La vera sfida è raccontare le donne
che si dedicano alla scienza
non solo fashion blogger

Per la rubrica "Donna", l'intervista a Teresa Cecchi, docente di chimica al prestigioso Istituto Montani di Fermo:"La chimica è intessuta di creatività, grazia e per fare chimica servono intuito, empatia, adattamento e tenacia, doti prettamente femminili".

 

di Claudia Mazzaferro

Mi chiedo come sarebbe stato incontrarla. Per varie vicissitudini siamo state costrette a sentirci al telefono e via mail, negandoci (momentaneamente) la possibilità di dare vita ad una reazione chimica epidermica. Penso a lei e e immagino Dead Poets Society. Meticolosa, puntuale, la professoressa Teresa Cecchi ha un rigore scientifico che applica anche fuori dal laboratorio di Chimica dell’Istituto Montani dove insegna da molti anni. Impossibile uscire dal tracciato, le sue parole si incastrano l’una di seguito all’altra e innescano reazioni estremamente interessanti. Perché la chimica nasconde il vero significato della nostra vita e di tutto ciò che sentiamo. E, al contrario di ogni diceria, la chimica è Donna!

 

“Io sono tra quelli che pensano che la scienza abbia una grande bellezza. Uno scienziato nel suo laboratorio non è solo un tecnico: è anche un bambino posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fiabe.”. Penso a Marie Curie e credo avesse ragione. La Chimica per lei è davvero una missione, che vive come un assoluto.

La Chimica per me è un gran piacere che vivo in modo diverso giorno per giorno. Sento spontaneamente la necessità di comunicare che non è ciò che ci viene presentato generalmente dai media. Non è quella cosa brutta e cattiva che inquina e uccide. La chimica è preziosa e senza di essa torneremmo indietro di millenni, senza farmaci, senza cellulari o altri oggetti hi-tech, senza colori, senza quella miriade di materiali che usiamo per il nostro benessere. Chi inquina non conosce la chimica, un vero chimico rende innocuo anche il cianuro… Per me è una lente attraverso cui guardo il mondo. Concetti chimici illustrabili attraverso una formula – come la sensibilità, la spontaneità, la vibrazione, la sostituzione, etc – diventano metafore di situazioni che si vivono davvero. Viene spontaneo pensare come agirebbero le molecole se fossero al nostro posto! La chimica educa ad avere fiducia in sé e al miglioramento perché ammette la disubbidienza ‘ragionata’! Questo nel periodo adolescenziale è ancor più vero. Rifletto spesso con i ragazzi in classe: se nessuno avesse disubbidito a ciò che era scritto nei testi di chimica a partire da ‘Il chimico scettico’ di Boyle del 1661, la chimica sarebbe rimasta nella sua culla alchemica. Per migliorare bisogna essere creativi e per essere creativi serve pensare anche in modo diverso da come ci è stato insegnato.

 

Dove inizia il suo amore per la chimica? Un’esperienza in particolare o un percorso di studi a cui si è avvicinata nel tempo?

Inizia accanto al focolare domestico tanti anni fa, da bambina. Guardavo quello spettacolo che ha incantato poeti e chimici, la combustione. Lo zolfo sulla fiamma mi sembrava una meraviglia, aspettavo con ansia di vedere sprazzi verdi o celesti dovuti ai metalli contenuti negli inchiostri della carte, come avrei scoperto molto tempo dopo. Sentivo a tavola i discorsi dei più grandi sulle stelle, sulla luce, sulle leggi che governano la natura, era davvero come ascoltare una fiaba. Poi arrivò il tempo del liceo e della logica. Amavo la matematica ma il ricordo più forte che ho è la sublimazione dello iodio in laboratorio. Questo mi portò a scegliere naturalmente la chimica. Poi un dottorato tra la Germania e l’Italia. Una sera, era tardi, ero rimasta sola in laboratorio. Sola con un cromatografo e un cromatogramma che non ubbidivano affatto a quanto riportato nei libri. Ricordo un momento sublime di fiducia negli esperimenti progettati, momento in cui nasceva una revisione della teoria sull’”accoppiamento ionico”. So cosa augurare ai miei studenti: studiare tanto per poter dire un giorno “il libro sbaglia”. Solo così la scienza progredisce.

 

Viviamo di esperimenti come in un grande laboratorio?

