Enrico Bracalente durante la conferenza stampa di questa mattina insieme a sua figlia Gloria
di Paolo Paoletti
“Un 2017 con risultati non brillanti ma soddisfacenti”. Enrico Bracalente, mister NeroGiardini, fa il punto sui piani di sviluppo della BAG Spa, una delle aziende cuore pulsante del calzaturiero del Fermano che fa del legame con il territorio e del Made in Italy il suo punto forza. Al suo fianco la figlia Gloria che, insieme a suo fratello Alessandro, rappresenta il passaggio generazionale.
Bracalente ama le sfide e punta al raddoppio guardando proprio all’Europa. Una realtà da 3,5 milioni di paia di scarpe prodotte in un anno con 28 flagship store (negozi monomarca) in Italia più 1 all’estero, a Francoforte, circa 10 realtà in franchising e una distribuzione fatta da 1800 punti vendita in Italia e 800 all’estero. Numeri che hanno dato alla vallata di Monte San Pietrangeli il soprannome internazionale di ‘shoevalley’ vista anche la presenza di altre 19 aziende che lavorano per NeroGiardini. I dipendenti della BAG Spa sono 390, di cui 210 tutte le mattine varcano le porte dello stabile principale di Monte San Pietrangeli. Una rete, compreso l’indotto, di 2200 lavoratori.
Fatturato 2017 che ha fatto registrare un calo del 4%, con un bilancio che Bracalente ha definito “soddisfacente”, chiuso a quota 200 milioni di cui 40 milioni dall’estero. Un bilancio che dunque, nonostante la flessione, si presenta quanto mai sano. Di fronte ad uno sviluppo e alle prospettive internazionali restano le difficoltà nel mercato italiano dove sono stati persi circa 15 milioni di euro di fatturato recuperati in parte nell’esportazione.
“Abbiamo mantenuto gli utili, forse migliorati, nonostante gli investimenti nel mercato europeo – spiega Bracalente – Arrivano i primi segnali postivi. Nel 2017 l’ estero è cresciuto del 20%. In questa stagione le commesse sono in incremento del 30 per cento. Sforzi nel mercato europeo che stanno portando buoni risultati. Obiettivo è quello di riprendere quella crescita a due cifre come nel primo decennio del 2000 facendo grossi investimenti e focalizzandoci nel mercato europeo”.
LA FILOSOFIA DEL MADE IN ITALY E L’EMORRAGIA DEL MERCATO ITALIANO
“L’Italia, a livello di mercato, è il lato negativo per la nostra azienda – spiega Bracalente. Lunedì avremo una riunione per programmare la nuova stagione. Valuteremo come tamponare questa emorragia. Ci sono clienti che stanno entrando in crisi. Nel 2012 abbiamo fatto la scelta di entrare nella grande distribuzione perché il piccolo era in crisi. Dopo sei anni sta entrando in crisi anche la grande distribuzione. Abbiamo filiali a cui non abbiamo potuto consegnare per problemi di pagamento. Vedremo di ideare nuove strategie e far diventare i nostri clienti dei nuovi distributori andando ad inserire nostri corner, shop in the shop e fornire grazie al nuovo polo logistico, il servizio di riassortimento”. La richiesta di Bracalente alla politica è chiara:”Bloccare la fuga delle imprese all’estero”.
“Ho sempre sottolineato che rimarrò a produrre in Italia ad investire sul territorio – spiega Bracalente – Imminente è l’inizio dei lavori all’ex Sadam per il nuovo polo logistico di Campiglione. Un investimento di 10/11 milioni di euro che risponde ad un mercato sempre più esigente e in continua evoluzione. Occorre capire e interpretare tutte le sue evoluzioni. Non è semplice, ma stiamo lavorando per riuscirci. I risultati 2017 non sono eccellenti ma siamo soddisfatti perché l’estero inizia a crescere e questo in futuro ci permetterà di riprendere quella crescita importante e quindi continuare a produrre nel nostro territorio, assumere nuove maestranze, creare ricchezza e benessere. Quando ci sono le multinazionali questo viene meno perché i manager non hanno il contatto con il territorio. Fino ad oggi hanno avuto convenienza a produrre in Italia e restano in Italia, quando non diventa più conveniente vanno a produrre in altri paesi a basso costo di manodopera, spesso all’interno della stessa Europa”.
Bracalente che aggiunge:”Questo è un grosso danno per le aziende italiane e speriamo che il nuovo governo trovi una soluzione. Fare economie di scala, razionalizzazione di costi, eliminare sprechi, bisogna però tenere le aziende aperte, produrre in Italia per creare ricchezza e lavoro e quindi benessere. Fondamentale per far ripartire questo paese. Tanti dicono che sia ripartito, nel nostro settore, secondo i miei dati e la nostra azienda, questo non lo vedo. Vedo un dato positivo delle esportazioni”.
