusta filosofia per affrontare e risolvere i problemi della vita”.
Assunta Legnante, campionessa ipovedente nel getto del peso
Importanti e commuoventi le parole dell’ipoevedente Assunta Legnante, campionessa paralimpica di getto del peso. “E’ un piacere far parte di questa serata di sensibilizzazione, mista tra sport e salute – ricorda la vincitrice di ori olimpici e del titolo di campionessa europea nel 2009 -. Vivo a Porto Potenza ma mi alleno a Civitanova, nonostante le mie radici ascolane e partenopee. Ho scelto di seguire un sogno, quello dei cinque cerchi. Quindi ho lasciato la famiglia e la mia terra per allenarmi duramente sfiorando l’olimpiade nel 2004 e centrandole però a Pechino quattro anni dopo. Vedere la fiaccola accesa all’interno dello stadio non ha pari. Poi di lì a poco è arrivato il conto del destino – la vicenda della sportiva ora non vedente -, ma nella realtà sono io che l’ho messa in quel posto alla sorte, non mollando e volando a Londra nel 2012 per un’altra olimpiade, la prima per portatori di disabilità, nonostante un primo colpo ben accusato al momento in cui ho capito che non avrei più potuto godere dei benefici della vista. Nella capitale inglese ho vissuto così emozioni da seconda vita, dopo cinque mesi di allenamento riprendendo l’attività”.
Momenti dell’esibizione del duo Carollo – Travaini
A chiudere la panoramica degli sportivi Elena Travaglini ed Antonhy Carollo, elementi dell’associazione Blindy Dancing, dall’inglese “ballare alla cieca“, che in pochi anni ha portato a vivere l’esperienza della danza bendati ad oltre 120.000 persone.
In chiusura sono state omaggiate con un piccolo ricordo tutte le associazioni sportive intervenute e, non da meno, i relatori con differenza nei regali in base ai sessi: una bottiglia di buon vino agli uomini, composizione floreale alle quote rosa.
Paolo Gaudenzi
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