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La scuola del 2030 spiegata ai sindaci:
spazi polivalenti e nuove tecnologie

FERMO - L'ingegnere Borri è referente dell’indirizzo di ricerca sulle architetture scolastiche di Indire, l’ente di ricerca controllato dal Miur che si occupa di innovazione della scuola da oltre 90 anni

Ospite questa mattina della Provincia di Fermo, l’ingegnere Samuele Borri dell’Indire ha illustrato alcune soluzioni operative, a cui i sindaci e i tecnici progettisti potranno ispirarsi nei progetti di ricostruzione che si stanno avviando. In questo momento storico, dove il nostro territorio è stato colpito dal sisma, è emersa la necessità di ricostruire alcuni plessi scolastici. La scuola può essere quindi ripensata con un modello evoluto, che tenga conto dello studente e di nuovi metodi di apprendimento.

Conoscere e capire le interrelazioni tra didattica e ambienti di apprendimento e avere una lettura lungimirante proprio in questo periodo in cui ci ai accinge a progettare i nuovi plessi, può essere il valore aggiunto per ricostruire spazi sempre più confortevoli per gli alunni.

Borri è referente dell’indirizzo di ricerca sulle architetture scolastiche di Indire, l’ente di ricerca controllato dal Miur che si occupa di innovazione della scuola da oltre 90 anni ed uno dei temi che ha affrontato in questi anni è stato proprio quello dell’edilizia scolastica.

Nell’opinione corrente la scuola è ritenuta un qualcosa di immutabile, un edificio che si conferma nel tempo sempre con le stesse caratteristiche, ma l’esperienza ha dimostrato che si può superare questo luogo comune.

Ora qual è la differenza fra la scuola e altri edifici pubblici? La differenza sono gli utenti: gli alunni.

La scuola è unico luogo dove si accede ai saperi, alle conoscenze. E a scuola si apprende ma non più come è accaduto nel passato, le esigenze sono diverse, le modalità di fruizione sono cambiate e la progettazione scolastica deve tenere conto dell’evoluzione culturale in corso, oltre che del rispetto delle norme in materia di costruzione antisismica.

La scuola quando è nata era centrata sull’insegnante e non sullo strumento, sull’insegnamento e non sull’apprendimento.

L’Indire nel 2013 ha presentato le nuove guide dell’edilizia scolastica ed oggi mancano le norme attuative.

In quelle linee guida si parla di sistemi funzionali dove l’impostazione emersa negli anni settanta del secolo scorso viene in qualche modo rivista e superata, nell’affermare la consapevolezza che la vita scolastica non si esaurisce all’interno di un’aula.

Di conseguenza tutto è incentrato non più sulla lezione frontale, ma sull’ambiente di apprendimento che è un ambiente ampio con più spazi e nuove tecnologie e quindi con spazi polivalenti in grado di offrire occasioni nuove e qualificate di apprendimento.

Nella prospettiva di una nuova definizione dell’edilizia scolastica, il ruolo degli enti locali è determinante perché possono essere favorite le condizioni più a misura della società attuale e futura, per essere più vicini ai bisogni formativi degli alunni.

L’invito è quello di costruire la scuola del futuro del 2030 e non a ripetere gli schemi progettuale che hanno caratterizzato il passato.


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