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Felicioni: ‘Sul commercio nessun piano
di rilancio del paese’

PORTO SANT'ELPIDIO - Il candidato sindaco polemizza sulle agevolazioni fiscali approvate in Consiglio comunale e vede altre priorità: "problemi di sicurezza, degrado palpabile, scarsa attrattività turistica"
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“Niente sgravi fiscali per incentivare il commercio del centro”. E’ la critica del candidato sindaco Alessandro Felicioni sul bilancio di previsione approvato la scorsa settimana in Consiglio comunale. “Non si è prorogata la riduzione di Imu e Tari per le nuove attività del borgo – nota Felicioni – il regolamento prevedeva che l’agevolazione terminasse a fine 2018 e quella data resta. Unica novità: per i proprietari di immobili di Via Cesare Battisti e di Piazza Garibaldi che volessero affittare a canone ribassato, con contratti stipulati entro fine giugno 2018, è prevista una riduzione dell’Imu dovuta fino a dicembre. In pratica una corsa contro il tempo”.

Secondo Felicioni, le agevolazioni concesse nel triennio passato non hanno sortito effetto, “visto che l’assessore all’urbanistica, in un’intervista, ha detto che forse un paio di attività ne hanno usufruito. Di certo non sortiranno effetto quelle del 2018, se non per qualche fortunato Speedy Gonzales”. Il leader del Laboratorio civico ritiene manchi “un programma di rilancio del paese tutto, che passa attraverso concrete politiche di sviluppo supportate da investimenti mirati ed all’avanguardia. Nei documenti previsionali e di programmazione approvati da Giunta e Consiglio negli ultimi giorni, per il settore sviluppo economico e competitività, da qui al 2020, sono previsti zero investimenti per artigianato, commercio, ricerca e innovazione. Mentre la programmazione pare incentrata, essenzialmente, sulla nuova planimetria delle postazioni del mercato settimanale e della fiera di San Crispino, dopo i lavori di piazza”.

Le priorità secondo l’aspirante primo cittadino sono “sicurezza, scarsa attrattiva turistica e condizioni di degrado palpabili, che spingono via gli operatori presenti più che attirare qualcuno. Inoltre, nessuna politica di incentivazione del commercio può prescindere da interventi diretti a ripopolare i luoghi in cui tali attività dovrebbero sorgere. La residenzialità è fondamentale, non possiamo pensare che agendo solo sugli incentivi si spingano i commercianti in una zona, se la stessa non è densa di potenziali clienti, se non vi è domanda. Poi servono studio del territorio, dei consumatori, della distribuzione delle attività, un piano di sviluppo del commercio in termini di diversificazione e localizzazione, uno sportello per l’accessibilità ai fondi europei e contributi statali e regionali, cooperazione con enti specializzati, di promozione, di coordinamento imprese e agenzie di comunicazione e marketing, monitoraggio delle attività nelle fasi successive allo start up. Insomma una partecipazione attiva dell’ente che non funge più solo da burocrate sbriga-pratiche”.


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