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Pamela, nuove piste dall’autopsia bis
Chi ha fatto questo è uno specialista

MACERATA - Per la morte della 18enne romana, che il 29 gennaio si era allontanata dalla comunità Pars, sono indagate due persone: entrambi nigeriani.

 

Pamela Mastropietro

 

di Gianluca Ginella

Pamela, il mistero sembra farsi più fitto dopo l’autopsia svolta oggi. Certezza sulle cause della morte al momento non c’è ma emerge che la ragazza ha una ferita alla testa che risale a quando la giovane era ancora viva. Altro mistero rimane su chi abbia fatto a pezzi la 18enne: chi ha agito sarebbe uno specialista che non ha praticato tagli a caso ma ha operato in maniera «scientifica» come hanno chiarito gli inquirenti. Per la morte della 18enne romana, che il 29 gennaio si era allontanata dalla comunità Pars, sono indagate due persone: entrambi nigeriani.

I medici legali Mariano Cingolani (a destra) e Roberto Scendoni

Il primo è Innocent Oseghale, 29 anni, che vive nella casa di via Spalato 124, a Macerata, dove gli inquirenti ritengono la giovane sia stata fatta a pezzi il 30 gennaio. Il secondo lo chiama in causa Oseghale dicendo che è la persona che ha ceduto la droga alla ragazza. Ma restano i dubbi se in questa vicenda che ha scioccato Macerata siano coinvolte altre persone. Gli indagati dal canto loro negano coinvolgimenti. L’autopsia potrà dire di più. Ma serviranno 20 giorni, quanti ne sono stati dati dalla procura ai medici legali Mariano Cingolani, Dora Mirtella e Roberto Scendoni e al tossicologo Rino Froldi. Dall’esame di oggi non sarebbe emersa una causa sicura della morte ma per i medici legali l’ipotesi della morte violenta si rafforza: «Ci stiamo approssimando sempre più verso la chiarificazine di questa ipotesi. Ci sono dati a conforto». Tra i dettagli al vaglio degli specialisti c’è una ferita alla testa della ragazza che risale ad un momento in cui la giovane era viva.

Innocent Oseghale

Non è però chiaro se a causarla sia stato, per esempio, il colpo inferto da qualcuno o se la ragazza abbia sbattuto contro qualcosa. Altro punto i tagli sul corpo che sono stati eseguiti con perizia e non inferti a caso. Ci sono anche lesioni all’altezza del fegato e dovrà essere chiarito se risalgano a prima della morte. Chi ha agito lo ha fatto avendo davanti diverso tempo. Per fare una cosa del genere ad un esperto, da quanto emerge, occorrono circa dieci ore. Inoltre mancano parti della pelle del collo, che potrebbero essere state fatte sparire per impedire accertamenti. C’è poi l’ipotesi della overdose: su questo si concentreranno gli accertamenti del tossicologo Froldi.


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