IL CASO VALLE VERDE
Enrico Bracalante che, parlando dell’importanza del restare a produrre in Italia, ha aggiunto: “C’è stato un caso in cui siamo stati coinvolti qualche anno fa. Dovevamo acquistare il brand Valle Verde, abbiamo dato delle nostre direttive sull’acquisizione. Il problema era relativo ai dipendenti. Abbiamo detto che non volevamo licenziarli, ma assumere quelle persone che da Coriano (in provincia di Rimini ndr) potevano venire a lavorare nelle Marche. Non ero strutturato per gestire un’azienda a 150 chilometri di distanza. Il curatore disse che non era possibile e vendette ad una nuova società. Sapete com’è andata a finire? Quegli 88 dipendenti non furono assunti tutti ma solo 33 e oggi è stato annunciato che su 33 ne verranno licenziati 25, tenendone solo 8 , perché la produzione verrà portata all’estero. Nel mio caso, grazie alla scelta di restare in Italia fatta a fine anni ’90 e grazie alla produzione Made in Italy e allo standard quantitativo dato dall’alta specializzazione delle nostre maestranze, siamo riusciti a crescere”
IL NUOVO POLO LOGISTICO EX SADAM CHE GUARDA ALL’EUROPA
“I lavori inizieranno ad aprile. Un investimento di circa 11 milioni di Euro per mettere in contatto il commerciale, i clienti di tutto il mondo in struttura unica in tutta europa. Servirà a rifornire in tempo reale i nostri clienti a livello internazionale- spiega Bracalente – se arriva l’ordine entro le 14 per un riassortimento siamo in grado di spedirlo entro le 18 dello stesso giorno e far avere in Italia il prodotto la mattina successiva e in Europa in 72 massimo 96 ore. Questo permette di aumentare il fatturato. Lo possiamo fare solo noi in Europa e da quando abbiamo iniziato questo progetto industriale è il servizio che fa la differenza e ci sta premiando a livello nazionale e internazionale”. Una crescita che si aggiunge al polo logistico già esistente in zona Girola.
Bracalente che aggiunge: “Per la realizzazione delle strutture di Campiglione, l’impianto sarà pronto entro fine anno e servirà per dare anche questo servizio ai clienti oltre che puntare sull’accesso diretto ai prodotti da parte dei clienti da tutta Europa. Nel 2019 realizzeremo l’outlet. In base poi all’andamento della crescita e del fatturato dell’azienda, decideremo quando partire con i lavori per la realizzazione della nuova sede e la costruzione delle palazzine per i servizi. Prevediamo nel 2018 la logistica, nel 2019 l’outlet e successivamente se manteniamo queste crescite nel mercato europeo la progettazione della nuova sede partirà entro il 2020 per completare tutto entro 2023. Questo l’obiettivo che ci siamo posti”.
NUOVE ASSUNZIONI
“Saranno legate in base alla crescita esponenziale del fatturato italia/estero. Stiamo assumendo tutt’oggi tutte figure professionali, direttori commerciali, funzionari commerciali e parecchi venditori nel mercato europeo. Vorremmo arrivare ad un venditore ogni 10/12 milioni di abitanti in quei paesi dove vogliamo fare sviluppo”.
PIANO DI SVILUPPO IN EUROPA
“L’obiettivo è di arrivare ai 400 milioni di euro in un decennio, come fatto nel primo decennio del 2000 quando da 20 milioni di euro di fatturato siamo arrivati a 22o milioni. Abbiamo mantenuto oggi il fatturato di 200 milioni di euro. L’obiettivo è raddoppiarlo in un decennio. Con il nuovo polo logistico ci aspettiamo di conquistare sempre di più spazi nei punti vendita. Questo ci ha permesso di entrare in un negozio con un ordine iniziale di 500 paia e fare in alcuni casi il 70% – 80 % di riassortimenti. Oggi i clienti avendo difficoltà preferiscono acquistare meno ad inizio stagione e riassortire gli articoli best seller durante la stagione perché permette loro di vendere i prodotti che funzionano e avere una marginalità. Tantissimi clienti in Italia apprezzano questo servizio, lo stiamo esportando all’estero. Siamo presenti da anni nei mercati di Belgio e Russia, che stanno usando questo servizio. Stiamo entrando nella grande distribuzione organizzata: un percorso già iniziato in Germania; attualmente abbiamo circa 15 agenti di vendita in Europa. Vorremmo arrivare a 27/ 28 nel più breve tempo possibile. In questa stagione ne abbiamo inseriti altri cinque nuovi. Il prossimo piano di sviluppo prevede figure in Inghilterra, Spagna, altri inserimenti anche in Francia, Germania, Scandinavia, Svezia. Siamo coperti anche Danimarca, Finlandia, Irlanda. Obiettivo per il 2018 è avere l’80 % dell’Europa coperta capillarmente”.
IL MERCATO ONLINE
“Abbiamo deciso al momento di non vendere online, stiamo cercando di bloccare i nostri clienti che vendono online tramite piattaforme come Amazon, Zalando, ecc. Ad oggi non abbiamo interesse a sviluppare l’online. Se in futuro lo andremo a fare, sarà con una nostra piattaforma in cui sia i consumatori finali che i commercianti troveranno lo stesso prodotto alla stesso prezzo, per evitare contraffazioni”.
SPONSORIZZAZIONI
“Quella nel MotoGP visto come investimento per i buyer a livello mondiale è stata momentaneamente sospesa. Abbiamo deciso di fare una comunicazione più diretta al grande pubblico. E’ stata fatta una ricerca in Francia, un nostro concorrente era percepito al 90% e noi solo al 7%. La notorietà del brand è molto importante. Quel milione e 600 mila euro che investivano lo dirottiamo oggi nei paesi in cui abbiamo deciso di fare sviluppo attraverso radio, carta stampata, online e la tv. In Belgio abbiamo replicato lo stesso modello italiano e siamo diventati tra i più importanti marchi del Paese”.
ARTIGIANELLI
Mister NeroGiardini esprime soddisfazione per un progetto legato alla formazione delle nuove generazioni sul quale, insieme a Padre Sante Pessot dell’Istituto Artigianelli di Fermo, ha creduto e investito. “Ogni anno si diplomano circa 13/15 ragazzi e vengono inseriti tutti nelle aziende nel nostro gruppo. Anche miei colleghi chiedono se ci sono ragazzi che possono andare a lavorare nelle loro aziende e questa è per me una gratificazione perché quando siamo partiti, nel 2010, pensavamo potesse non andare avanti. A distanza di anni possiamo dire di essere soddisfatti. Formare tecnici significa dare continuità al nostro settore e distretto”.
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