Basato sul best-seller “Horse Soldiers” del 2009 di Doug Stanton, “12 Soldiers” è stato in lavorazione per cinque anni, prima di vedere la luce con la sceneggiatura di Ted Tally (“Il Silenzio degli Innocenti“) e Peter Craig (co-autore degli ultimi due sequel “Hunger Games“). La regia è stata affidata al danese Nicolai Fuglsig che vanta un passato come fotografo di combattimento, consentendo al film di scorrere liscio e lucido, rendendo il combattimento un po’ come un fantastico videogioco. Il nuovo dramma militare “12 Soldiers” racconta la storia (ispirata ad una storia vera) di una “sporca dozzina” di agenti delle forze speciali americane – i Berretti Verdi – in Afghanistan, circa un mese dopo l’11 settembre. Il film offre sia patriottismo che scetticismo, oltre ad un senso genuino di cameratismo tra i soldati dell’esercito, presentandosi quasi come un moderno western a tal punto da far andare alcuni soldati americani in battaglia a cavallo.
Giunta al suo diciassettesimo anno, la guerra in Afghanistan è il più lungo conflitto armato nella storia degli Stati Uniti. Il capitano dell’esercito Mitch Nelson (Liam Hemsworth) ha una moglie bellissima (interpretata dalla moglie stessa di Hemsworth, Elsa Pataky), ha capelli macerati dopo settimane nel deserto e le ciglia costantemente contratte a schermare i due terzi inferiori del suo viso dal sole. Al suo comando 11 uomini e promette di completare, in tre settimane, una missione mai realizzata riportando tutti a casa vivi.
La missione, all’apparenza, è suicida dal momento che lo squilibrio numerico può definirsi a dir poco ridicolo – il nemico vanta circa 50.000 unità – ma una volta ottenuto il sostegno del diffidente Dostum (Navid Negahban), gli americani sembrano essere sulla strada giusta. La mentale partita a scacchi tra l’intellettuale Nelson e il pragmatico Dostum, specialmente quando il leader afgano mette alla prova la volontà del capitano dell’esercito di apprendere, è affascinante e offre la possibilità di vedere gli afghani con le loro storie di rivalità e ostilità che pochi americani hanno la curiosità di imparare.
A parte il fatto che alcuni membri del team sono interpretati da attori riconoscibili – Michael Shannon, Michael Pena e Trevante Rhodes – non si fa nessuno sforzo per differenziare la maggior parte dei membri del team, quindi tutto lo spettacolo è in gran parte nelle mani di Hemsworth e lui è completamente all’altezza del compito di portare il film sulle sue spalle, rendendo il suo personaggio carismatico, coraggioso, fiducioso, allegro.
“12 Soldiers” potrebbe anche essere il primo ed unico esempio di una missione militare americana in Afghanistan terminata con un successo “puro”, in cui tutti e 12 i ragazzi sono sopravvissuti e tornati a casa dalle loro famiglie dopo aver sconfitto i talebani. Perciò il mio consiglio è: se si vuole chiudere il proprio repertorio di narrativa su Stati Uniti – Afghanistan con un lieto fine, forse è meglio fermarsi a questo film.
di Giuseppe Di Stefano
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