La donna tra stupri, violenze e uxoricidi: quando l’arte aiuta a cambiare

PORTO SAN GIORGIO - Un 8 marzo molto partecipato al teatro comunale per il progetto biennale "Viola sarà solo un colore" del Liceo Artistico “Preziotti-Licini”

di Andrea Braconi

Non è così scontato ascoltare ringraziamenti per gli insegnanti, per quella loro “militanza di ogni giorno”. E quindi cogliere quelle parole, in occasione di una ricorrenza speciale come l’8 marzo, assume una connotazione di grandissima rilevanza. A pronunciarle Stefania Scatasta, dirigente scolastica del Liceo Artistico “Preziotti-Licini”, che dal palco del teatro comunale di Porto San Giorgio ha voluto rendere onore all’impegno dei docenti per la riuscita di “Viola sarà solo un colore”, un progetto biennale che proprio grazie a figure come Nunzio Giustozzi, Daniela Simoni e di altri colleghi, non si limite a trasformarsi in un mero spot quanto piuttosto “in un’azione vera ed autentica”.

“Non vogliamo trattare questi avvenimenti come riferiti a date particolari dell’anno come l’8 marzo – ha rimarcato la Scatasta – ma auspichiamo che diventino stile di vita per i nostri studenti; uno stile che si deve incastonare nel concetto di una cultura a tutto tondo”.

“Utilizzare l’arte e due illustri relatori come Giustozzi e la Simoni – ha aggiunto l’assessore Elisabetta Baldassarri – credo sia anche un modo in cui la cultura, intesa in tutte le sue varie forme, ci permette di lavorare sulla prevenzione rispetto ad alcune azioni e alla rappresentazione delle donne. È un percorso che investe tutti, in particolare le nuove generazioni, per porre le premesse verso un mondo diverso”.

E così, davanti ad una platea numerosa, anche grazie all’ausilio di numerose immagini Giustozzi ha dato il via ad un lungo viaggio tra le figure femminili violate dell’antichità (“Dalla grandezza del mito greco – ha affermato – alla forza della storia romana”) partendo da un passo del “Kassandra” di Christa Wolff prima di porre l’accento sulla principessa troiana Polissena, di cui si era innamorato Achille, sulla Cassandra “ribelle nella regola” e su Pentesilea, “che ricorre al coltello e alla scure”. E poi Dafne, Elena, la vicenda del Ratto delle Sabine e il sacrificio di Lucrezia, sempre con continui rimandi a gesti di uomini che hanno affiancato queste donne, tenendo una luce accesa su una profonda differenza tra i due periodi: le donne romane, infatti, furono sin dall’inizio protagoniste nella vita sociale, cosa che purtroppo non accadde per le greche.

Da Tiziano ha preso il via l’intervento di Daniela Simoni, in un passaggio all’età moderna dal ‘500 all’attualità. Tanti gli artisti elencati dall’insegnante del Liceo, come Artemisia Gentileschi (“Una delle più grandi artiste della storia dell’arte”), Pietro Longhi, Jean-Honoré Fragonard, Jean-Léon Gérôme, Jakub Schikaneder, passando per dipinti come “La pubertà” di Munch (“Quello che davvero più sconvolge nel dipinto – ha sottolineato la Simoni – è lo sguardo spaventato della bambina ed è una riflessione su quella che poi sarà la vita della donna”), “John l’assassino di donne” e “Il piccolo assassino” di George Grosz, “Omicidio con stupro” e “Scena di omicidio II” di Otto Dix. Non poteva mancare un passaggio sul surrealismo e in particolare Salvador Dalì con l’opera “Lo specchio del sex appeal”.

Altri dipinti eloquenti quelli della pittrice messicana Frida Khalo “Qualche colpo di pugnale”, che rappresentava un uxoricidio, e “Le viole pure lo stupro” di René Magritte, dove l’artista ha voluto rappresentare lo sguardo dell’uomo e della società sulla donna.

Di grande suggestione l’evento performativo della serie “Shooting paintings” di Niki de Saint Phalle (che all’età di 11 anni aveva subito le insidie del proprio padre, portandosi dentro questa violenza ma utilizzando in seguito l’arte come ancora di salvezza) così come la performance di Yoko Ono, compagna di John Lennon, che la vedeva sopra un palco vestita mentre invitava il pubblico a tagliare i suoi vestiti, rimanendo lei immobile fino al termine.

Di Marina Abramović, la Simoni ha rimarcato come anche lei sia partita dallo stesso concetto di Yoko Ono ma in maniera più violenta e senza rete, in un’esibizione tenuta a Napoli e durata 6 ore che la vedeva ferma in mezzo ad una folla di persone che su di lei erano autorizzate a fare qualsiasi cosa volessero, utilizzando 72 oggetti diversi tra cui miele, grappoli d’uva, chiodi, bisturi e persino una pistola con dentro una pallottola. Un rifiuto alla resistenza, il suo, interrotto soltanto quando le venne puntata alla testa proprio l’arma.

Un focus anche su Barbara Kruger, con lavori diretti ad evocare una risposta immediata alle immagini con scritte con una valenza quasi stridente rispetto a ciò che viene rappresentato, come “Your body is a battleground”; Regina Josè Galindo, una performance nel 2005 in cui seduta da sola su un palco si scansa la gonna e attraverso un coltello si incide la scritta “cagna”, in cui diventa lei stessa testimonianza reale inflitta sulle donne guatemalteche durante la guerra civile; Anselm Kiefer, autore di una mostra in cui le donne, come Ipazia, venivano evocate.

Chiusura territoriale, con “l’orribile” Violata, una scultura che si trova in una rotatoria ad Ancona.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti