di Alessandro Giacopetti
Con l’incipit composto da 3 brani suonati da 4 allievi del conservatorio Pergolesi di Fermo, è andato in scena al teatro dell’Aquila il primo appuntamento della rassegna Fermo sui Libri. “Prendiamo idealmente il testimone dalla rassegna Parole e Nuvole appena conclusa a Porto Sant’Elpidio – ha detto in apertura Francesco Trasatti, assessore alla Cultura e vicesindaco di Fermo, ricordando il lavoro di coordinamento svolto con il comune elpidiense – e iniziamo Fermo sui Libri, incentrato sul tema dell’Heimat, piccola patria, un argomento quantomai attuale. Fermo sui Libri cade durante il Maggio dei Libri, mese scelto da Ministero della Cultura per promuovere la lettura”, ha ricordato ancora Trasatti, prima di ringraziare la Biblioteca Comunale Romolo Spezioli che collabora all’iniziativa. E’ stata l’ideatrice della rassegna, Oriana Salvucci, ad introdurre il tema del Heimat, definita piccola patria o luogo dove ci si sente a casa, come tematica centrale della quarta edizione, prima di dare la parola all’ospite, Carlo Freccero.
Una serata suddivisa in due parti: nella prima mezz’ora, l’ex direttore di Rai 2 e fondatore di Rai 4, ha svolto un intervento “che vorrei venisse registrato e custodito come documento”, ha detto lui stesso; nella seconda parte ha risposto a domande sia degli intervistatori, tra cui la stessa Oriana Salvucci, che del pubblico.
Un intervento relativo al legame tra propaganda e manipolazione che prende spunto dal libro intitolato “L’idolo del capitalismo” composto da due saggi che cercano risposte ad un interrogativo che lo stesso Freccero declina più volte con sfaccettature diverse: “perché in epoca di crisi non siamo in grado di reagire. Perché non abbiamo più la capacità di critica e reazione che era propria della classe popolare negli anni ‘60 e ‘70 in cui a reagire erano la società, i sindacati, i partiti. Perché allora il popolo si sentiva attore della storia, mentre oggi la democrazia è elitaria, e il popolo deve essere guidato e assoggettato. Questo tema – ha detto Freccero collegandosi all’attualità politica – lo ritroveremo tra poco dopo il fallimento delle negoziazioni in corso per creare un governo. Siamo passati dalla visione di un popolo attore a quella di un popolo come gregge, come ha detto una volta il Senatore Mario Monti. Quindi – denuncia Freccero – il gregge deve seguire il pastore. Come è stata costruita la manipolazione da parte dell’elite che ha portato all’assoluta passività delle masse – si chiede ancora il protagonista del primo appuntamento di Fermo sui Libri, concludendo la parte relativa ai quesiti e aprendo quella delle riposte.
“In passato si concepiva il mondo come prodotto dell’azione dell’uomo. Oggi pensiamo che tutto sia naturale e non dipenda da noi, in una catena di reazioni causa-effetto di fatto ingovernabili. Questo porta ad un atteggiamento passivo. L’Idolo del capitalismo – secondo Freccero – è il mercato, considerato come una religione cui si attribuisce anche il criterio di autoregolamentazione, arginando e impedendo qualsiasi intervento esterno da parte dello Stato. Tutto è iniziato negli anni ‘80, quando le cosiddette oscillazioni del mercato sono state ingigantite e artefatte dall’uso di software di computer, preparati da matematici. Ma non ci sono origine divine, bensì informatiche. In un presente in cui l’idolo non può essere messo in discussione o criticato, noi dovremmo imparare a guardare cosa c’è dietro l’algoritmo: cioè lo sfruttamento totale del lavoratore”.
Quindi Carlo Freccero è passato al tema della seconda parte del saggio: il carattere feticcio della merce collegato alla passività che investe il consumo culturale. Se l’unico rapporto possibile con il feticcio è l’adorazione, allora ogni sua critica suona stonata. Per rendere la merce un feticcio la si spoglia della materialità rendendola immateriale. La si spoglia della funzione trasformandola in status symbol che non serve a risolvere un bisogno primario ma sopperisce al vuoto simbolico che investe le nostre vite” E qui arriva una denuncia forte da parte di Freccero: “avendo noi rinunciato a cambiare le nostre vite, abbiamo sempre più bisogno di vite immaginarie. Ecco allora che diveniamo sempre maggiori consumatori di fiction e di social network. E’ vero che ci sono fiction di qualità per un pubblico elevato, ma c’è anche la fiction per chi ha una cultura basata solo sui social. Siamo passati da un potere che governava con l’imposizione a un potere che punta sulla manipolazione e ci controlla con la propaganda trasformando la democrazia in una post democrazia”.
Del percorso che ha condotto a questo punto l’attuale società, Carlo Freccero scriverà nel prossimo libro, di cui ha voluto anticipare 3 tappe: “la prima è quella che definisco manipolazione naturale che non fa paura perché punta alla coscienza e alla ragione del singolo cittadino. Poi c’è il condizionamento di massa usando la psicologia che agisce sull’inconscio e quindi sulle persone passive, e mi riferisco alla televisione generalista e al cinema. E la terza, la manipolazione digitale diretta alla moltitudine, cioè alla massa dei singoli, che prevede anche la nostra collaborazione, e il riferimento è al social network più diffuso al mondo e al motore di ricerca maggiormente utilizzato o ai grandi siti di shopping online”.
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