di Fabrizio Cambriani
I problemi seri per Forza Italia qui nelle Marche sono cominciati nell’immediata vigilia delle elezioni politiche. Quando da Roma vennero riscritte le liste ed escluso da queste il coordinatore regionale: il senatore Remigio Ceroni che immediatamente si dimise dalla carica. Ceroni venne sostituito dall’aspirante parlamentare Marcello Fiori, responsabile nazionale per gli enti locali che assunse contemporaneamente la carica di coordinatore regionale provvisorio. Le cronache di marzo narrano di come Fiori non riuscì nemmeno nell’intento di farsi eleggere in Parlamento.
Le previsioni, infatti, puntavano all’elezione – data per sicura – di due senatori e due deputati. In verità, il bilancio consuntivo fu molto meno confortante visto che di parlamentari Forza Italia ne raccattò solamente due. Nella prima metà del mese di aprile, attraverso una delibera dell’ufficio di presidenza del partito fondato da Berlusconi, Fiori venne confermato coordinatore regionale suscitando disappunto tra i pochi iscritti e tra le personalità di rilievo ancora rimaste. In data 11 aprile Filippo Saltamartini, sindaco di Cingoli, ex parlamentare e candidato alle ultime politiche vergò un comunicato di protesta nel quale denunciava come quella nomina fosse “sbagliata” e come Berlusconi avesse messo “una barriera tra i suoi dirigenti territoriali e il suo cerchio magico”. Fiutando altre sconfitte, Saltamartini preavvertì un futuro di scarsissimi raccolti. La nota terminava con un avviso diretto personalmente a Berlusconi nel quale così lo apostrofava: “questo atteggiamento umilia le persone che hanno servito da molti lustri un’idea e un leader.”
Saltamartini fu – ahimè – facile profeta. Dopo la pessima prestazione delle politiche, il raccolto di Forza Italia, nelle recenti amministrative è stato magrissimo. Ad Ancona il partito è ridotto a poco più del 4%: elegge al fotofinish un solo consigliere ed è sorpassato da una improvvisata lista civica. Il centrodestra si afferma solo a Falconara, ma i forzisti non possono neanche metterci il cappello in quanto il sindaco uscente, Goffredo Brandoni, un fedelissimo di Ceroni – per protesta – ne rifiuta il simbolo optando per un raggruppamento civico. Eppure, all’indomani del primo turno, in una nota stampa congiunta Fiori e Cangini, commentarono con toni trionfalistici finanche il risultato di Ancona definendo sobriamente “storico” il conseguimento del ballottaggio. Come a dire: uno schieramento da sempre famoso alle cronache rosa per le olgettine e altre boccaccesche storie di soubrette, alla fine sembrava accontentarsi di andare a letto con l’anziana moglie. Infatti, anche il più sprovveduto degli apprendisti politici sapeva che con un’avversaria a quota 48%, un vantaggio di venti punti e un 6% di voti sicuri da cui attingere, il risultato non si sarebbe mai ribaltato, manco fossero andati tutti a piedi scalzi a Lourdes. Non a caso, la mesta sera del ballottaggio ad alzare bandiera bianca sul fortino forzista ormai raso al suolo, i big romani lasciarono solo il povero Daniele Berardinelli, coordinatore provinciale di Ancona.
L’apporto dunque del catapultato Fiori, a voler esser buoni, è stato irrilevante. I più perfidi dicono addirittura che abbia fatto più danni che guadagni e, a ben vedere i numeri, è difficile dare loro torto. La logica, nell’unica regione con parlamentari eletti non del territorio, avrebbe imposto un coordinatore locale. Una scelta con alto valore aggiunto poteva essere proprio quella del sindaco Saltamartini che avendo svolto pure la funzione di parlamentare aveva tutte le carte in regola per quel ruolo. Senza considerare la sua competenza professionale (è stato segretario del sindacato autonomo della Polizia di Stato) per affrontare con il giusto approccio la questione sicurezza che monopolizza quotidianamente l’agenda della politica nazionale e locale.
È lecito sospettare che tutto ciò dipenda dal fatto che Marcello Fiori sia il luogotenente sul territorio di Antonio Tajani, l’attuale presidente del Parlamento Europeo appena nominato da Berlusconi numero due del partito. È probabile, inoltre, che con l’approssimarsi delle elezioni europee questa circostanza lo vedrà confermato alla guida regionale del partito. Ciò, in quanto le Marche fanno parte del collegio di elezione di Tajani: quello del Centro Italia. Anche se c’è da rilevare come, con questi numeri, pure l’elezione di un solo parlamentare appare vaga come il risorgere dell’Araba Fenice. E allora forse non è un caso che l’altra europarlamentare del collegio, Alessandra Mussolini, sta prendendo vistosamente le distanze da Forza Italia e strizza occhio incorniciato di nero eyeliner a Salvini che, viceversa, potrebbe garantirle il seggio a Strasburgo. L’eventuale conferma di Fiori, il quale verosimilmente comporrà l’organigramma regionale con uomini e donne di sua fiducia, produrrebbe poi un’ulteriore emorragia di dirigenti e militanti che, sia pur silenziosamente, manifestano scontento e disapprovazione per la scelta verticistica di piazzare al comando un estraneo al territorio.
Scomparso invece dai radar il più esperto di meccanismi dei lavori in parlamento, cioè l’altro parlamentare Simone Baldelli consapevolmente impegnato a fare la spola tra Roma e Arcore, la nota residenza di Berlusconi. Pur essendo entrato a far parte della ristrettissima élite degli uomini di fiducia del Cavaliere, Baldelli non dimentica il territorio. Varie le sue iniziative tese a salvaguardare cittadini e consumatori: la ricostruzione, le agevolazioni fiscali per i terremotati, l’abuso di autovelox ma sempre prudentemente, a distanza quasi a evitare la palpabile situazione di disagio che respira il partito sul territorio.
Tuttavia, la notizia interessante è che qualcosa, almeno dalla base, pare si stia muovendo. Bene informati raccontano come, grazie anche alla bella stagione, i numerosi chalet della riviera siano teatro di incontri conviviali nei quali si parla di come poter riconquistare quel mondo moderato, ormai caduto inesorabilmente nelle braccia di Salvini (che il 17 luglio sarà a Fermo per l’inaugurazione della nuova Questura). Cene riservatissime ed esclusive con protagonisti figure con un importante passato politico alle spalle. Ma soprattutto un consistente e comprovato bagaglio di voti di preferenza. Tra questi ci sarebbero diversi ex forzisti della prima ora. Stufi di aspettare invano un’azione di rilancio da parte di Berlusconi, hanno deciso di prendere l’iniziativa e muoversi per conto loro. Sembra che – se tutto va come deve andare – se ne usciranno dopo l’autunno con il proposito dichiarato di costituire un’associazione culturale. Ma l’obiettivo vero sembra essere quello di realizzare una lista civica da presentare in ogni collegio in vista delle prossime regionali del 2020, capace di eleggere almeno un paio di consiglieri. Soprattutto pescando, fino a prosciugarle del tutto, le fila della già esanime Forza Italia. E si è ben visto come di questi tempi le liste civiche raccolgano molti più consensi dei partiti tradizionali. Vedremo già tra qualche giorno i prossimi sviluppi, sui quali sarà mia premura tenervi puntualmente aggiornati.