L’EDITORIALE
La rivincita dei vecchi partiti
Ore contate per i civici nel Fermano

POLITICA - Addio civici! E con loro il civismo. I segnali del cambiamento sono evidenti. Lo hanno sancito indirettamente le elezioni comunali di giugno e poi quelle del 2017. Lo hanno ribadito le urne a marzo.

di Sandro Renzi 

Andrea Agostini con la leader di FdI, Giorgia Meloni

Addio civici! E con loro il civismo. I segnali del cambiamento sono evidenti. Lo hanno sancito indirettamente le elezioni comunali di giugno e poi quelle del 2017. Lo hanno ribadito le urne a marzo. I civici, nudi e crudi, hanno le ore contate, anche nel Fermano. Autoestinzione? Pure. A pesare senz’altro una nuova ventata che sta spazzando via i vecchi schemi politici -quando i civici rappresentavano la terza via percorsa da chi non si riconosceva nel centrodestra e tanto meno nel centrosinistra- ed in parte l’incapacità dei civici di fare presa a lungo  sull’elettorato, ma anche e soprattutto le difficoltà incontrate da quest’ultimi nelle doverose “operazioni di rinnovamento”. E che i partiti  storici stanno invece cavalcando: Lega e Fratelli d’Italia in primis. Non basta professarsi civici infatti per accreditarsi come interlocutori seri ed unici nel governo di una città.

Il Pd a Porto San Giorgio prima ed a Porto Sant’Elpidio poi, continuando ad amministrare,  lo dimostra. Qualcuno potrebbe obiettare che in entrambi i casi i civici hanno avuto un ruolo nel supportare la rielezione dei due sindaci, intercettando voti soprattutto tra chi il Pd non lo digerisce. Ma si tratta pur sempre di un ruolo che nel ciclismo rivestono i gregari. Dignitoso e prezioso, ma secondario. L’ex sindaco Agostini, che del civismo aveva fatto il suo cavallo di battaglia, alla fine si è piegato alle “logiche partitiche” sposando Fratelli d’Italia. Lo ha fatto ieri senza misconoscere il suo percorso. Ma prendendo atto che è necessaria una semplificazione del quadro politico. Ed altri consiglieri comunali cominciano a guardarsi intorno. Non solo a Porto San Giorgio. Altri lo hanno già fatto. C’è chi ha scelto i 5 Stelle. Un movimento che non può essere etichettato come squisitamente civico e che ha nel suo dna i connotati del partito vecchio stile molto più di quanto voglia far apparire. Non hanno le sezioni con la l’immagine di Gramsci al muro, ovviamente, ma hanno i meet up e strutture ramificate sul territorio. Ecco allora servita la rivincita dei partiti sui civici.

Anche nei piccoli comuni l’impronta data alle giunte viene in fondo studiata a tavolino dai vecchi partiti, Forza Italia o Pd. Insomma nel Fermano la “presa civica” non è più appetibile. Resta come unico importante baluardo il comune di Fermo. Il capoluogo della quinta provincia. Qui i civici governano senza incontrare grossi ostacoli. Parte dell’opposizione sembra addirittura aver abdicato al suo ruolo. Tranquillità però apparente. I segnali sono arrivati pure qui. C’è fermento all’interno delle forze civiche fermane. Si voterà tra due anni. E quello che è avvenuto nelle urne a marzo fa pensare. La Lega è in crescita nelle Marche (da valutare se avrà poi un effetto di lungo termine), il Pd ha tempo, purché non lo sprechi, si riorganizzarsi e strutturarsi in vista della prossima scadenza amministrativa. Fratelli d’Italia e la Meloni sembrano destinati a coprire i vuoti lasciati da Forza Italia che non vede ancora la luce in fondo al tunnel nel dopo-Ceroni. Il pressing, anche psicologico, sui “civici” fermani è alto. Basterà mettere in campo tutte le energie a disposizione, avviare cantieri,  frequentare i social, marcare l’azione amministrativa, investire per riproporsi tra due anni come terza via? Lontani dal centrodestra e dal centrosinistra? O i tempi sono così cambiati dal 2015, da rendere necessario anche per il sindaco Calcinaro approdare verso un “porto più sicuro” lasciandosi alle spalle, ma non rinnegando, il “civismo”?


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