Nella vicenda Camera di Commercio di Fermo, che da diverse settimane vede l’ente fermano al centro di polemiche e discussioni, interviene anche Alberto Palma, presidente della Fondazione Carifermo e consigliere della stessa Ccciaa.
“L’inutile, esagerato, accentramento delle Camere di Commercio marchigiane in un solo Ente, caso unico nel panorama nazionale, penalizza in modo particolare il sistema moda (calzatura-cappello) – commenta Palma – che ha il suo epicentro nella nostra provincia e avrebbe tratto indubbi vantaggi dalla nascita di una specifica Camera nelle Marche meridionali.
Contrariamente alla diceria che ci taccia di campanilismo, in effetti, la soluzione di dare vita a 2 nuove Camere (PU-AN a nord e AP-FM-MC a sud) sarebbe molto più rispondente al dettato della norma riformatrice e molto più aderente alla realtà dei sistemi imprenditoriali che caratterizzano le due aree: un’occasione forse unica per mettere insieme, come invocato da molti operatori, la componente fermana e quella maceratese del calzaturiero che sta attraversando una grave crisi, come confermano i recenti dati della Banca d’Italia”.
Palma ricorda come la proposta sia stata avanzata all’unanimità dall’Unioncamere regionale in adesione alle istanze di tutte le cinque attuali Ccia. “Una proposta poi ‘dimenticata’ in sede nazionale ed infine disattesa dal Governo senza degnare neppure d’un cenno di rigetto le osservazioni critiche avanzate dalla Camera fermana, col solo richiamo alla circostanza che lo vuole la Regione. In tale incongruità, o addirittura assenza, di motivazione si configura una probabile illegittimità”.
Da qui i dubbi che hanno spinto verso il ricorso al Tar. “Perché subire il discutibile provvedimento? Solo per passività verso la Regione o magari in cambio di incarichi in favore di qualcuno, come evidentemente accaduto altrove? Il Consiglio Camerale del 5 marzo aveva deliberato di ricorrere al Tar e poi riconfermato l’impugnativa il 31 maggio stabilendo che, a quel punto, si dovesse sottoporlo al prudente vaglio del Presidente della Repubblica. Nessun Consigliere si è mai detto contrario. I ‘ribelli’ allora non siamo noi, che ci preoccupiamo del futuro dei nostri territori, ma coloro che in altri Organi Camerali hanno operato per sovvertire la volontà Consiliare, ricorrendo a pretestuosi espedienti pur di impedirne l’attuazione. Una frattura come questa conclama un grave indebolimento del Fermano, che deve invece i molti risultati ottenuti nel recente passato alla coesione della sua gente, dei suoi Enti e delle sue Istituzioni e di certo non merita arretramenti”.
Ma considerando che il tempo utile per la proposizione del ricorso non è ancora scaduto, Palma ricorda al presidente Graziano Di Battista come egli, secondo l’ex art. 29 dello Statuto, disponga del potere di assumere delibere d’urgenza. “Lo faccia in un moto di resipiscenza – conclude Palma – per incaricare il legale da lui stesso scelto, di darvi corso in doveroso e coerente rispetto delle indicazioni del Consiglio. Non deve più preoccuparsi delle spese perché, come lui sa bene, quelle poche occorrenti per tale atto sono coperte dall’impegno che la Giunta ci ha costretto ad assumere nei giorni scorsi e che, al fine di evitare ulteriori ostruzionismi, abbiamo esteso per coprire anche la quota di quel Consigliere che non aveva aderito alla vessatoria richiesta”.
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