La storia non è nuova, di lui se ne è parlato, e anche tanto.
Serie TV di Netflix, apparizioni nei film, come Barry Seal (2017, Tom Cruise), citazioni e comparse in videogiochi, fumetti, libri e musica, uno dei personaggi più discussi di tutti i tempi, conosciuto come il Re della cocaina, considerato il criminale più ricco della storia con un patrimonio stimato che arrivò oltre i 30 miliardi di dollari nei primi anni novanta, giunto ad essere eletto funzionario: Pablo Emilio Escobar Gaviria.
Le drammaturgie sulla sua figura non sono nuove. Questa però vuole analizzare la storia da un’altra prospettiva, quella di Virginia Vallejo (Penélope Cruz), amante di lunga data di Escobar e giornalista che alla fine decise di collaborare con la giustizia favorendo la cattura del narcotrafficante.
Il film inizia con l’impero di Pablo che si sta sgretolando e Virginia trova asilo in un posto sconosciuto sotto la protezione della DEA, con la quale ha deciso di collaborare.
Anche se questo preludio non fa altro che tracciare l’intera trama del film, poi si torna indietro al fatidico momento in cui i due innamorati, Pablo e Virginia, si sono incontrati.
Si può pensare che il regista Fernando León de Aranoa possa avere un sincero interesse per il personaggio di Virginia, in realtà lei è uno specchio attraverso il quale si riflette l’immagine del protagonista principale Pablo Escobar (Javier Bardem). Questa narrazione “fuori campo” della Cruz permette al pubblico di avere una visione più diretta della cultura del narcotraffico e soprattutto un punto di vista dei pensieri delle persone esterne, sui fatti effettivamente rappresentati.
E questi pensieri ruotano praticamente sempre intorno a Pablo: da un lato lui ha trasformato la regione di Medellín in una vera e propria zona di guerra, dove i ragazzi di strada ricevono una ricompensa in denaro per ogni poliziotto ucciso, dall’altra con i soldi derivanti dalle sue attività illecite, ha difeso e aiutato i cittadini più poveri e sostenuto l’economia locale.
Bardem e la Cruz si inseriscono molto bene nel contesto, il trucco e l’abbigliamento aggiungono un po’ di colore alla routine della storia che alterna momenti più lenti ad attimi “di fuoco” tra i due attori che, in definitiva, riescono ad inserire il loro personale tocco in un film già molto complesso.
di Eraldo Di Stefano
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