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“Calice amaro”: la truffa
del vino sbarca sulla costa

PORTO SAN GIORGIO - Vittima un ristoratore della città. Una donna, spacciatasi per cliente, gli ha fatto ordinare delle bottiglie il cui valore si è rivelato di molto inferiore rispetto al denaro sborsato dall'esercente. A consegnarle, una donna a bordo di una Honda Crv nera

La scatola e le bottiglie di vino al centro della truffa

Sborsare quasi 500 euro e ritrovarsi in mano tre bottiglie da meno di 50 euro. E il danno economico è superato solo dall’amarezza per essere stato raggirato. Amarezza, appunto, come quella che dà proprio il nome alla truffa, ribattezzata “Calice amaro” subìta da un ristoratore sangiorgese.

LA TRUFFA

“Giovedì mattina vengono contattato telefonicamente da una donna dall’accento del nord, sembrerebbe veneto, che chiamandomi per nome (quindi millantando una certa confidenza col ristoratore) dopo avermi fatto il nome di un imprenditore mio cliente, mi chiede un tavolo per sei persone per il sabato seguente. Ma volendo festeggiare il compleanno di suo padre mi dice che gradirebbe avere al tavolo un pregiatissimo vino, di cui il familiare è amante, per brindare. Poi mi spiega che quel vino si trova solo a Firenze e che viene venduto solo a chi ha partita iva. E per chiudere il cerchio mi fornisce il nominativo di un grossista di Teramo. Lui potrebbe vendermelo. Mi chiede di chiamarlo subito perché in partenza”.

Il ristoratore prova. Chiude con la donna e chiama il grossista. Dall’altra parte della cornetta un uomo che gli illustra il listino prezzi: “Mi dice che tre bottiglie di quel pregiatissimo vino costerebbero 740 euro ma io le potevo acquistare per la mia presunta cliente per 480 euro. E così gli chiedo di consegnarmelo dopo le 18. Ma lui può solo alle 15”. E infatti a quell’ora al ristorante si presenta una donna, a bordo di una Honda Crv nera che consegna direttamente nelle mani del ristoratore tre bottiglie contenute in una scatola rossa, di quelle proprio da vino, con etichetta in vista. “Taglia corto, mi dice che lo scontrino è all’interno della scatola. Le consegno i soldi e lei se ne va”. E la truffa è bell’e consumata. E quando l’esercente se ne accorge è già troppo tardi. La donna e quella auto nera sono sparite. “Ho aperto la scatola e all’interno c’era uno scontrino assolutamente anonimo, senza intestazioni. Mi insospettisco e vado a controllare il vino”. Una rapida ricerca e il calice diventa “amaro”. “Ho visto che una bottiglia di quel vino vale dai 13 ai 16 euro. Purtroppo mi hanno raggirato, ci sono cascato. Ho provato a richiamare quei due numeri (quello della pseudo-cliente e quello del grossista) quasi ininterrottamente, vuoi per rabbia vuoi per nervosismo. Nulla. Telefoni spenti. Sembra si tratti di una truffa che stanno commettendo in tutta Italia. E che parte dal nord. Bruciano quei soldi, quei 480 euro persi, certo. Ma brucia soprattutto il fatto di essere stato truffato come un pivello, un principiante”.

Ma, se è inutile piangere sul latte versato, nella speranza che le forze dell’ordine possano fare giustizia, l’esercente prova a ‘salvare’ i suoi colleghi. “Mi sono deciso a denunciare pubblicamente l’accaduto proprio per evitare che altri pubblici esercenti possano, magari in un momento di confusione sul lavoro, proprio come capitato a me, cadere nel tranello. Comunque nelle prossime ore sporgerò ovviamente denuncia“.

g.f.


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