#liberidifare è lo slogan della mobilitazione costituita da una serie di manifestazioni sincronizzate in tutta Italia che l’8, 9 e 10 giugno riunirà per la seconda volta in pochi mesi persone disabili e non in tante città italiane, con l’obiettivo di testimoniare l’importanza e la necessità di un sostegno più concreto da parte delle istituzioni all’assistenza personale per le persone disabili.
L’assistenza personale è uno strumento fondamentale per la realizzazione personale delle persone disabili che non sono autosufficienti. Consiste nell’assumere personale che supporta la persona disabile in quelle azioni che questa non può svolgere a causa della sua disabilità. Per fare un paio di esempi: se una persona ha una disabilità per cui ha poca forza fisica, l’assistente svolgerà le funzioni più pesanti al suo posto; se una persona ha difficoltà a comunicare, l’assistente fungerà da interprete.
Se messe nelle giuste condizioni, le persone disabili possono autodeterminarsi e concretizzare il diritto di vivere la vita che desiderano.
Questo principio viene già applicato negli Stati Uniti e in vari paesi europei (tra i quali Svezia, Inghilterra e Finlandia). Si tratta di un modello completamente diverso dalle prestazioni di assistenza “tradizionali” di tipo medico/assistenziale: la persona disabile si trasforma da oggetto passivo di cure standardizzate a soggetto attivo, in grado di assumere direttamente (o quando necessario tramite un tutore) gli assistenti, e definire tutti i dettagli della propria vita.
Ma al momento in Italia non vengono stanziati abbastanza fondi per l’assistenza personale. Nonostante i progressi raggiunti in alcune Regioni quasi dieci anni dopo l’adesione dell’Italia alla Convenzione ONU del 2009, ancora troppe persone disabili che hanno bisogno di assistenza sono costrette a vivere in luoghi di isolamento sociale e segregazione, senza possibilità decisionale e vulnerabili a potenziali abusi, oppure si trovano a dipendere dalla cerchia familiare, in un contesto di limitazioni reciproche e senza libertà di scelta. Le case di cura, in particolare, sono residenze simili alle prigioni, salvo che le persone che vi risiedono non hanno commesso alcun reato.
La situazione si configura come una profonda violazione dei diritti umani.
Le manifestazioni #liberidifare vogliono essere un momento di mobilitazione collettiva per informare l’opinione pubblica sulla gravità e sull’urgenza del problema e chiedere alla politica risposte concrete. Gli eventi si svolgeranno in varie città italiane, in maniera sincronizzata e concentrata dall’8 al 10 giugno. Nella provincia di Fermo le manifestazioni si terranno:
● sabato 9 giugno dalle 17.30 alle 18.30 a Fermo, con un corteo che partirà all’inizio di viale Vittorio Veneto (davanti al monumento a Carlo Alberto Dalla Chiesa), ed arriverà in Piazza del Popolo. In piazza ci sarà una piccola esibizione del gruppo dei tamburini e degli sbandieratori della Cavalcata, poi alcuni rappresentanti del Comitato terranno un breve discorso e verrà distribuito materiale informativo.
● domenica 10 giugno dalle 17.30 alle 18.30 a Porto San Giorgio, con un corteo che partirà da via Veneto (davanti al Municipio) ed arriverà in piazza Matteotti (davanti alla Stazione). In piazza ci sarà l’esibizione della Junior Band, poi alcuni rappresentanti del Comitato terranno un breve discorso e verrà distribuito materiale informativo.
Diversi artisti e personaggi di spicco sostengono l’iniziativa, tra cui i cantautori Francesco Gabbani, Brunori Sas e Alberto Bertoli, la nota autrice Loriana Lana e l’avvocato Giorgio Tramacere.
Tra i sostenitori anche diverse realtà sociali ed Onlus, tra cui ENIL Italia (European Network on Independent Living), Comitato Marchigiano per la Vita Indipendente delle persone con disabilità, UILDM (Unione Italiana lotta alla Distrofia Muscolare).
Dal sostegno ricevuto, è evidente che la questione interessa quasi tutti i tipi di disabilità, l’ambito giuridico e i diritti umani delle minoranze in generale.
L’iniziativa è promossa dall’omonimo movimento #liberidifare, una rete di persone nata sui social network in seguito alla diffusione di una lettera aperta scritta nell’ottobre 2017 da Maria Chiara e Elena Paolini, due sorelle disabili attive nel campo dei diritti delle persone disabili, che da alcuni anni gestiscono Witty Wheels, un blog dedicato a disabilità, stereotipi e giustizia sociale. La lettera è stata input per una prima serie di manifestazioni sincronizzate già a novembre 2017.
IL COMITATO MARCHIGIANO PER LA VITA INDIPENDENTE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ
Il “Comitato Marchigiano per la Vita Indipendente delle persone con disabilità” promuove e diffonde la filosofia della Vita Indipendente. “Vita Indipendente” significa, per le persone con disabilità, poter vivere come chiunque altro, poter gestire la propria vita, prendere decisioni in modo autonomo ed in piena libertà, nonostante la propria disabilità. In sintesi: “Niente su di noi senza di noi.” La Vita Indipendente si concretizza tramite l’Assistenza Personale Autogestita: l’Ente Pubblico eroga un contributo economico direttamente alla persona con disabilità, il quale assume uno o più assistenti personali. Nelle Marche siamo in 69 persone con grave disabilità motoria, ad avere un progetto stabile di Vita Indipendente, grazie allo stanziamento di un fondo di 600.000 euro. La qualità della nostra assistenza e della nostra vita sono notevolmente migliorate: grazie alla Vita Indipendente possiamo decidere come, dove e con chi vivere.
Siamo inoltre diventati indipendenti dai nostri familiari, liberandoli dall’obbligo della “carcerazione” vicino a noi per assisterci. La Delibera di Giunta Regionale n° 1360/2017 e i successivi Decreti hanno recentemente raddoppiato il fondo regionale, permettendo l’avvio di 158 nuovi progetti, ampliando inoltre la tipologia dei destinatari alle persone con qualunque disabilità. Purtroppo le nuove progettazioni prevedono contributi inadeguati alle reali necessità di assistenza delle persone.
Il Comitato sta lottando per fare approvare al più presto la Proposta di Legge Regionale 66/2016 (Interventi regionali per favorire la Vita Indipendente delle persone con disabilità), la quale, se adeguatamente finanziata, permetterà di superare i limiti della Delibera attuale.
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Anche questa è una violazione dei diritti umani.