MONTE URANO – Il suo nome non sarà Arsène Wenger, non avrà 68 anni e non avrà allenato per 22 anni l’Arsenal. Ma la storia di Roberto Bagalini (64 anni il prossimo mese) racchiude ugualmente qualcosa di romanzesco. Quella tra il tecnico fermano e il Monturano Campiglione può essere considerata una moderna favola calcistica durata ben 11 anni, ma che ora, come ogni storia d’amore che si rispetti, giunge ad una sua naturale conclusione. Dopo due cicli intensi (il primo di 5 anni con il Campiglione mentre il secondo, di 6, quando è nata la fusione con il Monturano Campiglione), mister Bagalini ha deciso di lasciare definitivamente quella panchina che ha livello professionale gli ha regalato molto.
«È stata una scelta sicuramente difficile, sofferta, però era arrivato il momento di lasciare – ha confessato il tecnico fermano –. Come avevo detto già in altre occasioni, bisogna capire quando è il momento di abbandonare, anche dopo un percorso straordinario come quello con il Monturano Campiglione».
Se Bagalini, è riuscito a portare il sodalizio calzaturiero dalla Seconda Categoria fino all’esordio, di due anni fa, nel campionato di Promozione lo si deve anche, e soprattutto, ai due presidenti che lo hanno accompagnato in questi 11 anni. Moretti prima e Liberini poi sono riusciti a creare un modello calcistico in cui ci fosse la fiducia incondizionata nei confronti del proprio allenatore.
«È stato un rapporto splendido sia con Moretti-Facciaroni nel primo ciclo del Campiglione sia con Liberini nel secondo del Monturano. Rapporti unici che difficilmente si trovano nel mondo del calcio, dove sappiamo che i risultati negativi spesso determinano fratture, invece qui, anche in quei pochissimi momenti di difficoltà, c’è stata sempre un’ampia fiducia nella mia persona. Una collaborazione unica e speciale e credo che sia stato anche questo uno dei motivi dei buonissimi risultati raggiunti negli anni con le promozioni e con il mantenimento della categoria. Forse, una delle cose più importanti, al di là dei risultati soddisfacenti che ci sono stati, è stato questa fantastica amicizia. Proprio per questo motivo abbiamo capito che era il momento di fermarci, soprattutto per non incrinare il rapporto durante il campionato con un’ipotetica mancanza di risultati, anche se sono certo, qualora decidevamo di andare avanti insieme avremo comunque finito il campionato a prescindere dai risultati che potevano arrivare».
Mister, dopo undici anni, qual è il ricordo più bello che si porta via?
«Il più bello sicuramente è il rapporto che si è instaurato, davvero unico. Per quanto concerne i risultati, ho diversi ricordi che mi porterò dietro per sempre. Nel ciclo di Campiglione nell’anno 2008/09 quando abbiamo vinto il Campionato, la Coppa e Titolo Regionale. Mentre nel secondo ciclo mi piace tenere a mente il campionato di Prima Categoria di tre anni fa quando abbiamo fatto un percorso straordinario rimontando il Valdichienti nel girone di ritorno vincendo le ultime otto gare e, infine, il playout dello scorso campionato di Promozione quando tutti ci davano per spacciati ed invece la forza del gruppo ha fatto sì che anche in quella difficilissima occasione ne siamo venuti fuori a testa alta. Ora, molto probabilmente ci saranno moltissimi giocatori che andranno via perché quest’anno è stata delineata la fine di un ciclo, ma sono sicuro che già dalla prossima stagione ne inizierà un altro più che positivo».
Dalla prossima stagione il futuro del Monturano Campiglione si chiamerà Nello Viti, padre di Daniele (pilastro della difesa della formazione di Roberto Bagalini), che tornerà ad allenare dopo sette anni di inattività. Invece quali sono i progetti di Bagalini?
«A bocce ferme ricarico un po’ le pile. In questa fase qualche telefonata è arrivata però ho preso un momento di riflessione e poi vedremo. Magari se arriverà qualche occasione che riterrò invitante e stimolante sicuramente la prenderò in considerazione, altrimenti starò alla finestra in attesa. Ci potrà essere anche un anno sabbatico, perché ora come ora una nuova panchina non è la priorità. Dopo due cicli così belli dovrò ponderare bene se ripartire e da dove ripartire, quindi aspetterò un’occasione importante».
Leonardo Nevischi
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