Mi piace questa domanda, sì, viviamo anche noi di esperimenti: dopo aver ben osservato cosa accade intorno a noi, elaboriamo ipotesi da verificare e costruiamo le nostre teorie. Auguro a ciascuno di noi di saperle falsificare, per dirla con Popper, al momento opportuno. E’ vitale non rimanere cristallizzati nelle proprie convinzioni ma lasciare che nuove evidenze ci plasmino nella mente, nei sentimenti e nelle nostre azioni. C’è un altro aspetto che vorrei poter traslare dal laboratorio alla nostra vita di tutti i giorni. Non vince il più forte o chi urla di più, ma chi ha le evidenze sperimentali migliori.

 

“Atomi” anagrammando “tiamo”. La chimica e l’amore. Spiegata come se fossimo tutti bambini privi di filtri e pregiudizi. Ci affascini…

Già Jung affermava una grande verità:”L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati”. Era un pomeriggio estivo che ricordo con piacere. Stavo scrivendo la parola atomi, come chissà quante altre volte avevo fatto. Per la prima volta ci vidi dentro scritto tiamo. E da lì è nata questa idea del contrappunto fra molecole che scompigliano animi e corpi di chi è innamorato, un dialogo fra la materia e lo spirito, con una reattività chimica spettacolare che parla d’amore accompagnando un viaggio letterario di 27 secoli. Durante lo spettacolo all’ITI abbiamo fatto pulsare con la musica un cuore chimico di mercurio, creato il vento della passione con l’azoto e l’ossigeno, abbiamo fatto bruciare un arcobaleno di fuoco sui versi di Saffo…

 

Usciamo dal laboratorio. La chimica europea archivia un altro anno positivo. La crescita della produzione chimica ha portato benefici anche all’occupazione, aumentata dell’ 1.4%, e all’utilizzo delle capacità produttive, cresciuto del 2,7%. Qual è la situazione in Italia?

La produzione di chimica in Italia prosegue il cammino di recupero iniziato nel 2014, l’export continua a crescere. Tuttavia credo che la vera sfida non sia tanto crescere quanto crescere bene. In tal senso il settore chimico è davvero degno di lode poiché in Italia è quello con la quota più elevata di imprese che svolgono ricerca e sviluppo. Per molto tempo ai chimici sono stati chiesti materiali più che idee. Ora il vento è cambiato e come docente sento il dovere di far vivere un cambiamento di cui ci sentiamo parte. Penso alla plastica. In mezzo all’Oceano Pacifico c’è un’isola galleggiante fatta di residui plastici. Poi penso alle bioplastiche che abbiamo sviluppato e stiamo sviluppando nei nostri laboratori. Penso ai metalli preziosi e all’oro contenuto nei vecchi pc e al lavoro che abbiamo fatto per il loro recupero con un metodo assolutamente innovativo ed ecosostenibile. Mi sento utile nel preparare ragazzi per lavori che non ancora non esistono ma che hanno potenzialità enormi di sviluppo. Noi chimici siamo gli unici a capire come accompagnare un materiale dalla culla ad una nuova culla in un’ottica di economia circolare e di rispetto della Terra.

 

La chimica nella scuola. Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni e cosa manca ancora?

La chimica nella scuola è un brutto ricordo per molti. Rimane un incubo ricorrente fatto di formule e bilanciamenti impossibili. Non esiste un’unica chimica nella scuola. Insegnare la chimica su un libro senza la pratica del laboratorio equivale a spiegare a un ginnasta come fare un movimento rimanendo fermi o a formare un pianista senza pianoforte. La chimica si vive e si fa. Il laboratorio è la nostra casa, dove tecnica e arte sono la stessa cosa: passione, creatività, talento, lavoro indomito…tutto questo ricopre di fascino un luogo dove la mente umana può esprimersi ai massimi livelli. Sotto questo punto di vista negli ultimi 20 anni sono cambiate le risorse a disposizione, l’accesso alla rete, il confronto, il peculiare stile di apprendimento dei nativi digitali che va valorizzato. I cambiamenti sono stati tutti positivi. Manca il tempo per fare tutta la chimica di cui si avrebbe voglia e sicuramente si potrebbe fare di più per la sconfitta definitiva dell’atteggiamento chemofobico della società. Si sentono pubblicità di cibi in cui si parla di zero chimica 100% naturale, ma naturale non vuol dire benefico quanto artificiale non vuol dire nocivo! In questo senso la scuola può fare molto per sconfiggere pregiudizi e ha una grande responsabilità.

 

Abbiamo identificato il virus Hiv, trovato il gene responsabile del tumore al seno, scoperto la composizione a idrogeno ed elio delle stelle. Eppure i pregiudizi sull’attitudine femminile per fisica, matematica, chimica e altre discipline sembrano non tramontare mai. Fino a scoprire che il “gender gap” in Italia è superiore alla media Ue.

Confermo. A scuola ho molti ragazzi e poche ragazze. La scienza e le emozioni sono state spesso contrapposte, la prima sembra essere storicamente riservata agli uomini, le seconde, considerate pericolose per la scienza, alle donne. A scoraggiare le ragazze non è di certo la loro minore abilità ma fattore socioculturali. La fashion blogger ha una visibilità incommensurabile rispetto a una donna che con un figlio in pancia decide di emigrare all’estero per praticare la ricerca scientifica. Ne ho conosciuta una, tosta, caparbia, bravissima, ma sconosciuta ai più nonostante le sue ricerche siano di altissimo livello. Questa è la vera sfida. Raccontare le storie di donne che hanno creduto nella loro bravura e l’hanno declinata al femminile nella scienza, per creare modelli, ispirazione, libertà di scelte non condizionate. E’ importante far capire a bambine e ragazze che possono occuparsi di scienza anche se la società crede che non siano portate.

 

Ma tra le materie dell’area Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), la chimica è oggi una delle più amate dal genere femminile. Perché?

Perché la chimica è intessuta di creatività, grazia e per fare chimica servono intuito, empatia, adattamento e tenacia, doti prettamente femminili. L’approccio femminile alla chimica non rincorre l’omologazione al modello maschile ma valorizza la curiosità e la visione tipica della mente delle donne, certamente non estraneee al pensiero rigoroso ma naturalmente dotate di quella passione che viene riconosciuta come la vera molla per l’apprendimento e la risoluzione dei problemi con approcci alternativi.

 

Il suo rapporto con l’insegnamento: infondere o trasmettere la conoscenza?

La bellezza dell’insegnamento è il donarsi nel senso di “andare oltre il dovere: i doni non si pagano, si ricevono…e la gioia di averli apprezzati si restituisce a chi si incontra”. Questo pensiero di gratitudine mi accompagna da quando, durante il dottorato in Germania, la signora che mi affittò l’appartamento mi disse di donare a caso, ad altri, la tanta gentilezza non dovuta che da straniera ricevetti. La chimica che vorrei far respirare è fatta di sorriso e di rigore, di precisione e di accuratezza ma sempre di umanità. Sono fortunata a poterla insegnare in una scuola come il Montani, nei cui laboratori di chimica vi sono i fiori all’occhiello della tecnica come uno strumento di recentissima acquisizione, unico al mondo in una scuola superiore. E’ così che si può insegnare il futuro.

 

La reazione chimica più importante della sua vita.

Una miriade! Tutte quelle reazioni intrecciate del metabolismo che permette la vita, che mi hanno sempre ispirato il senso del mistero, della complessità e della gioia di poterle investigare e scoprire. Un posto speciale lo occupano le reazioni di sintesi dei neurotrasmettitori… senza certe reazioni non proverei la gioia, la tristezza, la speranza, l’accettazione, la nostalgia e l’attesa. Senza chimica non proveremmo i sentimenti, senza certe molecole e certe reazioni non saremmo capaci di amare, di osare, di proteggere, di cedere e anche di sbagliare. Siamo fatti di chimica, anime e corpi. Ecco, le reazioni più importanti della mia vita sono quelle che accadono anche senza studiarle e mi fanno sentire viva.

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5 commenti

  1. 1
    Claudia Mazzaferro il 4 Febbraio 2018 alle 8:51

    Teresa Cecchi è stato un onore, un piacere. Ora incontriamoci!

  2. 2
    Teresa Cecchi il 4 Febbraio 2018 alle 9:01

    Grazie Claudia Mazzaferro per aver dato voce a come intendo la Chimica, certo con piacere ci incontreremo
    La scuola può fare tanto per avvicinare i giovani alla Chimica ma certo anche i media sono appunto “mezzi” preziosi per conoscere senza preconcetti una scienza generalmente bistrattata e che invece è davvero preziosa e affascinante!

  3. 3
    Teresa Cecchi il 4 Febbraio 2018 alle 9:32

    Brava …brava …brava.

  4. 4
    Mò Nicamazza il 4 Febbraio 2018 alle 11:23

    Finalmente! Ora tutti sapranno la meraviglia che accade nei laboratori del Montani grazie alla straordinaria sensibilità e genialità di TeresaCecchi! Grazie Claudia Mazzaferro!

  5. 5
    Claudia Mazzaferro il 4 Febbraio 2018 alle 11:25

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